L’arte ha documentato per secoli l’evoluzione dei canoni di bellezza. Basti pensare al passaggio dalla Venere di Willendorf di epoca paleolitica, alla Venere di Milo e alle bellezze rinascimentali raffigurate ne La Primavera di Sandro Botticelli. Nella mostra De’ Visi Mostruosi e Caricature. Da Leonardo Da Vinci a Bacon, visitabile fino al 27 aprile a Venezia, presso Palazzo Loredan-Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, viene invece proposto un percorso che accompagna lo spettatore fra volti insoliti, che non raffigurano i canoni estetici dei tempi. Le opere presenti sono difatti teste caricate e grottesche, alcune ispirate a gente realmente esistita, altre di pura fantasia.
Il percorso e il tema dell’alterazione nei secoli
La Fondazione Giancarlo Ligabue, per la realizzazione di questa mostra, è stata affiancata da Pietro C. Marani, uno dei massimi esperti di Leonardo Da Vinci, a sua volta sostenuto da un comitato scientifico. L’intenzione principale non è stata quella di indagare sulla nascita e sviluppo del genere della caricatura, ma quello dell’esistenza di una linea di continuità settentrionale dalle teste caricate e grottesche di Leonardo Da Vinci alle caricature di Anton Maria Zanetti e Giambattista Tiepolo della Venezia del XVIII secolo.
L’esposizione, che include 75 opere provenienti da musei e collezioni private internazionali (come il Muséè du Louvre di Parigi, Veneranda Biblioteca Ambrosiana e la Devonshire Collections di Chatsworth), è suddivisa in tre parti.
La prima , Leonardo e i suoi, contiene le famose teste grottesche di Leonardo a cui numerosi artisti dal Cinquecento al Settecento si sono ispirati. Esse, non definibili caricature, non sono disegni fatti per deridere o ironizzare. Sono piuttosto studi sulla fisiognomica che tendono ad accentuare le peculiarità dei personaggi. In questo punto sono presenti infatti i fogli provenienti dalla Devonshire Collections e dalla Biblioteca Ambrosiana, che lasciano intendere che Leonardo Da Vinci stesse probabilmente lavorando su uno dei suoi tanti trattati, in questo caso di fisiognomica.
Questo cambia in Teste ridicole e grottesche del nord. Difatti, le fattezze ambigue dei personaggi assumono un carattere puramente caricaturale. Mentre nell’ultima parte, Il naturalismo dei carracci, ci si trova in una Bologna che ha perso la sua indipendenza, al di sotto di una cultura di legislazione papale. In questa fase, alcuni artisti rispondono con ironia e ribellione. Aspertini, Carracci e Crespi, decidono di coinvolgere nelle caricature gente reale, non più personaggi fittizi.
L’intera mostra gira quindi attorno al tema dell’alterazione. Il tutto si conclude con Tre Studi per un ritratto di Isabel Rawsthorne, opera di Francis Bacon. L’opera novecentesca, che richiama sempre il tema della deformazione oltre ad assumere nuovi valori, dimostra anche come siamo impregnati inconsciamente dalla tradizione.
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