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Su TikTok i quadri raccontano la rabbia delle donne

Un quadro dell'Ottocento può diventare simbolo di protesta femminista? È quello che sta succedendo di recente su TikTok: i volti delle protagoniste dei dipinti del XIX secolo danno voce alle donne di oggi.

4 minuti di lettura

Se esistesse una classifica dei meme più virali di TikTok dell’ultimo periodo, un posto sul podio sarebbe sicuramente riservato al quadro La fidanzata esitante (La Fiancée hésitante) di Auguste Toulmouche.

TikTok

Si tratta di un trend che sfrutta la protagonista del dipinto, una giovane donna che fissa lo spettatore con fare sprezzante, accompagnato dalla colonna sonora di Giuseppe Verdi, Dies Irae, e da una serie di frasi ironiche via via diverse in base all’autore del video. L’impostazione, però, è uguale un po’ in tutti i profili: si compone di due foto dello stesso quadro, di cui la prima vista da un’inquadratura più ampia e accompagnata da una didascalia generica, mentre la seconda si focalizza solo sul volto della donna, preso in prestito per comunicare la stessa sensazione scocciata. Una sorta di “pov” (point of view) delle nostre reazioni quando sentiamo frasi o assistiamo situazioni con cui siamo in disaccordo, insomma. 

Dove e perché nasce questo trend di TikTok?

Questo meme, spopolato ormai in tutta Italia e traslato anche su altri dipinti (come Salomè con la testa del Battista di Guido Reni o Ivan il terribile e suo figlio Ivan di II’ja Efimovic Repin) nasce in realtà negli Stati Uniti con lo scopo di descrivere quegli episodi di mansplaning, quel fenomeno che si riferisce all’atteggiamento paternalistico che hanno alcuni uomini quando spiegano ad una donna qualcosa di ovvio, o peggio, qualcosa di cui lei è competente, semplicemente perché pensano che non sia in grado di capirlo da sola. Ad oggi le chiave di lettura del meme si sono moltiplicate, passando da temi più impegnativi, come la denuncia della misoginia, a quelli più semplici che descrivono piccoli drammi quotidiani (della serie “cosa si mangia stasera?”).

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Guido Reni, Salomè con la testa del Battista (1639-42)

La fidanzata esitante, divenuta virale proprio perché divertente, cela però una storia assai più tragica, quella di una ragazza in procinto di sposarsi contro la sua volontà. Il fatto che si tratti di una sposa è intuibile dall’abito bianco indossato dalla giovane, ritratta seduta e circondata da altre figure femminili che tentano di consolarla. Il suo volto impassibile, ormai noto a tutti, comunica rabbia contro chi (presumibilmente il padre) l’ha messa in questa situazione. Il suo sguardo, pregno di disprezzo verso il suo consorte, è fisso sullo spettatore quasi a volerlo sfidare. I tentativi di Toulmouche di addolcire una scena così cruda sono evidenti nei numerosi dettagli – le pieghe perfette e gli orli minuziosi degli abiti delle donne, i fiori intessuti negli arazzi appesi, il bacio in fronte che una delle donne dà alla sfortunata – ma non bastano ad attutire il forte sentimento negativo trasmesso. Il contrasto viene acuito dai gesti della fanciulla sulla destra, intenta a specchiarsi per sistemare la corona di fiori che ha in testa, la quale rappresenta l’ingenuità con la quale le bambine affrontano le nozze.

I matrimoni nella pittura realista

Nel mondo occidentale i matrimoni combinati sono visti come dei fenomeni anomali, ma nel lontano 1866, anno in cui Toulmouche dipinse la tela, era del tutto ordinario, al punto di essere un tema ricorrente lungo la produzione artistica dell’Ottocento. In questa categoria rientrano ad esempio Il matrimonio ineguale e Dopo il matrimonio rispettivamente realizzati dai pittori russi Vasily Vladimirovich Pukirev e Firs Sergeyevich Zhuravlev.

Quello di Pukirev è un dipinto del 1862 che, sebbene ritragga una coppia all’altare pronta per lo scambio degli anelli, focalizza l’attenzione solo sulla giovane moglie. Lei, infatti, è l’unica ad essere investita da un fascio di luce bianco che la fa spiccare a discapito di tutti gli altri (compreso il marito), rendendola inevitabilmente protagonista della tela. Ma ciò che colpisce l’attenzione dello spettatore è il suo sguardo triste, cupo e rivolto verso il basso. Gli occhi gonfi e arrossati – come se avesse pianto da poco – accentuano ancor di più il pallore del suo volto rassegnato, mentre i suoi movimenti rigidi tradiscono i suoi veri sentimenti: ella infatti, così come il soggetto di Toulmouche, non approva assolutamente quest’unione. A differenza del quadro francese, però, qui è presente anche il futuro marito, rappresentato come un uomo vecchio e pieno di rughe che scruta la giovane quasi volesse assicurarsi della sua scelta.

Vasily Vladimirovich Pukirev, Il matrimonio ineguale (1862)

Lo stesso tema viene ripreso in Dopo il matrimonio di Zhuravlev, opera che, come suggerisce il titolo, raffigura i momenti immediatamente successivi alla cerimonia nuziale. Anche in questo caso la sposa sembra avere la metà degli anni del suo consorte e dimostra emozioni tutt’altro che positive. Se la protagonista de La fidanzata esitante esprime una rabbia furiosa e quella de Il matrimonio ineguale triste rassegnazione al suo destino, la sfortunata moglie di Zhuravlev si presenta come una donna disperata, conscia di ciò che la attende: si è spostata da poche ore – ha ancora il velo in testa e il bouquet tra le mani – e già il marito l’attende impaziente per consumare quell’unione. Sul volto di quest’ultimo, in penombra sullo sfondo, è accennato un lieve sorriso: mostra quasi soddisfazione per la sua posizione di potere e non si cura affatto dei sentimenti della ragazza, che invece si porta una mano alla fronte in segno di sconforto.

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Un dipinto come espressione «della rabbia di tutte le donne»

Tutte queste opere, quasi sconosciute fino a qualche mese fa, sembrano aver ricevuto una seconda vita proprio grazie a TikTok. Il social, popolato per la maggior parte dalla Gen Z, ha sfruttato il volto di queste donne del XIX secolo (soprattutto quello dipinto da Toulmouche) per dar voce a quelle di oggi. Infatti, nonostante il fenomeno dei matrimoni combinati sembri ormai un lontano ricordo (privilegio che riguarda solo le occidentali, si badi bene!), la popolazione femminile mondiale vive ancora situazioni di eccessiva disparità. Una disparità avvertita addirittura dal New York Times, che ha definito questo meme come «la rappresentazione della rabbia di tutte le donne».

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