fbpx
caravaggio-vocazione-san-matteo

La «Vocazione di San Matteo», capolavoro di Caravaggio

Capolavoro assoluto di uno dei maestri italiani più rivoluzionari, che ha segnato l'arte del Seicento e non solo. Quali sono le caratteristiche dell'opera?

4 minuti di lettura

Tra gli artisti che provocarono una rottura nella teoria e nella tecnica artistica di fine Cinquecento e l’attualizzazione del tema sacro «c’è anche un Michelangelo da Caravaggio che fa a Roma cose meravigliose. [Però] accanto al buon grano c’è sempre l’erbaccia: infatti, egli non si consacra di continuo allo studio, ma quando ha lavorato un paio di settimane se ne va per un mese o due, […] sempre pronto ad attaccare briga e ad azzuffarsi, tanto che è raro che lo si possa frequentare». Con poche e semplici parole Karel van Mander, pittore, poeta e biografo fiammingo del Seicento, descrive il temperamento di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (1571-1610). Diversi capolavori furono realizzati da Caravaggio, ma uno in particolare racchiude tutto il suo genio: la Vocazione di San Matteo.

L’opera fu voluta dal cardinale Contarelli (1519-1585) per adornare la cappella in suo onore, nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma. Il dipinto fa parte di una serie di opere che raccontano la vita di San Matteo. A questa tela si aggiungono il Martirio di San Matteo (1599-1600) e San Matteo e l’Angelo (1602).

Vocazione di San Matteo di Caravaggio: analisi dell’opera

La Vocazione di San Matteo fu realizzata tra il 1599 e il 1600, destinata alla parete sinistra della cappella Contarelli. La scena si svolge in un interno spoglio e cupo. La scelta dell’ambientazione dipende dalla mansione che Matteo svolgeva – si trattava di un pubblicano, ovvero quella figura che prendeva in appalto la riscossione delle imposte e dei tributi, all’epoca dell’Impero romano. La scenografia scarna sottolinea l’aspetto negativo di questo impiego.

Caravaggio scelse di rappresentare il momento più intenso del racconto evangelico. Accompagnato da Pietro, Cristo giunge inaspettatamente nella stanza buia e, tendendo il braccio verso il gruppo, chiama a sé Matteo. La mano di Gesù si ispira fortemente a quella di Adamo, raffigurata nella Cappella Sistina da Michelangelo nel 1510. In entrambi i casi si nota la singolare rilassatezza del polso e delle dita che paiono incurvate. Il gesto, però, non è indirizzato ad una persona specifica. Critici e storici dell’arte si dividono in più correnti di pensiero. Il Matteo in questione è di difficile identificazione perché vari indizi indicano più personaggi. Per alcuni il protagonista è il ragazzo chino intento a contare le monete, per altri il signore dalla barba lunga che si indica il petto.

Ad ogni modo, per le persone rappresentate, l’arrivo improvviso di Gesù fa scaturire diverse reazioni. I due personaggi al centro si voltano verso il Messia mentre, all’estremità opposta della stanza, il vecchio e il giovane sembrano non accorgersi di quanto stia accadendo. Ciò che differenzia Gesù e Pietro dal resto del gruppo è l’abbigliamento. I primi vestono all’antica, Matteo e gli altri indossano vestiti alla moda Seicentesca ed è proprio in questo modo che Caravaggio attualizza il tema del sacro.

Grande protagonista de La vocazione di San Matteo di Caravaggio è la luce. In questo caso, sebbene la stanza presenti effettivamente una finestra, non è da lì che s’irradia il chiarore. La fonte è collocabile all’esterno del dipinto dietro alle spalle di Gesù e Pietro. Si tratta di una luce divina dal carattere fortemente simbolico. Infatti, si può notare come il volto di Cristo, sebbene sia posto nel cono d’ombra, è rischiarato in quanto toccato dalla grazia divina. Con un unico raggio luminoso, Caravaggio descrive le reazioni dei presenti attraverso la combinazione di luci e ombre. Inoltre definisce una gerarchia visiva, obbligando l’osservatore a passare dal gesto di Cristo allo sguardo interrogativo degli uomini attorno al tavolo.

