La via della seta si guadagnò il suo nome nella seconda metà dell’Ottocento, coniato dal geografo von Richtofen per riferirsi a tutte le vie carovaniere terrestri e marittime che, come le arterie di un corpo umano, collegavano il Mar Mediterraneo al Mar Cinese e al sud-est asiatico. Lungo queste rotte non viaggiavano solo merci, ma anche idee e culture. Se il nome che associamo più immediatamente alla via della seta è quello di Marco Polo, grazie al suo Milione in cui narrava il suo favoloso viaggio nel XIII secolo, è interessante fare un passo indietro di qualche manciata di anni per ricostruire le relazioni tra Cina ed Europa anche prima del suo arrivo.
L’impresa di Alessandro Magno nel IV secolo a.C. aveva già messo in contatto le due estremità dell’Eurasia, prima che i Romani nel I secolo a. C. si appassionassero follemente alla seta, che arrivava dalla Cina tramite intermediari mediorientali. Risale probabilmente al 166 d.C., sotto l’imperatore Marco Aurelio, la prima visita di ambasciatori romani alla corte dell’imperatore Huandi. Con la crisi dell’impero e la caduta della sua metà occidentale, rimasero solo i Bizantini ad alimentare i commerci a lunga distanza e a interpretare il ruolo di intermediari tra Europa e Asia, con il sostegno dei mercanti della Sogdiana, regione che oggi si trova tra Uzbekistan e Tagikistan. Giustiniano e i suoi successori aprirono nuove rotte verso la Cina, attraverso la Crimea a nord e l’Etiopia a sud per aggirare l’Impero sasanide. Tra VI e VII secolo il mistero della produzione della seta (che inizialmente si pensava essere “coltivata” su alberi particolari) fu chiarito e i bachi da seta cominciarono ad essere allevati anche da questa parte del supercontinente. Nonostante ciò, i rapporti con l’Oriente non diminuirono. Anzi, sotto la dinastia Tang lo scambio si intensificò soprattutto in ambito culturale: missioni diplomatiche e religiose, come quella del missionario nestoriano Alopen del 635 erano frequenti nonostante la lunghezza del viaggio. I racconti dei viaggiatori alimentavano la costruzione di un immaginario straordinario nelle menti degli europei, costituito da creature fantastiche e mostruose, da scenari apocalittici e regni favolosi.
L’espansione araba nella stessa epoca garantì la fioritura dei commerci lungo la via della seta, anche grazie alla fondazione di Baghdad, città destinata a diventare uno snodo fondamentale, e all’ulteriore espansione verso le regioni orientali (anche ai danni della stessa Cina). Ma nei secoli successivi l’instabilità in Asia centrale crebbe, soprattutto a causa della mancanza di un impero che riuscisse a tenere l’intera area sotto controllo: entro l’XI secolo i territori erano frammentati tra dominatori come i Samanidi, i Selgiuchidi e i successori degli Abbasidi. I commerci subirono questa instabilità, le rotte sicure per gli europei erano ridotte all’osso o sotto il geloso monopolio di quelli che un tempo erano stati gli intermediari. Ciò non significa che i commerci si fossero interrotti drasticamente: non dobbiamo dimenticare che fu proprio nei secoli dopo il mille che le città mercantili …