di Susanna Causarano
Non molto tempo fa questa testata ha pubblicato la recensione del primo romanzo di Daria Colombo, Meglio dirselo. Qualche è uscito il suo secondo romanzo edito da Rizzoli, Alla nostra età, con la nostra bellezza, che parla del rapporto tra due amiche in grado di sostenersi nei momenti più difficili che la vita pone loro davanti. Noi siamo andati ad intervistare l’autrice.
Com’è nata la passione per la scrittura?
Io sono una grafomane, scrivo da sempre. La cosa strana è come ne sia venuto fuori un libro. Ho sempre scritto da quand’ero bambina, mai pensando di pubblicare. Ho continuato per lavoro occupandomi della stesura di programmi tv, testi per spettacoli musicali, articoli e quant’altro. Il primo libro, Meglio dirselo, è nato e cresciuto senza grandi pianificazioni. Un giorno mio marito ha trovato gli appunti che avevo buttato giù e mi disse che quell’idea andava strutturata e pian piano ne è venuto fuori un libro.
Mi racconti un po’ il tuo percorso professionale?
Ho studiato lettere, poi architettura d’interni e ho fatto l’art director, ma ho sempre scritto; testi per spettacoli musicali, ma non solo per mio marito, (Roberto Vecchioni, ndr.) anche per Anna Oxa, gli U2 e altri. Sono stata attiva nella fondazione e nel coordinamento del movimento dei Girotondi. Una bella esperienza, la politica è parte della mia vita.
Politica. Un argomento su cui si dibatte sempre in maniera accesa, visto che ci riguarda tutti. Qual’è la tua opinione su di essa e sul potere
Il secondo, se lo frequenti lo eviti! Scherzi a parte, nel 2007 alla fondazione del Partito Democratico s’era fatto un bel discorso, doveva nascere il partito della partecipazione….beh, al momento di leggere i nomi che avrebbero guidato la baracca non ne ho sentito neanche uno che corrispondesse a quanto avevo ascoltato cinque minuti prima. Non sono una rottamatrice, credo anzi che chi ha qualche anno di più sulle spalle va tenuto in considerazione e ascoltato, senza che però occupi posti di potere, sui quali sta seduto da tempo. Per esempio capisco e condivido la scelta di Giuliano Pisapia di non ricandidarsi a sindaco di Milano. Giuliano sa quanto sia rischioso restare avvinghiati a certe dinamiche e ha fatto la scelta più retta. La politica è dialogo, nel senso più profondo del termine o almeno dovrebbe esserlo. In questo periodo mi sento molto confusa dal punto di vista politico. Resto fedele alla mia mentalità di diritti e doveri inalienabili quali diritto al lavoro, alla sanità, all’istruzione, la legge è uguale per tutti. Ho un forte senso del dovere e la mia idea di sinistra è un po’ diversa da quella che predomina ora. Probabilmente con la mia idea di sinistra non si sarebbe andati al governo. Certo, devo riconoscere a Matteo Renzi il merito di aver risollevato, un poco, la nostra immagine all’estero.
Le donne e la politica, un rapporto non sempre facile, per dirla in maniera eufemistica. Si dibatte su quote rosa, che in realtà sono una forma più subdola e avanzata di maschilismo, perchè riduce le donne ad esser scelte in quanto donne, non in quanto persone con le loro capacità. Negli ambienti che hai frequentato in gioventù, le compagne e i compagni erano sullo stesso piano?
Ma neanche per sogno! La politica era ed è ancora un campo estremamente maschilista. Ci chiamavano gli angeli del ciclostile, la mamma della fotocopiatrice moderna, ma quando c’erano da prendere le decisioni, largo agli uomini. Direi che qualche passo in avanti in questa direzione si è fatto, ma l’immagine della donna in politica è ancora densa di stereotipi. Bisogna lavorarci. Le quote rosa per esempio sono il male minore, ma non è bello che servano nel 2015. Saremo veramente un società egualitaria quando non saranno più necessarie e le donne verranno valutate in quanto persone con il loro valore, non in quanto donne.
È opinone comune che le donne non siano in grado di cooperare e sostenersi. Come vedi questo problema?
Come se poi gli uomini non si pugnalino mai alle spalle..! È un mito da sfatare. Trovo che noi donne siamo capaci di grande solidarietà sia tra amiche che tra colleghe. Ad un certo punto la vita pone dei nodi davanti a ciascuno di noi e senza le persone giuste con cui affrontarlo la situazione rischia di diventare insormontabile. Il mio ultimo libro è un inno all’amicizia, in generale, ma soprattutto a quella tra donne, che io ho vissuto felicemente su di me. Mi hanno salvato la vita. I nodi di cui parlavo arrivano anche sul lavoro, per questo motivo non credo nel farsi le scarpe a vicenda, cercare di cooperare, dicendosi le cose in faccia e ripartendo da lì è sempre la miglior scelta per me.
Un problema di cui si parla poco, per ipocrisia, è quello dei “soffitti di cristallo”, che le donne incontrano all’apice della loro carriera quando si accorgono che più in là non si può andare, “l’ultimo piano” è interamente al maschile. Che ne pensi?
La società crea limiti oggettivi alle donne, non hanno gli aiuti che dovrebbero avere. Essendo loro a fare a fare i figli, sono spesso loro ad occuparsene, ma non solo, anche dei genitori anziani si occupano più loro. Le donne hanno un carico di lavoro sproporzionato agli aiuti che ricevono e ciò non può che creare un freno nella carriera. Una volta si diceva “voglio essere come un uomo”, ora mi pare che vogliamo essere riconosciute e stimate in quanto donne capaci, non in quanto donne che sono state in grado di essere come il tale o il talaltro uomo. Con le sue stesse opportunità, però.
Immagine in copertina: https://rivistaeclisse.com/
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