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Palazzo Grassi e Punta della Dogana: Venezia e l’arte contemporanea

Palazzo Grassi di Venezia ospita la retrospettiva Sigmar Polke, mentre Punta della Dogana ospita Accrochage. Un esperimento che sfila tra arti diverse.

3 minuti di lettura

Il sodalizio Palazzo Grassi/Punta della Dogana da quasi un decennio è il faro di Venezia puntato sul contemporaneo. I due spazi espositivi alloggiano la Collezione Pinault, che da tempo intrattiene prolifici rapporti con gli artisti, e si fregia della possibilità di ospitare opere appositamente concepite per i suoi spazi.

Palazzo Grassi vanta la nomea decadente di ultimo palazzo costruito sul Canal Grande (1748-1772) prima della caduta della Repubblica di Venezia. Nel 2005 passa nella mani del ricco francese François Pinault, che commissiona all’architetto Tadao Andō una sostanziale rivisitazione degli spazi.

Venezia, Sigmar Polke a Palazzo Grassi. Foto di Francesca Leali © il fascino degli intellettuali
Sigmar Polke a Palazzo Grassi. Foto di Francesca Leali © il fascino degli intellettuali

A un decennio dal suo battesimo come fornace di artisti contemporanei, Palazzo Grassi ospita la retrospettiva Sigmar Polke, curata da Elena Geuna e Guy Tosatto, in collaborazione con The Estate of Sigmar Polke. L’esposizione indugia tra i binari guida della ricerca di Polke (Slesia 1941 – Colonia 2010): sperimentazione alchemica frastagliata di inquietudine politica. Cronologicamente si cammina a stambecco: dalle ultime opere degli anni Duemila si scava fino agli anni Sessanta, impastandosi con gli ingredienti della formazione dell’artista.

Nell’atrio di Palazzo Grassi troneggia il ciclo di sette opere Axial Age, realizzato tra il 2005 e il 2007 per la Biennale di Venezia. Altre novanta opere sono abbarbicate sui due piani della splendida costruzione, in corridoi ampi che stanno in equilibrio sull’atrio. Si deambula tra figurazione e astrazione, tra citazioni della storia dell’arte e presa in causa di vicende presenti.

Polke stuzzica l’alchimia delle forme e dei colori con Hermes Trismegistos (1995) e Magische Quadrate (1992), mentre in Man füttert die Hühner del 2005 confessa l’attrazione per la manipolazione di immagini con la fotocopiatrice, immagini sovrapposte o frammentate grazie all’ingrandimento della trama fotografica. Si trastulla anche con l’universo instabile dell’assurdo in Kartoffelhaus e dei fenomeni paranormali in Telepathische Sitzung II.

Venezia, Zirkusfiguren, Sigmar Polke a Palazzo Grassi. Foto di Francesca Leali © il fascino degli intellettuali
Zirkusfiguren, Sigmar Polke a Palazzo Grassi. Foto di Francesca Leali © il fascino degli intellettuali

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A livello tecnico, Polke transita tra diversi media, la cui combinazione porta alla deflagrazione dei generi e delle categorie predefinite della fotografia, della fotocopia, dell’installazione e del film.

Punta della Dogana era sede della dogana da mar di Venezia, fino al XV secolo ospitata vicino all’Arsenale. L’attuale edificio è completato nel 1682, mentre la Collezione Pinault se lo aggiudica nel 2007 e ne affida il restauro a Tadao Ando. La mostra attuale presso lo spazio espositivo si scioglie in stimoli plurimi. Accrochage è un esperimento che sfila tra arti diverse, di artisti dislocati su un territorio vasto. A vagabondare nell’incastro dei suoi corridoi ci si accapiglia con maestri più o meno noti.

Accrochage a Punta della Dogana. Foto di Francesca Leali © il fascino degli intellettuali
Accrochage a Punta della Dogana. Foto di Francesca Leali © il fascino degli intellettuali
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Accrochage a Punta della Dogana. Foto di Francesca Leali © il fascino degli intellettuali

Sol LeWitt presenzia con Wall Drawing #343. Il suo taglio è minimalista e la sua attenzione si affossa sulla forma geometrica del cubo, modulo perfetto matrice di infinite combinazioni. Lui stesso si etichetta artista concettuale, è promotore dell’idea che il processo creativo sia più interessante del prodotto finale. I Wall Drawings sono progetti che rimodellano lo spazio in cui vengono esposti, disegni progettuali che si amalgamano con l’architettura ospitante. È bandita qualsiasi forma di coinvolgimento emotivo.

Prabhavathi Meppayil nasce in India, e dell’India nella sua opera traspone il gusto per l’artigianato. È figlio di un orafo e la meticolosità della lavorazione dell’oro si legge in sovraimpressione nelle sue tavole di gesso incise da tagli regolari, incastrate in composizioni astratte e minimali, incise in uno spazio a suo modo sensuale. Meppayil definisce un interregno tra Occidente e Sud-Est asiatico, che sfoglia minimalismo, monocromo e ripetizione seriale.

Venezia, Sigmar Polke a Palazzo Grassi. Foto di Francesca Leali © il fascino degli intellettuali
Accrochage, Punta della Dogana. Foto di Francesca Leali © il fascino degli intellettuali

Philippe Parreno si palleggia tra i media, il linguaggio informatico e la realtà virtuale. Gioca su un approccio dinamico con l’arte, intervenendo spesso sui meccanismi di funzionamento stesso della mostra, incastrando elementi transitori, che durano tempi indefiniti.

Cerith Wyn Evans si forma nel cinema e si gingilla con cortocircuiti che fioriscono in nuovi stimoli inaspettati. Le sue opere sono epifanie, miscelano pratiche artigianali e nuove tecnologie.

Pierre Huyghe mette a fuoco l’immagine come strumento semiotico, strattonato tra realtà e rappresentazione. «Voglio esporre qualcuno a qualcosa piuttosto che esporre qualcosa a qualcuno». A Punta della Dogana se ne propone Untitled (Human Mask).

Accrochage, Punta della Dogana. Foto di Francesca Leali © il fascino degli intellettuali
Accrochage, Punta della Dogana. Foto di Francesca Leali © il fascino degli intellettuali

Nina Canell lavora per la ricerca della bellezza, sfiorando delicatamente e sperimentazioni scientifiche e arti plastiche. Solletica i materiali con fonti di calore, li sottopone a stimolazioni elettriche, sconfinando in un universo posto appena oltre il confine dell’umana comprensione.

Accrochage, Punta della Dogana. Foto di Francesca Leali © il fascino degli intellettuali
Accrochage, Punta della Dogana. Foto di Francesca Leali © il fascino degli intellettuali

Corre fra loro il filo rosso della semplicità formale e di una sommessa tensione, il cui scopo primo è quello di agganciare l’altro, lo spettatore, come ben marca il titolo stesso dell’esposizione. La curatrice della mostra è Caroline Bourgeois.

Sigmar Polke sarà a Palazzo Grassi fino al 6 novembre 2016, mentre Accrochage rimarrà a Punta della Dogana fino al 20 novembre 2016.

 

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Francesca Leali

Nata a Brescia nel 1993. Laureata in lettere moderne indirizzo arti all'Università di Bergamo, dopo un anno trascorso in Erasmus a Parigi. Appassionata di fotografia, cinema, teatro e arte contemporanea.

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