Leggi anche:
«San Francesco in estasi», il gioco di luci e ombre di Caravaggio

Chi era Caravaggio?

Michelangelo Merisi nacque nel 1571 in un borgo vicino Milano, Caravaggio, da cui prenderà il nome. Qui iniziò un apprendistato presso la bottega di Simone Peterzano. In seguito, si trasferì a Roma dove visse un primo periodo burrascoso passando nelle botteghe di diversi maestri e frequentando i posti più malfamati della periferia romana. Questo fu l’ambiente dal quale la mente artistica del pittore seppe tirar fuori le immagini più potenti e allo stesso tempo realistiche della sua epoca. I suoi lavori rappresentarono una sintesi tra il realismo lombardo, appreso durante il periodo di apprendistato, e il gusto classicista che stava fiorendo nella Roma dell’epoca. Presto le sue opere riuscirono a catturare l’attenzione del cardinale Francesco Maria del Monte che lo volle alla sua corte. In questo ambiente riuscì a farsi conoscere dalle persone più illustri del momento, le quali gli affidarono le commissioni più importanti.

Con il nuovo secolo, però, la vita di Caravaggio prese una piega negativa. Finì in prigione diverse volte e fu condannato a morte in contumacia costringendolo a lasciare Roma. Il pittore, in questo modo, si allontanò non solo dal circolo della committenza romana ma anche dall’ambiente artistico che non apprezzò mai le sue opere. I suoi colleghi lo accusarono per il modo troppo disinvolto con cui raffigurò i soggetti sacri. Infatti, le vergini di Caravaggio sono tutt’altro che divine ma caricate di una sensualità estremamente terrena. Non poco scalpore fece il dipinto intitolato La morte della Vergine del 1606 in cui l’artista scelse come modella, per interpretare la Madonna, proprio una delle prostitute proveniente da uno dei quartieri malfamati di Roma.

Leggi anche:
Vita e morte nella «Canestra di frutta» di Caravaggio

Tuttavia con l’aiuto della famiglia Colonna, sua grande sostenitrice, Caravaggio trovò rifugio a Napoli e a Malta in cui prese parte all’ordine religioso dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme. Poco dopo fu espulso dall’isola iniziando una peregrinazione in Sicilia e di nuovo a Napoli. Morì nel 1610 per febbre malarica a Porto Ercole in Toscana, dove si recò in attesa della conferma di assoluzione da parte del papa Sisto V che lo avrebbe riportato a Roma.  La fama di Caravaggio si spense dopo la sua morte a causa del suo modo di dipingere scandaloso che poco compiaceva alla chiesa conservatrice. Solo in epoca relativamente recente alcuni storici dell’arte, come Roberto Longhi, sono stati in grado di riportare alla luce i capolavori e il genio di Caravaggio, riconsegnando alla storia dell’arte uno dei maestri più rivoluzionari dell’arte moderna.

Angela Zaghi

Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!

Segui Frammenti Rivista anche su Facebook e Instagram, e iscriviti alla nostra newsletter!

Redazione

Frammenti Rivista nasce nel 2017 come prodotto dell'associazione culturale "Il fascino degli intellettuali” con il proposito di ricucire i frammenti in cui è scissa la società d'oggi, priva di certezze e punti di riferimento. Quello di Frammenti Rivista è uno sguardo personale su un orizzonte comune, che vede nella cultura lo strumento privilegiato di emancipazione politica, sociale e intellettuale, tanto collettiva quanto individuale, nel tentativo di costruire un puzzle coerente del mondo attraverso una riflessione culturale che è fondamentalmente critica.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.