Una narrazione lunga e minuziosa
Se guardiamo agli ultimi lavori del giovane regista Vince Gilligan vediamo una maestosa architettura romanzesca che ci fa pensare al feuilleton francese tanto diffuso nel XIX secolo: il romanzo d’appendice che appariva a puntate nelle riviste.
Come rileva Umberto Eco in Il superuomo di massa (2001) autori del calibro di Alexandre Dumas, pubblicavano romanzi a puntate come il Conte di Montecristo, aggiungendo materiale continuamente, dal momento che erano pagati un tot a parola.
In questo modo nacque la dinamica del to be continued tipica del genere del fumetto, e poi delle serie animate. L’attesa di che succederà diventa un dolce e creativo accompagnamento della vita della persona a tutti i livelli.
In questa dinamica è già contenuta, in nuce, la scelta dei creatori di Black Mirror per la volontà dei quali la quinta stagione della serie in arrivo conterrà un episodio interattivo in cui saranno proprio i fruitori a decidere e “inventare” il finale.
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Tra la fine di una stagione e l’inizio della successiva, accade naturalmente che l’appassionato rifletta sui possibili esiti di certi eventi accaduti così come sul destino dei personaggi.
Stiamo assistendo a un fenomeno simile all’abbattimento della quarta parete nel teatro pirandelliano, ma in questo caso il coinvolgimento dello spettatore è molto più attivo che ricettivo: egli stesso diventa l’artista dell’opera che sta fruendo.
Lo spazio tra fan base e ideatori dell’opera viene limato fino ad essere rimosso. Con conseguenze decisive in tema di proprietà intellettuale dell’opera stessa.
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Il Feuilleton e lo streaming: piattaforme e riviste
Tornando al romanzo d’appendice, è evidente che i lettori di quel tempo non avevano problemi a leggere molto. Lo stesso accade oggi per i fruitori delle serie TV.
L’audiovisivo seriale sta pian piano facendosi largo e consensi all’interno del mondo del cinema. Un esempio sono le piattaforme di streaming in cui le serie TV e i film coesistono pacificamente, come in TV.
Queste piattaforme consentono all’audiovisivo seriale di non essere relegato alla televisione, dandogli così modo di diventare qualcosa in più di un tranquillizzante prodotto di intrattenimento, come le riviste facevano qualcosa in più del raccontino iniziato e finito.
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Homo videns
Oggi giovani e adulti, maschi e femmine, non si fanno problemi a seguire serie TV da 5 o 8 stagioni, fino a trascurare anche impegni importanti nella loro vita quotidiana, affettiva e professionale. Si tratta dell cosiddetto fenomeno del Binge Watching.
Questo perché l’uomo ormai è homo videns.Nell’epoca del culto dell’immagine il cinema e la televisione sono molto frequentati da tutti, molto di più di altri mass media come la radio.
Per questa ragione, nelle serie tv, si vanno creando costellazioni di trame minuziose e dettagliate che tessono orditi degni delle saghe di Dumas.
Il feuilleton moderno : Vince Gilligan é Alexandre Dumas nell’era dell’immagine
L’esempio più appropriato di questo modo di impostare l’audiovisivo seriale, sono di certo le vicende inventate da Vince Gilligan, ambientate nel New Mexico contemporaneo, che prendono vita nel 2008 con l’uscita del pilota di quella che diventerà una delle serie più discusse e apprezzate di sempre: Breaking Bad. Per poi proseguire con lo spin-off prequel: Better Call Saul, la cui quarta stagione si è conclusa all’inizio di questo mese.
Se si vuole costruire una trama fitta e coerente al tempo stesso, occorre approcciarsi subito in modo verace alla realtà che si vuole descrivere. Prepararsi, essere informati.
Vince Gilligan non può fare come faceva Dumas, limitarsi a inventare trame ardite e seducenti. Gilligan deve tenere presente tutta una serie di scoperte scientifiche e innovazioni in termini di progresso tecnologico che Dumas non poteva neppure immaginare.
