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We Are Not Numbers: la missione di Refaat Alareer e la sua eredità

Sentiamo parlare dei palestinesi solo come di numeri: non sono più persone, ma una massa indistinta di vittime di guerra, morti e feriti. Il movimento «We Are Not Numbers» nasce proprio per contrastare ciò, e dare voce a persone che il mondo annulla nella loro identità personale

3 minuti di lettura

Quando il mondo parla dei palestinesi che vivono sotto occupazione e nei campi profughi, lo fa di solito in termini di politica e di numeri: quanti morti, quanti feriti, quanti senzatetto, quanti invece dipendenti dagli aiuti. Ma i numeri sono impersonali e spesso intorpidiscono ciò che è la realtà. Quello che non trasmettono sono le lotte, i trionfi quotidiani personali, le lacrime, le risate e le aspirazioni che sono così universali che, se non fosse per il contesto, risuonerebbero immediatamente a tutti. Così si descrive il gruppo artistico di We Are Not Numbers nel suo sito.

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Nel contesto di un’informazione spesso fredda e numerica, il progetto We Are Not Numbers si propone di dare voce alle storie umane dei Palestinesi che vivono sotto occupazione e nei campi profughi. Attraverso la scrittura creativa, la fotografia e altri mezzi espressivi, i giovani di Gaza raccontano le loro lotte quotidiane, i trionfi personali, le speranze e i sogni.

The 18th and most recent cohort of We Are Not Numbers. Photo Yousef Dawas WANN

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La nascita di We Are Not Numbers

L’idea del progetto è nata nel 2014 dalla giornalista americana Pam Bailey, e ha preso vita nel 2015 in collaborazione con il dott. Ramy Abdu, presidente del consiglio di amministrazione dell’Euro-Mediterranean Human Rights Monitor, e altri studiosi. WANN oggi è un progetto no-profit guidato dai giovani di Gaza, che si batte per la difesa dei diritti umani e per dare voce a chi non viene ascoltato.

La figura di Refaat Alareer

Co-fondatore del progetto, Rafaat Alareer ha dedicato la sua vita a coltivare la voce dei giovani di Gaza. Poeta, mentore e professore, Alareer ha dato vita a diverse raccolte di poesie e saggi, tra cui Gaza Write Back e Gaza Unsilenced. Gaza Write Back, uscito nel 2014, racchiude le storie di 15 giovani scrittori, offrendo al mondo uno spaccato vivido della vita sotto l’assedio e il blocco di Israele dopo l’offensiva “Operazione Cast Lead” del 2008-09. Gaza Unsilenced invece, uscito nel 2015,  è una raccolta di di saggi, foto e poesie che documenta il dolore, la perdita e la fede dei palestinesi sotto l’oppressione israeliana.

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La sua tragica scomparsa nel dicembre 2023, data in cui un attacco israeliano lo ha strappato alla sua terra insieme a parte della sua famiglia, non ha spento la sua luce: il suo impegno e la sua passione continuano a ispirare le nuove generazioni, come testimonia l’ultimo articolo firmato dalla sua studentessa Malak Reyad Alhaw, dal titolo Dr. Refaat Alareer died. I am telling his story

We Are Not Numbers: una comunità di narratori

Mi sono svegliato alle 6 del mattino al suono fastidioso di un drone israeliano in bilico sopra il nostro quartiere. Sentivo la paura che mi cresceva dentro e mi chiedevo cosa ci facesse qui il drone. Poi guardavo fuori dalla finestra. Invece di un bel giardino, tutto quello che potevo vedere era un giardino deserto pieno di macerie, liquami e alberi sradicati.

Hamza N.Ibrahim scrive questo pensiero la mattina del 1 gennaio 2024.

We Are Not Numbers non è solo un luogo di espressione individuale e un progetto letterario, è soprattutto una comunità solidale di narratori. Attraverso workshop, incontri e collaborazioni, i partecipanti si supportano a vicenda nel processo creativo, costruendo legami che vanno oltre le barriere fisiche e sociali.

Tala Albanna invece studia legge: anch’essa nata e cresciuta a Gaza, oggi scrive ed è attivista nei campi dei diritti umani e dell’ambiente. Albanna porta avanti la sua passione, ama scoprire il mondo degli animali e della natura ed è una delle voci che si è unita al coro coeso di WANN. Qui uno dei suoi scritti più recenti: Anemone in una terra arida: Riflessioni su Gaza allora e ora.

L’impatto del progetto

WANN ha avuto un impatto significativo sia a livello locale che globale; contribuisce a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla situazione dei palestinesi, offrendo una prospettiva unica e autentica sulle loro vite. Inoltre, fornisce una piattaforma per la crescita personale dei giovani partecipanti, incoraggiandoli a trovare la propria voce e a difendere i propri diritti.

Aiutare i giovani scrittori palestinesi a riaccendere Gaza

Tra i progetti in corso di WANN, Help young Palestinian writers repower Gaza si propone di sostenere economicamente il parco solare del progetto con l’intento di ripristinare l’elettricità per i narratori e le loro famiglie. Questo progetto mira a migliorare le loro condizioni di vita e a garantire che possano continuare a condividere le loro storie con il mondo.

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L’eredità di Refaat Alareer in una poesia

La poesia che qui pubblichiamo è stata scritta in inglese da Rafaat Alareer il 1° novembre 2023, un mese prima della sua morte.

Se io dovessi morire
tu devi vivere
per raccontare la mia storia
per vendere tutte le mie cose
comprare un po’ di stoffa
e qualche filo,
per farne un aquilone
(magari bianco con una lunga coda)
in modo che un bambino,
da qualche parte a Gaza
fissando negli occhi il cielo
nell’attesa che suo padre
morto all’improvviso, senza dire addio
a nessuno
né al suo corpo
né a se stesso
veda l’aquilone, il mio
aquilone che hai fatto tu,
volare là in alto
e pensi per un attimo
che ci sia un angelo lì
a riportare amore.

Se dovessi morire
che porti allora una speranza
che la mia fine sia un racconto!

Refaat Alareer

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Fausta Riva

Fausta Riva nasce in Brianza nel 1990.
Geografa di formazione(Geography L-6) poi specializzata in fotografia al cfp Bauer.
Oggi collabora con agenzie fotografiche e lavora come freelance nel mondo della comunicazione visiva.
Fausta Riva nasce sognatrice, esploratrice dell’ordinario. Ama le poesie, ama perdersi e lasciarsi ispirare.

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