Era il 1946 quando Winston Churchill, nel corso di un discorso tenuto a Fulton, nel Missouri, pronunciò la famosa frase: « Da Stettino nel Baltico a Trieste nell’Adriatico una cortina di ferro è scesa attraverso il continente. Dietro quella linea giacciono tutte le capitali dei vecchi stati dell’Europa Centrale e Orientale. Varsavia, Berlino, Praga, Vienna, Budapest, Belgrado, Bucarest e Sofia […]».
Quel termine, cortina di ferro, è passato alla storia come il simbolo della divisione tra Est ed Ovest, della spaccatura che attraversò e segnò il mondo dal Patto di Varsavia sino alla caduta dell’URSS.
Ora quest’espressione, in maniera del tutto differente e senza dubbio positiva, torna a far parlare di sé.
La “cortina di divisione” sta per diventare, infatti, un trait d’union della cultura Europea, una pista verde in grado di trasformare il vecchio confine tra i due blocchi in 6.800 km percorribili, che vanno dal Mar Nero a sud fino al Mare di Barents a nord.
L’idea è venuta al deputato tedesco Michael Cramer che, già nel 2005, aveva avanzato la proposta dell’ Iron Curtain Trail al Parlamento, ispirandosi ad un progetto simile, il percorso che segue il Muro di Berlino. Ora, a distanza di dieci anni la pista è completamente fruibile e sta per essere portata a compimento, grazie anche ad una spesa di 1,8 milioni di euro che rientreranno grazie al turismo generato dal progetto.
La “Pista della Cortina di Ferro” attraversa 150 parchi naturali, tre riserve naturali Schaalsee, Elbaue e la Rhoen e il Parco Nazionale del Harz Mountains. Si snoda inoltre su piste ciclabili già esistenti e collega paesaggi unici che sono rimasti incontanimati. Una sorta di grandissima riserva naturale, patrocinata tra l’altro da Mikhail Gorbachev, ex presidente dell’Unione Sovietica e presidente di Green Cross International (GCI).
Non solo natura però. Un posto importante nella pista è ricoperto anche e inevitabilmente dalla storia, come dichiara del resto lo stesso Cramer: «Il sentiero conserva la memoria dei motivi per cui nacque la cortina di ferro», ha affermato Cramer. Uno degli obiettivi principali è infatti quello di mantenere il più possibile originali i confini in modo che i ciclisti possano vedere com’era la vita quando la cortina di ferro esisteva. Lungo i tratti del sentiero in Germania, per esempio, sono state poste delle targhe a memoria delle persone uccise mentre cercavano di fuggire in Occidente. Ed ogni volta che si attraversa il vecchio confine c’è un cartello che indica esattamente l’ora e la data in cui è stata rimossa la barriera».
G.A.