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They watch the moon 2010 ©Trevor Paglen

Trevor Paglen: artista investigativo tra arte, misteri e geografia

4 minuti di lettura

Strabone, tra il 60 a.C. e il 24 d.C, insisteva già sul fatto che la geografia non poteva spiegare, da sola, la grandezza di un popolo. La civiltà greca si fondava anche sull’interesse dei cittadini per le arti e per la politica. Egli, archetipo del geografo, a distanza di innumerevoli anni, è ancora lì a dire la sua verità: per leggere la contemporaneità, serviva, e serve ancora più oggi, un’immersione tra geografia, arte e politica. 

A differenza della geografia tolemaica, improntata su uno studio più rigidamente matematico, la Geografia di Strabone presenta un impianto più storico-antropologico. Se allarghiamo questo approccio e lo usiamo per leggere il nostro tempo, è facile confonderci le idee tra un’immagine e una notizia, semplice rimanere straniati. Ancora una volta l’arte subentra in nostro aiuto e con le sue molteplici espressioni, e seppur a tratti, rende leggibile la società contemporanea.

Tra gli artisti c’è sicuramente da annoverare Trevor Paglengeografo del Dipartimento di Geografia presso l’Università della California a Berkeley, che da anni compie un lavoro investigativo sulla società contemporanea; un lavoro dinamico, trepidante e in continua evoluzione.

©Trevor Paglen NSA/GCHQ Surveillance Base, Bude, Cornwall, UK, 2014. Pigment print 91.4 x 121.9 cm

A prima vista il suo lavoro di artista è difficilmente definibile da un unico concetto e nella sua biografia si auto-definisce artista visivo che mescola fotografia, scultura, giornalismo investigativo, scrittura, ingegneria, e numerose altre discipline. Un lavoro insomma poco classificabile e di una natura vastissima.

La sua preoccupazione principale è fondata sullo scorrere contemporaneo: imparare a vedere il momento storico in cui viviamo e sviluppare i mezzi per immaginare un futuro alternativo.

«Le immagini saltano fuori dalle pagine e rimescolano il nostro cervello. Ci dicono di avere paura, che siamo illegittimi, imperfetti», dice l’artista in un’intervista al The Guardian, a proposito delle immagini filtrate, trasformate, di post-produzione, di tutte quelle immagini perfette che ci saturano gli occhi nella pubblicità e nella messaggistica. 

Tra i suoi lavori più influenti ricordiamo The Last Pictures – commissionato e presentato da Creative Time, un’organizzazione di arte pubblica e in collaborazione con il MIT – il progetto celebra la velocità spaziale che i satelliti hanno raggiunto e lancia una traccia per il futuro.

The Last Pictures (book cover) ©Trevor Paglen

Nel 1963 la NASA ha lanciato Syncom 2, il primo satellite di comunicazioni in un’orbita geo-stazionaria sopra l’Oceano Atlantico e da allora – spiega Paglen – gli esseri umani hanno metodicamente e lentamente aggiunto pezzi a questa infrastruttura di comunicazione spaziale.

Attualmente, più di 800 veicoli spaziali sono all’interno di un’orbita in sincronia con la Terra che va a formare un anello artificiale di satelliti attorno ad essa, non molto diversi dagli anelli di Saturno. La maggior parte di questi veicoli spaziali sono stati alimentati molto tempo fa, eppure continuano a galleggiare senza meta attorno al nostro pianeta, in una sorta di cimitero spaziale.

Secondo l’artista questi saranno i manufatti di più lunga durata della civiltà umana, fluttuanti nello spazio per lungo tempo, resisteranno dopo che ogni traccia di umanità sarà scomparsa dalla superficie del pianeta.

Per quasi cinque anni, Trevor Paglen ha intervistato scienziati, artisti, antropologi e filosofi per considerare l’impronta culturale che ruota intorno a tutto questo. Poi, come artista in residenza presso il MIT, ha lavorato con gli scienziati dei materiali e sviluppato un disco ultra-archivistico di immagini, in grado di durare nello spazio per miliardi di anni.

The Last Pictures (extract) ©Trevor Paglen

Come rappresenteresti la vita umana ad un abitante di un altro pianeta? Trevor Paglen sembra aver risposto a questa domanda mettendo insieme fotografie d’artista, parole, numeri, frasi, calcoli, fotografie sconosciute, documenti, riunendo quelle che, secondo i suoi studi, sono le immagini più decisive per descrivere la traccia lasciata dagli umani sul pianeta Terra.

The Last Pictures (montage) ©Trevor Paglen

Nel settembre 2012 il veicolo spaziale EchoStar XVI si è sollevato dal Kazakistan con il disco-archivio dell’artista attaccato, entrando nell’orbita geo-stazionaria, pronto a trasmettere immagini per quindici anni. Immagini in tempo reale e storia dell’umanità nella stessa traiettoria. 

The Last Pictures (montage) ©Trevor Paglen

Quando si avvicinerà alla fine della sua vita utile, EchoStar XVI userà l’ultimo residuo del suo combustibile per entrare in una leggermente superiore “orbita cimitero”, dove si spegnerà e morirà. Mentre le immagini di trasmissione di EchoStar XVI sono destinate ad essere fugaci come le onde radio alla velocità della luce in cui viaggiano, The Last Pictures continuerà a cerchio, lentamente intorno alla Terra fino a quando la Terra stessa non sarà più quella che crediamo di conoscere.

The Last Pictures (montage) ©Trevor Paglen

Altri lavori più recenti dell’artista hanno indagato su argomenti tra cui la geografia sperimentale, i segreti di Stato, la simbologia militare, la fotografia, la visualità: una delle sue missioni è quella di mappare il mondo di sorveglianza.

«Voglio aiutare a sviluppare un vocabolario visivo e culturale intorno alla sorveglianza. È difficile parlare di qualcosa se è così astratta, e quando immaginiamo queste agenzie pensiamo di loro come separate dalle altre istituzioni cittadine». (The Guardian)

La ricerca e cinematografia di Trevor Paglen ha dato un contributo al film premio Oscar Citizenfour e più recentemente l’artista ha creato Trinity Cube, una scultura realizzata a partire da schegge di vetro irradiate raccolte all’interno della zona di esclusione di Fukushima, che costituisce lo strato esterno di questa scultura, e dalla Trinipite, il suo nucleo interno, un minerale creato il 16 luglio 1945, quando gli Stati Uniti hanno esploso la prima bomba atomica del mondo.

Trinity Cube (detail) ©Trevor Paglen

Trinity Cube è stato creato fondendo queste due forme di vetro insieme in un cubo, storia e attualità.

Nel 2014, Trevor Paglen riceve il Pioneer Award della Electronic Frontier Foundation per il suo lavoro come artista investigativo innovativo. E oggi, sovvertendo quello che è diventata l’immagine digitale, continua a stupire la nostra creatività. Il contributo di Paglen al mondo di oggi è in grado di descrivere l’invisibile, diventando l’artista che riesce a dare un colore, un profilo e una tridimensionalità alle cose segrete.

Fausta Riva

Fausta Riva nasce in Brianza nel 1990.
Geografa di formazione(Geography L-6) poi specializzata in fotografia al cfp Bauer.
Oggi collabora con agenzie fotografiche e lavora come freelance nel mondo della comunicazione visiva.
Fausta Riva nasce sognatrice, esploratrice dell’ordinario. Ama le poesie, ama perdersi e lasciarsi ispirare.

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