La Valorosa Téméraire, il cui titolo completo è La Valorosa Téméraire trainata al suo ultimo ancoraggio per essere demolita, 1838, è un quadro a olio su tela, dipinto fra il 1838 e il 1839, ora conservato alla National Gallery di Londra e facente parte del celebre Lascito Turner, ovvero una piccola fortuna che il pittore devolse alla Royal Academy per aiutare artisti in disgrazia.
Celebre per la sua storia controversa e per il dibattito critico che circonda la sua opera, William Turner, osannato artista inglese, è da considerarsi come uno dei pittori più precoci della storia. I suoi dipinti, giudicati inizialmente ridicoli, se non addirittura volgari e dozzinali dai suoi contemporanei, raggiunsero immensa fama e gloria, conferendogli meriti e onorificenze, anche grazie alla strenua difesa e propaganda perpetrata dal grande critico John Ruskin.
Fra le sue tante opere, quelle marine sono indubbiamente le rappresentazioni più amate ed emblematiche del suo lavoro, grazie al magistrale uso del colore che vi conferisce un’intensità e un’emotività senza precedenti. Quadri parlanti che non si limitano a raffigurare un paesaggio, ma lo tramutano in un narratore eloquente e commuovente.
La Téméraire qui raffigurata, grande nave da guerra della marina britannica, gloriosa trionfatrice nella battaglia di Trafalgar (1805), è colta nel suo ultimo viaggio la cui meta è una triste demolizione. Simbolo di un eroe la cui potenza è ormai dimenticata, nonché di un impero in declino, la Téméraire, trainata da un rimorchiatore, è evocatrice di un sentimento nostalgico e mesto, di una sublime e dignitosa resa, è l’immagine della fine, dell’estrema traversata crepuscolare verso l’ignoto.
Importante nell’analisi di quest’opera è la comprensione del fine pittorico di Turner: egli infatti non si propone di narrare un evento storico, ma di raccontare, trasmettere un sentimento. Ciò è ampiamente testimoniato dalle numerose incongruenze nella scena, come l’assetto della nave (che era ormai priva di alberi), la direzione della sua traversata, che nella realtà era diretta verso ovest, il rimorchiatore solitario, storicamente accompagnato da un secondo, e infine la presenza di una vela bianca, assoluta licenza poetica del pittore, che sostituisce la maestosa Union Jack come dichiarazione di resa.
Ma è il colore il grande protagonista della scena, l’oratore che racconta un paesaggio d’anima e che ne traccia le più intime e sottili sfumature. Il tramonto, vivo e sanguigno, è acceso e sembra dar vita a un gioco di intensità che dall’azzurro declina in un raggio cremisi, arancio e giallo, stagliandosi sul mare oleoso che ne riflette le increspature.
Turner dà poi vita a un immenso e aureo contrasto di luci e ombre, e nella prorompente energia del crepuscolo si staglia il pallore mortale della Téméraire, vascello fantasma, esoscheletro di un gigante del mare, ricordo di mastodontico passato da soldato, il cui fragore di cannoni di guerra non è altro che una flebile e impercettibile eco.
Ed è così che Turner percepisce la fine di un guerriero, come la fine del giorno, come il declino di un sole che come ultimo atto di gloria mostra un orgoglioso bagliore del suo antico splendore, una nave, un impero, un uomo, conscio della propria sconfitta, che dignitosamente, senza vacillare, si lascia trascinare sulle acque mortali della propria esecuzione.