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verginità femminile

Tutti i miti da sfatare sulla verginità femminile

La donna viene considerata vergine fino alla rottura dell'imene. Ma è davvero così?

3 minuti di lettura

Il concetto di verginità femminile, fin dalla tenera età, ci ha sempre spinte a provare una sensazione spiacevole piena di disagio e paura. Al raggiungimento dell’età puberale, abbiamo cominciato a sentir parlare ovunque di sesso: ma quando abbiamo iniziato a chiederci “come può essere il sesso per noi?” abbiamo incontrato una serie di costanti che ci hanno fatto perdere qualsiasi interesse anche solo nel volere affrontare l’argomento o, ancora peggio, l’atto vero e proprio. 

Verginità femminile

Cosa viene raccontato, infatti, alle dolci fanciulle che stanno per avvicinarsi alla tanto agognata perdita della loro verginità? Spesso ci viene detto che è un atto dolorosissimo, segnato anche dalla perdita di sangue, e alcune si lamentano anche di non essere riuscite a fare nient’altro per il resto della giornata. Basta anche solo una breve ricerca su internet per far accapponare la pelle: si parla di “lacerazione” dell’imene, di deflorazione (termine che non fa nient’altro, a mio parere, se non aumentare ulteriormente la confusione), di come prepararsi per non sentire dolore. Insomma: un incubo. Non è certo solo un fenomeno italiano: basta avvicinarsi al mondo anglosassone per poter sentire definizioni metaforiche alquanto fantasiose che spaziano dal “pop the cherry” al più volgare “ketchup buns”. Tutti termini che sottolineano quanto l’atto sessuale possa essere crudo e violento per una donna, andando a demolire anche solo la minima propensione sessuale. Ma procediamo per gradi. 

Cos’è la verginità femminile? 

La donna viene considerata vergine fin quando l’imene, una membrana di pelle che copre l’ingresso alla vagina, viene rotto, provocando la perdita di sangue dovuto dalla lacerazione. Ma è davvero così?

Verginità femminile
Illustrazione di Flo Perry

Come già precedentemente spiegato, il concetto di verginità femminile viene collegato con qualcosa di eccessivamente violento. L’imene, infatti, non deve essere rotto, né lacerato: questo per il semplice fatto che questa membrana non copre totalmente l’entrata vaginale, ma solo parzialmente. Non è previsto nessun tipo di sanguinamento se si è rilassate: la perdita di sangue è dovuta, piuttosto che alla lacerazione o alla rottura di qualcosa, alla tensione muscolare: insomma, tutti sono preoccupati la prima volta! Ma può accadere anche in altre situazioni oltre quella appena citata, come ad esempio il primo rapporto con un nuovo partner o se non si è raggiunto un livello adatto di lubrificazione. 

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Inoltre, l’imene è una membrana elastica, che può essere lesionata anche solo con l’esercizio fisico o attraverso alcune attività sportive, come andare in bicicletta o più semplicemente cavalcare. Non solo: tende a ritornare nella posizione originale una volta che non viene allargato dall’ingresso di oggetti esterni (che sia il membro maschile o qualche oggetto di piacere, quello lo decidete voi!) 

Allora la verginità femminile non esiste? 

Esatto! La verginità femminile, esattamente come quella maschile, non può essere attestata da nessun punto di vista fisiologico. 

E allora come mai tutti questi miti?

Ci possono essere diversi fattori, che si possono trovare nella storia e nella religione. A partire dalle religioni pagane come quella greca dove si incontrano le Dee Vergini (Estia, Artemide e la più famosa Atena) o come la più antica religione egiziana dove la dea Iside viene venerata come dea vergine madre di Horus, i riferimenti alla verginità femminile hanno origini antichissime. Impossibile non nominare il cristianesimo, dove la vergine Maria viene considerata sempre vergine: prima, durante e dopo il parto. 

Verginità femminile
Atena

Con il passare del tempo, però, il concetto di verginità femminile venne associata all’onore della famiglia: scoprire di avere una figlia o una sorella non più “pura” significava un grande disonore per l’intero nucleo familiare, e ovviamente la perdita di dignità della donna non più vergine. A perdere credibilità erano soprattutto gli uomini della famiglia: il loro lavoro veniva minato, nessuno voleva intraprendere affari con chi non era riuscito a instillare nella propria famiglia il concetto di integrità morale e austerità, e il loro ruolo nella società veniva pressoché annullato. Ciò è chiaramente visibile, per esempio, con il fenomeno dei matrimoni riparatori. In questi, infatti, era spesso la famiglia della donna disonorata a chiedere una riparazione del torto subito: l’unico modo per recuperare l’onore dell’intera famiglia era accasare la povera sventurata caduta nel tranello del sesso pre-matrimoniale. 

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E quindi, ecco che la la perdita della verginità dal punto di vista femminile diventa qualcosa di violento. A quale giovane fanciulla inesperta sarebbe venuta voglia di provare tale orribile sensazione, se non con il proprio marito (l’unico che, apparentemente, non le avrebbe fatto sentire assolutamente nulla)? 

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Ai giorni nostri, purtroppo, siamo ancora parzialmente figli di questo pensiero. Perdere la verginità prima del tempo, o parlare apertamente di sesso, ci fa passare per donne “di facili costumi”. Ma ecco che l’epoca contemporanea ci dà modo di fare un ulteriore passo avanti nella libertà della donna: la verginità femminile è, esattamente come quella maschile, un concetto prettamente intellettuale: per tutti affrontare la prima volta è difficile e complesso, ma tutto ciò che segue dovrebbe essere un ulteriore incentivo a non credere a quelle che, ormai, sono vecchie favole di paese. Quindi, donna o uomo non cambia nulla, la regola fondamentale è una sola: divertirsi (ed essere ben lubrificate, ovviamente)!

Fabiana Bruneo

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Immagine di copertina: diregiovani.it

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