Ecco perché dal grande classico della letterature si attinge sempre meno: tutto ciò che va al di là della base antropologica comune a tutti gli uomini di tutte le epoche che li rende universali, essi ci comunicano pratiche e strumenti che non fanno più parte della nostra quotidianità da molto tempo.
Le sceneggiature di Breaking Bad e di Better Call Saul sono curate alla perfezione. È evidente come in esse un’idea che rispecchia la realtà più vera della natura umana e del mondo riesca a trovare un’esposizione completa, in modo che noi non vediamo una realtà fittizia rappresentata, ma vediamo invece rappresentata una visione profonda della realtà e del mondo.
Finzione e scelte possibili
L’idea che ciò che vediamo sia una finzione siamo tentati di abbandonarla, ed è qualcosa che va oltre il mero coinvolgimento e rispetto critico o intellettuale nei confronti dell’acuto realismo dell’opera. La persona stessa è coinvolta, come se si trovasse davanti alle scelte di Walter White o di Jimmy McGill. Si tratta di scelte possibili non impossibili.
Siamo assorbiti dalla storia, dalle vicende raccontate, perché le facciamo nostre, le interroghiamo, ci domandiamo come esse possano essere compatibili con la realtà effettiva, e così, in questo gioco interattivo con la narrazione, scopriamo le possibilità reali che la vita ci offre. Giocando con la nostra creatività impariamo a far fruttare la nostra facoltà di interpretare il mondo e le cose.
Terapia del cambiamento: crescere (male)
Il tema di fondo che sembra stare a cuore a Vince Gilligan è rappresentare il cambiamento. Anche Jimmy McGill diventa Saul Goodman allo stesso modo in cui Walter White diventa Eisenberg.
Non è solo il passaggio dal buono al cattivo, ma questo passaggio è visto anche come una crescita, e non solo nel senso personale. Crescita esponenziale di tutto: soldi, ambizioni, prestigio, adrenalina, energie, concentrazione, eccitazione etc..
Questo breaking bad, leit motiv delle vicende di Vince Gilligan, può essere letto come un percorso terapeutico che gli uomini sono costretti a fare per non soccombere alla dura realtà del mondo.
Invece che drogarsi o bere o cadere in depressione, la reazione ai colpi bassi del mondo, è quella di controbilanciare il destino di sé e del mondo stesso, ridefinendo il proprio posto nel mondo, a rischio di mettere a repentaglio la propria vita e la relazione con gli altri.
Insegnamenti pratici
Le vicende di Vince Gilligan ci insegnano che la precisione non si sposa sempre con la bontà d’animo e che il comportamento cattivo reiterato spinge gli uomini al godimento del suo stesso occultamento, quando è riuscito.
Una cosa fatta bene, può esistere anche se è malvagia: chi ha subito il male è perfettamente in grado di restituirlo bene.
Una cosa malvagia e cattiva può benissimo esistere ed essere organizzata bene, addirittura meglio di una cosa buona. Perché le cose buone trovano la via del bene attraverso l’amore, mentre per essere fatte bene, per non finire subito, le cose cattive richiedono uno sforzo mentale non indifferente, non potendosi affidare alla potenza guaritrice dell’amore.
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Mancanze morali
È vero che Gilligan non si dimentica di mostrare la vulnerabilità anche del più crudele e la gentilezza del più efferato, ma quello che viene descritto è un realismo ostile in cui la sfera di interesse degli individui è ristretta e limitata, così come lo sono la simpatia e la compassione. E il rispetto per l’altro non basta quando sono in ballo gli affari personali.
L’egoismo e il narcisismo sono la norma per Walt e per Jimmy. Al punto tale da empatizzare con gli altri solo con lo scopo di ingannarli e farli soffrire per ottenere il proprio tornaconto. Un autentico bellum omnium contra omnes.