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William Harvey e la rivincita dell’anatomia

Nell'Inghilterra del XVII secolo, il medico William Harvey si distinse per la meticolosità delle sue autopsie e l'audacia delle sue scoperte. Qual è la sua storia?

4 minuti di lettura

Fino a buona parte del XVII secolo, l’anatomia era considerata una branca minore della medicina, indegnamente focalizzata sullo studio e la denominazione delle parti del corpo, senza però proporre soluzioni per sanarne i mali. Un mero esercizio intellettuale, insomma, e proprio per questo una disciplina inutile. Il principio «Ecclesia abhorret a sanguine», ovvero «La Chiesa aborre il sangue» parla chiaro: anche la religione ne era da sempre contraria. Nonostante ciò, con l’affermarsi di nuove concezioni filosofiche e del metodo sperimentale — diffuso grazie a Galileo Galilei — l’anatomia andò incontro a una rivalutazione. Tra i tanti fautori del progresso, ricordiamo William Harvey, medico inglese dal fine intuito, il primo a descrivere il funzionamento del nostro apparato circolatorio.  

La gerarchia del mondo medico

È necessaria una breve panoramica storico-sociale al fine di comprendere l’esplosività delle idee di William Harvey e la scomoda posizione dalla quale esse vennero mosse. Ricordiamo che, sin dai tempi di Enrico VIII, in Inghilterra il mondo della medicina era gerarchicamente suddiviso in tre ordini: medici, chirurghi e farmacisti (physicians, surgeons, apothecaries). I medici visitavano i pazienti e prescrivevano loro delle cure, i chirurghi si occupavano di interventi come amputazioni e flebotomie, i farmacisti preparavano e vendevano medicine. In questa tripartizione, solo i primi, teoricamente, avevano ricevuto una formazione universitaria, ma col passare degli anni i confini si fecero sempre più labili. In situazioni di necessità — come negli sperduti villaggi di campagna — farmacisti si scoprivano medici, barbieri operavano da chirurghi, medici approntavano nuovi rimedi. Tuttavia, i chirurghi avevano una cattiva reputazione: erano temuti, visti come degli spietati segaossa e dissanguatori, alla stregua di cannibali, ed erano bersagli di taglienti attacchi satirici. 

William Harvey e la circolazione del sangue

Ritratto di William Harvey

William Harvey nacque a Londra nel 1578, da una famiglia benestante di mercanti. Ciò gli permise di studiare prima a Cambridge e poi a Padova, quest’ultima sede di una delle più prestigiose facoltà di medicina in tutto il mondo. Ritornato in patria, William Harvey aprì il proprio studio a Londra e divenne membro del College of Physicians, nonché medico regio alla corte di Carlo I. Nel 1628, pubblicò Exercitatio anatomica de motu cordis et sanguinis, trattato nel quale illustrava la circolazione del sangue nel corpo umano attraverso vene, arterie e capillari, fino ai ventricoli del cuore. Questa scoperta lo rese l’anatomista più famoso d’Europa, e anche il più contestato. Del resto, con il cardiocentrismo William Harvey aveva rinnegato e superato il modello fino a quel momento vigente, ovvero quello ipotizzato da Galeno nel II secolo d.C., secondo il quale era il fegato a produrre il sangue, per poi distribuirlo fino al cuore. Ancora oggi il mondo scientifico è unanime nell’attribuire alle ricerche di William Harvey un impatto rivoluzionario

Tra dissezioni e vivisezioni

Teatro anatomico di Padova
Il teatro anatomico di Padova, 1654

Attestato il valore propulsivo del trattato sulla circolazione del sangue, è lecito chiedersi come William Harvey arrivò alla comprensione di questi complessi meccanismi. All’epoca, il metodo sperimentale di Galileo Galilei aveva già trionfato, essendo applicato nelle principali università europee. Nel caso dell’anatomia, erano le vivisezioni di animali e, ancora di più, le dissezioni di cadaveri umani a fungere da scuola d’apprendimento per i futuri chirurghi. Il teatro anatomico di Padova, ad esempio, poteva ospitare sino a trecento spettatori in piedi; la sua forma a imbuto era stata concepita per permettere a chiunque di avere una buona visuale del tavolo operatorio al centro della stanza. Fu qui che William Harvey poté assistere a innumerevoli dissezioni, imparando i requisiti del chirurgo ideale: mano ferma, occhi vigili, cuore inflessibile. Sarebbe presto toccato a lui.

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Le macabre autopsie di William Harvey

Come membro del College of Physicians di Londra, William Harvey condusse molteplici dissezioni pubbliche in qualità di relatore e chirurgo operante. Ogni autopsia iniziava da un esame esterno del cadavere, con un sunto del suo passato clinico. Seguiva la laparotomia, ossia l’apertura della cavità addominale per scandagliarne i contenuti. Ogni organo veniva estratto, mostrato al pubblico, descritto — soprattutto nel caso fosse affetto da malattie o malformazioni. Egli era ben consapevole che l’eloquenza fosse una qualità irrinunciabile se si desiderava illustrare il funzionamento di quel meccanismo sofisticato e a tratti ancora oscuro che era il corpo umano. Per tutta la durata dell’operazione, Harvey parlava al suo pubblico.

E parlava anche mentre apriva e scombinava l’interno dei cadaveri di sua sorella e di suo padre, mostrandone rispettivamente la milza e il colon, colpiti da malformazioni. Proprio per questa macabra temerarietà, alcuni studiosi oggi imputano a William Harvey una totale mancanza di compassione e affetto familiare. È anche vero che la maggior parte delle sue autopsie avveniva, d’altra parte, su corpi di detenuti condannati alla pena capitale, nonché mendicanti senza nome che morivano di stenti per le strade. Scandagliare l’interno di centinaia di cadaveri gli fornì un bagaglio di conoscenze inquantificabile, impossibili da trovare sui manuali. 

Verso nuovi orizzonti

Agli occhi dei suoi contemporanei, William Harvey era un sacerdote che immolava vittime sull’altare della Verità — così, almeno, lo dipingevano le poesie del tempo. Sia quel che sia, forse proprio in virtù della sua fascinazione col corpo umano in toto, senza distinzioni, William Harvey poté varcare le soglie dell’ignoto e dare una svolta imperitura alla disciplina, razionale e validissima, che è l’anatomia. Il Settecento già si rivelava il secolo spartiacque, con l’apertura di numerose scuole anatomiche accanto agli ospedali e la fama sempre più crescente di chirurghi e professori universitari.

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Bibliografia essenziale:

  • K.D. Keele, “William Harvey as morbid anatomist”, in Proceedings of the Royal Society of Medicine, volume 55, n. 8, 1962, pp. 677-684
  • L. Payne, With words and knives – learning medical dispassion in Early Modern England, Routledge London and New York, 2007
  • G. Mengolini, Galeno, Harvey e la rivoluzionaria scoperta della circolazione sanguigna, articolo reperibile al link —> https://www.gimema.it/galeno-harvey-e-la-rivoluzionaria-scoperta-della-circolazione-sanguigna/

Caterina Cantoni

Classe 1998, ho studiato Lingue e Letterature Straniere all'Università Statale di Milano. Ammaliata da quella tragicità che solo la letteratura russa sa toccare, ho dato il mio cuore a Dostoevskij e a Majakovskij. Viale del tramonto, La finestra sul cortile e Ritorno al futuro sono tra i miei film preferiti, ma ho anche un debole per l'animazione. A volte mi rattristo perché so che non mi basterebbero cento vite per imparare tutto ciò che vorrei.

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