C’è tempo fino al 5 marzo 2017 per visitare la retrospettiva dedicata a Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901), il più grande creatore di manifesti e stampe della belle époque. Nel pieno di centro di Torino, nella sede di Palazzo Chiablese, affacciato su Piazza Castello. La mostra è prodotta e organizzata dai Musei Reali di Torino e da Arthemisia Group, curata da Stefano Zuffi.
Ad essere esposte sono le opere che provengono dall’Herakleidon Museum di Atene: litografie, stampe a colori, disegni e illustrazioni dell’artista. Noto come grande bohémien, un dandy elegante, forse non tutti ne conoscono la vita, che ricorda per certi aspetti quella dell’altrettanto famoso Giacomo Leopardi. Vale la pena darne qualche cenno. Nato da una famiglia aristocratica del sud della Francia, Henri decide di sfidare il volere paterno e trasferirsi a Parigi senza seguire le tradizioni di famiglia, la carriera militare e la vita da gentiluomo di campagna. Un fisico eccentrico e debole a causa di una malattia genetica alle ossa non lo scoraggiano a farsi strada nel mondo libero e variegato degli artisti e degli spettacoli dell’epoca. Frequentando i café-concerto, i teatri e i cabaret trae ispirazione per le sue figurine e i temi delle sue opere. Dal quartiere parigino di Montmartre, culla della vita movimentata e colorata della belle époque, diventa in poco tempo uno degli illustratori più richiesti della città.
La notte di Parigi è uno dei temi più cari dell’arte di Lautrec. Ne ritrae i protagonisti principali, il cabarettista de Le Chat Noir, Aristide Bruant, con sciarpa rossa e cappello nero, la cantante Yvette Guilbert con i guanti scuri, la famosa ballerina de Les Folies bergères, Jane Avril. A popolare il mondo dello spettacolo e della vita notturna sono in molti, dagli attori agli spettatori, dalle coppie che flirtano ai padroni dei locali: la notte è variegata e eccessiva, proprio come le caricature che spingono sui particolari eccentrici dei personaggi che Lautrec decide di raffigurare.
A tratti, tuttavia, torna ad affiancarsi alla vita di città, alla vita da artista raffinato eppure popolare, una dimensione più naturale e aristocratica, incarnata dalla passione per i cavalli, spesso raffigurati nel corso di una degenza a seguito di pesanti attacchi di delirio, a cui è dedicata la quinta sezione della mostra. Nel cuore del percorso i disegni, tappa fondamentale per un artista come Toulouse-Lautrec. Un mezzo di espressione immediato e insostituibile, compagno fedele nei periodi di convalescenza, condanna nel corso dell’accademia, strumento rapido per fissare il mondo e soprattutto i suoi personaggi.
Molte sono poi le collaborazioni dell’artista con il mondo editoriale, al di fuori dei café e dei cabaret della fervida Parigi, di cui resta il principale pubblicitario dell’epoca. Il talento di Lautrec trova sfogo anche nelle riviste umoristiche come Le Rire e l’Escaramouche, nei libri di pregio e nelle copertine degli spartiti musicali, come accade per le opere di Désiré Dihau. L’altra faccia dell’artista delle notti di assenzio è quella delle frequentazioni intellettuali con poeti, editori e giornalisti. La vita sociale parigina si muove anche nella sede e nelle abitazioni dei direttori delle riviste culturali, come La Reveu Blanche, di cui Lautrec disegna il manifesto nel 1895, prendendo ispirazione dall’affascinante moglie dell’editore, Misia Natanson. Non mancano neppure le commissioni più impegnate, come la serie di illustrazioni per i racconti sulle comunità ebraiche in Europa scritti da George Clemenceau.
La decima e ultima sezione della mostra è la più suggestiva. Le donne. Tutte le donne di Toulouse-Lautrec che afferma che «l’amore è un’altra cosa»: un’altra cosa, tutte queste altre cose insieme. Tanti sono i volti femminili raffigurati dall’artista nel corso della sua produzione e sono molto diversi tra loro: donne giovani, donne mature, donne borghesi, popolane, donne che compiono azioni banali e quotidiane, donne in ambienti raffinati, donne dissolute o eleganti. Ci sono donne che sapevano di essere ritratte, come accade per la figura dolce e stralunata di May Belfort e donne che non hanno mai saputo di essere diventate fonte di una qualche ispirazione, come la bellissima Passeggera della cabina 54, la misteriosa figura incontrata e osservata nel corso di un viaggio per nave: un libro abbandonato fra le mani, lo sguardo assente verso un qualche pensiero che certo non si cura dell’artista che la sta fissando su carta per sempre. Raffigurate questa volta senza la minima intenzione caricaturale o di vignetta cronachistica, queste figure rivelano una dimensione decisamente più intima dell’artista di Montmartre.
Una carrellata di figurine, di personaggi variegati come lo è la realtà umana. A volte elegante e a volte eccessiva, ma pur sempre umana. Tante sfumature, tante espressioni, sempre osservate con sguardo complice e da vicino. Uomini e donne di ogni estrazione sociale, tutti hanno qualcosa da dire. Come accade infatti nella letteratura contemporanea di Gustave Flaubert e Guy de Maupassant, soggetti solitamente considerati immorali o scandalosi diventano protagonisti del palcoscenico rappresentando le dimensioni più profonde della natura umana, ammiccanti e esplosivi come in un cabaret o più spontanei come nel caso delle prostitute delle maisons closes raffigurate nei momenti più semplici della loro quotidianità. Un mondo variegato e imperfetto i cui protagonisti si muovono come su un palcoscenico, con un dietro le quinte compreso, raffigurato con contorni netti, silhouettes colorate che occupano sinuosamente lo spazio e fanno dello stile di Toulouse-Lautrec un emblema indelebile di una Parigi che a tutti piacerebbe aver vissuto almeno una volta nella vita.
Orari di apertura: lunedì dalle 14.30 alle 19.30; martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica dalle 9.30 alle 19.30; giovedì dalle 9.30 alle 22.30. Per info: www.mostratoulouselautrec.it