Batman: The Killing Joke è una storia a fumetti scritta da Alan Moore e disegnata da Brian Bolland, pubblicata dalla DC Comics nel 1988. La prima pubblicazione italiana risale al gennaio del 1990, mentre nel 2009 ha avuto una ristampa pubblicata da Feltrinelli.
La storia narra l’ennesima fuga del Joker dal manicomio dall’Arkham Asylum e dopo aver preso possesso di un Luna park abbandonato si presenta a casa del commissario Gordon. Qui spara a Barbara Gordon (Ex Batgirl), la figlia adottiva di James Gordon, fatto che la costringerà su una sedia a rotelle, e rapisce Gordon per dimostrare la sua Tesi. Qual è la filosofia che si cela all’interno di questa graphic novel?
Tutti siamo pazzi
La tesi che vuole dimostrare il clown principe del crimine è che solo una brutta giornata è tutto ciò che separa i sani di mente dagli psicopatici. Celebre è il dialogo avuto con Batman, suo acerrimo nemico, nelle battute finali dell’albo:
«Ho dimostrato la mia teoria. Ho provato che non c’è nessuna differenza tra me e gli altri! Basta una brutta giornata per ridurre alla follia l’uomo più assennato del pianeta. Ecco tutta la distanza che c’è tra me e il mondo. Una brutta giornata»
Per raggiungere tale scopo, rapisce l’emblema del raziocinio umano, il commissario Jim Gordon, e, dopo averlo disumanizzato privandolo dei vestiti, lo conduce in una giostra chiamata Treno degli orrori, dove gli mostra le foto di una Barbara Gordon nuda e ferita, il cui unico modo per uscire è la pazzia, poichè essa è l’uscita di sicurezza.
La vita è una barzelletta
Così come per Edward Blake, alias Il Comico di Watchmen (miniserie a fumetti di Alan Moore e Dave Gibbons), anche per il Joker la vita, le cose importanti e quello per cui la gente combatte sono tutte una mostruosa, delirante barzelletta. In questa storia la nemesi di Batman assume un atteggiamento nichilista, criticando la società contemporanea sotto due aspetti: il ricordo e l’uomo.
Il primo diviene un qualcosa da evitare, un posto spaventoso e pieno di fantasmi; un posto che all’apparenza è come un Luna park (lo stesso luogo dove si svolge gran parte della narrazione) pieno di delizie e profumi struggenti ma che in realtà è un luogo buio e gelido pieno di ambiguità di ricordi che si sperava di dimenticare. Interessante è il ragionamento di Joker su questo tema: «Ma possiamo vivere senza? I ricordi sono ciò su cui si fonda la ragione. Se non li affrontiamo rinneghiamo ogni raziocinio! Ma in effetti, perchè no? Nessuno ci vincola per contratto alla razionalità! Non esiste nessuna clausola sulla sanità mentale»
Solo grazie alla pazzia si può fermare il treno degli orrori dei ricordi, proprio come ha fatto lui stesso con la storia della sua vita. Iconica è l’affermazione fatta al Cavaliere Oscuro dove afferma: «A volte ricordo in un modo, a volte in un altro…Se proprio devo avere un passato, lo preferisco a scelta multipla!»
La devianza, termine sociologico per definire la pazzia, diviene l’unica soluzione per combattere l’ipocrisia del mondo che, se a livello interiore viene incarnato dai ricordi, all’esterno viene rappresentato dall’uomo medio.
L’immagine che Bolland usa per affrontare questo tema è semplice ma al tempo stesso potente: Jim Gordon richiuso in una gabbia (simbolo della razionalità umana) circondato e deriso da tutti i Freaks del luna park. È in questo scenario che Joker descrive attraverso l’immagine dell’uomo medio la società stessa: una creatura fisicamente banale ma dai valori assolutamente deformi dove le sue idee di ordine e sanità mentale sono fragili ed inutili che lo portano otto volte su dieci alla pazzia a causa dell’esistenza vana e casuale. Questa cinica visione della vita da parte del personaggio ricorda, sotto alcuni aspetti, il concetto di società liquida introdotto da Zygmunt Bauman, noto filosofo e sociologo polacco, il quale afferma che l’uomo, in questa società postmoderna consumista, cerca di standardizzarsi agli schemi comuni, ma si sente frustrato se non riesce a sentirsi come gli altri, cioè non sentirsi accettato nel ruolo di consumatore.
Batman & Joker: ci sono due matti in manicomio
Elemento cardine della graphic novewl è il rapporto controverso tra i due protagonisti: Batman e Joker. Bolland, magistralmente, ha voluto evidenziare il dualismo rappresentato dai due personaggi attraverso alcune immagini come la presenza di Harvey Dent, alias Due Facce, nelle prime pagine dell’opera oppure la sbarra del carcere che divide i due durante l’interrogatorio. Se Joker rappresenta il caos e il nichilismo verso questa società, Batman rappresenta quello che in filosofia si chiama Ottimismo realistico ed è la sintesi virtuosa della capacità di considerare i dati reali e oggettivi ma cercando in essi la positività senza negare gli aspetti negativi della situazione attuale. Nonostante, quindi, l’apparente antitesi ideologica tra i due come le facce di una medaglia si completano: struggenti sono le ultime pagine del capitolo dove, in una confessione intima, Batman cerca di convincere Joker a farsi aiutare ma quest’ultimo gli risponde: «No, scusa ma…No. Ormai è tardi. Troppo, troppo tardi»
E il tutto si chiude con una barzelletta su due matti in manicomio che, analogamente, rappresentano i due personaggi che, alla fine del fumetto, scoppiano in una risata mentre il fascio di luce sotto i loro piedi, in contrapposizione con la sbarra del carcere, scompare dando prova del legame indissolubile dei due.
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