La prima volta a Milano dei Rimini Protokoll fu nel 2012, all’interno della rassegna Milano incontra la Grecia, con lo splendido Prometheus in Athens (http://www.stratagemmi.it/prometheus-in-athens/). La vivace associazione “ZONA K”, nata nel 2009 nel quartiere Isola, con l’obiettivo di favorire l’incontro fra diverse discipline artistiche e culture ha il merito di averli richiamati nel 2014, e a grande richiesta ancora nel 2015 per la performance itinerante Remote Milano. Armati di cuffie, gli spettatori attraversavano Milano e, spinti da una voce di regia, guardavano la propria città con occhi diversi, per “viverla” con gesti nuovi e scoprire prospettive inedite.
Il collettivo berlinese (Daniel Wetzel, Stefan Kaegi e Helgard Haug) dal 2002 è una delle realtà teatrali più innovative della scena europea e internazionale. Il loro è un “Teatro degli Esperti”, condotto cioè da esperti della quotidianità: operai licenziati, impiegati alle pompe funebri, pazienti triapiantati, muezzin, ecc., sono convocati sul palco per raccontare la propria realtà. I parametri tradizionali del fare teatro vengono sovvertiti, perché la performance sembra farsi da sé (la figura del regista-maestro si eclissa a favore di quella di non-attori che “presentano” la propria vita, e non la rappresentano). Attraverso l’uso della tecnologia moderna, questo “Teatro-documento” rivaluta la micro-comunità del pubblico, che soprattutto nelle produzioni recenti diventa egli stesso attore, come succede nel format di Remote X citato, e in altri spettacoli che sono stati definiti dalla critica «piccole ludiche lezioni di democrazia»: i Rimini Protokoll infatti invitano a riflettere sulle dinamiche della condivisione partecipata, sulla coscienza della responsabilità e sulla vita come esito di scelte.
È ancora ZONA K che fino al 15 giugno 2017 propone una nuova esperienza targata Rimini Protokoll: Europa a domicilio. Una serata raccomandata per chi ama l’imprevisto e sa stare al gioco. Performance per soli quindici spettatori in un appartamento il cui indirizzo conoscerai solo il giorno prima. All’inizio, sorrisi imbarazzati, strette di mano, curiosità. Sul grande tavolo, al posto della tovaglia, c’è un enorme disegno dell’Europa.
La prima mossa a cui sei chiamato è la collocazione spaziale: tu in Europa dove sei? Il tuo luogo di nascita coincide con il tuo luogo dell’anima? Sulla mappa cominciano a disegnarsi linee e traiettorie colorate. Le presentazioni avverranno in seguito, tassello per tassello: il “chi sei” va di pari passo con l’esserci nel qui e ora dello spazio europeo disteso sul tavolo.
A dominare, almeno in apparenza, è il caso. Sarai seduto accanto al collega-spettatore ma non potrai ignorarlo o limitarti a sorrisi cortesi come accade in platea a teatro. Dovrai imparare a conoscerlo e a collaborare, fidarti o diffidare. Sarà richiesto di giocare come pedina singola, manifestando la propria identità, o “fare squadra” con chi non avresti mai pensato, con il broker incravattato, il tecnico informatico o l’immigrato mediatore culturale, tutti qui per caso.
Sul tavolo, un aggeggio che pare una bomba a orologeria, è il “pace-maker” dell’Europa, come ci spiega il “Maestro di Cerimonie”, un Virgilio che ci guiderà durante il percorso. Questa macchina, manovrata misteriosamente dal tablet della nostra guida, vomiterà “scontrini” con istruzioni lette a turno dai partecipanti.
Il gioco è suddiviso in cinque livelli, scanditi ai trattati (1951-2009) che hanno costruito l’Europa, perché attorno a questo tavolo si intrecceranno dinamiche di relazione speculari a quelle di Bruxelles. Arrivano domande che obbligano a risposte precise per posizionare il nostro ego: hai un lavoro remunerativo? Appartieni a un partito? Quanto sei ambizioso o solidale? E poi si dovrà creare lo spirito di gruppo. I profili dei singoli vengono ora incrociati a formare sette squadre, munite di tablet: ogni coppia dovrà manifestare la propria personalità e la propria forza. Fioccano le domande sulla percezione di noi stessi rispetto al gruppo, sull’affidabilità degli altri. Fino a che punto siamo disposti a considerarci “famiglia”, come nel 1946 Churchill auspicava per l’Europa? Politica e morale possono convivere? Quanto resteranno fermi i miei principi? Quanto mi farò condizionare dagli altri?
L’idea di questo format è brillante e infatti ha avuto successo. Sul sito http://www.homevisiteurope.org/it/index.php?id=2 è possibile consultare le risposte fornite dalle squadre delle diverse città toccate dallo spettacolo. Ci si sente parte di una rete di riflessione e al tempo stesso di un’indagine ludico-statistica che ha dei risvolti anche inquietanti.
Anche se camuffato nella realtà di “gioco”, non si tratta né di risiko né del gioco dell’oca. E non è neppure una lezione di cittadinanza, anche se a tratti si ha la sensazione di essere immersi in un quiz-show e talvolta le parti didascaliche e gli schemi ripetitivi inducono alla stanchezza. È un gioco interattivo, eppure anche teatro “politico”.
Le domande, abbassate spesso al microcosmo della quotidianità (ad esempio, “vorresti convivere con l’avversario X?”), coinvolgono valutazioni più profonde. La metafora è chiara: noi siamo l’Europa. Attorno a questo tavolo possiamo ricreare l’utopia di Europa, allargare o restringere le frontiere, eppure la solidarietà diventa un dis-valore e le decisioni della maggioranza spesso affossano anche i buoni propositi. E inoltre in questo dispositivo di “geopolitica” casereccia, siamo diventati attori: quanta dose di sincerità esiste nelle nostre risposte, quante invece sono una maschera di fronte agli sconosciuti raccolti attorno al tavolo?
Alla fine, dopo tanti grafici a torta che ci indicano sul tablet le percentuali di risposta, ecco che arriva la torta vera, con tanto di disegno d’Europa in zucchero a velo. Il regolamento dice che dovrebbero mangiarla solo i più forti, i vincitori del gioco, ma naturalmente lo spirito di solidarietà torna con piattini e forchette: tutti avranno il premio. Fra un sorriso e un saluto, però, mentre sparecchiamo, qualcuno realizza che… ci siamo mangiati l’Europa! L’orizzonte di potenzialità finisce in briciole e bocche piene. Certo, è il gioco, bellezza! Ma l’ironia dei Rimini Protokoll ci lascia con l’immagine di un’Europa creata e fatta a brani sopra un tavolo di trattative, che è anche un po’ tavolo anatomico.
Europa a domicilio – Home visit Europe
di Rimini Protokoll [Haug/Kaegi/Wetzel]
produzione ZONA K – Milano
appartamento in centro a Milano
mercoledì e giovedì h 20.30
fino al 15 giugno 2017