Ogni singolo centro abitato, dalle megalopoli ai minuscoli paesini, è frutto della stratificazione e amalgama di culture che ci sono nate e passate. In alcune città tutto questo è più facilmente percepibile che altrove, dall’architettura, dalle facce delle persone, dall’aria che si respira. È il caso di Trieste: dalla Tergeste romana all’epopea asburgica, dalle dominazioni medievali al travagliato Novecento, grazie alla sua posizione unica Trieste ha assistito alle evoluzioni della Storia da prospettive non necessariamente centrali, ma sempre uniche. Forse troppo uniche per ridurre l’identità cittadina a semplice punto di incontro tra il mondo mediterraneo e quello europeo continentale: c’è di più.
Cercare una citazione su Trieste poi è un’impresa complessa. Troppe, troppo simili tra loro, con quella patina asburgica e malinconica che pesa come una cappa che neanche la bora riesce a portare via, che incombe con quella scontrosa grazia di cui parla Saba. Ed è sempre strano rendersi conto di quanto poco sia passato dal momento in cui la storia di Trieste ha trovato una relativa pace contemporanea, scrollandosi di dosso zavorre secolari.
Risalendo nella linea del tempo prima del Novecento qui è inevitabile parlare dei secoli di presenza asburgica, quella che ha piazzato Trieste così in profondità nel nostro immaginario. Legittimamente, perché quello tra la città e la dinastia è stato un legame profondissimo, lungo cinque secoli e mezzo. Una volta caduto l’Impero d’Occidente, il piccolo ma importante porto romano fortificato di Tergeste (fondato quasi certamente dai Celti Carni) aveva attraversato una serie di vorticose sottomissioni, passando tra le mani dei Bizantini, dei Franchi, de conti di Gorizia, dei patriarchi di Aquileia e dei Veneziani. Dopo aver raggiunto lo stato di comune prima del Duecento, nel settembre 1382 il consiglio cittadino aveva votato per mettersi sotto la protezione degli Asburgo, al tempo ancora una “semplice” dinastia di duchi austriaci.
Il legame della città con la futura famiglia imperiale esisteva quindi già prima che questa alla fine del Quattrocento monopolizzasse la carica per tutta l’Età Moderna. Questo aveva permesso di stabilire principi di autonomia e prerogative commerciali che garantivano vantaggi reciproci all’Impero e ai dinamici abitanti di Trieste: questi ultimi mantenevano l’indipendenza su quasi tutti gli aspetti dell’amministrazione. Ma soprattutto era un porto franco, cioè una località priva di dazi doganali, che significava il rapido andirivieni di merci ma anche di persone appartenenti a etnie e culture differentissime. Nel Settecento, con ingenti investimenti da parte dei regnanti, lo sviluppo della città si impennò rapidamente – soprattutto nell’ambito delle infrastrutture – e il traffico di merci aumentò di conseguenza. Questa libera unione sarebbe durata fino al XX seco…