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Essere figli: «La vita davanti a sé» di e con Silvio Orlando

Uno splendido connubio visivo e musicale porta in scena la travagliata storia d'amore di Momò e Madame Rose, tratta dal romanzo di Romain Gary.

2 minuti di lettura

Già da dietro la tenda del sipario, Silvio Orlando si presenta nel suo ruolo di guida della serata. Davanti a un pubblico già divertito dall’introduzione dell’attore, il sipario si apre su una torre di case sempre più piccole, due file di piccole luci e dei musicisti. Inizia così la storia di Momò.

Una storia umile

Momò è un bambino che vive nella casa di Madame Rosa, un’ex prostituta che accoglie i figli delle sue colleghe più giovani. Il palazzo a sei piani si trova a Belleville, quartiere multietnico di Parigi. In questa piccola casa Momò vive la quotidianità di un bambino orfano: si occupa di Madame Rosa, cerca qualcosa da fare e soprattutto ricerca attenzione.

Il bambino infatti si impegna in tutti i modi per attirare l’attenzione di qualcuno, combinando diversi guai durante il suo tragitto, finché al circo non incontra Nadine. L’incontro con la donna segna un punto di svolta nella sua vita. Nadine mostrerà al piccolo Momò, un luogo dove le storie possono ritornare indietro nel tempo: uno studio di registrazione.

Un affetto oltre le barriere sociali

Momò è un bambino arabo, cresciuto come ebreo dalla signora di origine ebraica Madame Rosa, la quale si affeziona teneramente al ragazzino. La loro è una storia d’amore sincero, dolorosamente concreto. L’interpretazione di Silvio Orlando è altamente poetica nella sua ironia e semplicità. L’attore non spinge sulla fanciullezza, ma la fa scaturire dall’oggettività delle sue parole: i bambini sono onesti. Non è stato necessario mutare corporeità o voce, a Orlando è bastato voler bene a Momò per portarlo sulla scena.

Tratto dal romanzo La vie devant soi di Romain Gary con lo pseudonimo Émile Ajar, il racconto di queste vite è sempre attuale. Eppure, nella realtà del testo c’è anche tanta speranza di un mondo più bello, più interculturale, più semplice. Anche in una piccola storia come quella di Momò, c’è spazio per i grandi valori e sentimenti.

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Non si è del tutto soli, anche in un monologo

Silvio Orlando in questa storia di poltrone, lucine e piccoli appartamenti, è accompagnato da Daniele Mutino, Roberto Napoletano, Luca Sbardella e Kaw Sissoko. I quattro musicisti accompagnano la storia con una colonna sonora dai sapori multietnici.

Momò non è mai solo. Per quanto la sua storia sia in effetti segnata dall’abbandono e dalla solitudine, le relazioni che vive lo hanno reso quello che è. Il ragazzo è accompagnato sempre dalle parole che gli sono state dette, in particolare quelle di Madame Rosa.

Bisogna voler bene

Momò racconta di sé, ma allo stesso tempo di tutti. Il suo racconto è circolare: verso la fine ritorna all’inizio, come Odisseo sull’isola dei Feaci. Ora anche Momò sa riportare indietro le storie e le farà rivivere ancora e ancora. Silvio Orlando ci dona generosamente questa storia, senza limitazioni in onestà ed affetto.

«Bisogna voler bene» dice Momò, e Orlando è un esempio di questo sentimento.

La vita davanti a sé
Di e con Silvio Orlando
Con Daniele Mutino, Roberto Napoletano, Luca Sbardella e Kaw Sissoko

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Marialuce Giardini

Diplomata al liceo classico, decide che la sua strada sarà fare teatro, in qualsiasi forma e modo le sarà possibile.
Segue corsi di regia e laboratori di recitazione tra Milano e Monza.
Si è laureata in Scienze dei Beni Culturali nel 2021

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