Quando in una conversazione apparentemente normale salta fuori la parola femminismo, le probabilità che qualcosa vada storto schizzano alle stelle. Non si sa perchè ma tutti noi abbiamo quell’amico (o amica) che fa spallucce, quello che grida all’esagerazione, quello intransigente, quello “future is female”, quello del “ma io sono per la parità di genere”.
Il recente caso dei post su Facebook misogini rivolti alla presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, unito al virale video pubblicato dalla pagina Freeda, sulla famosa questione della Pink Tax, hanno dato a chi scrive la forza per mettersi al computer durante i giorni più caldi dell’anno e comporre un articolo già in gestazione da circa un mese, ma che per paura non aveva ancora visto la luce.
Il tutto parte dalla serie TV The Bold Type, trasmessa dal mese di giugno sul canale americano Freeform, alla quale si rischia di approcciarsi in modo prevenuto, con la convinzione di perdere tempo nell’ennesima drama-serie dai toni adolescenziali. Ebbene sì: qualcosa è andato storto. Le puntate si divorano senza fatica, e subito nasce il pensiero che forse forse questa è la serie di cui avevamo bisongno. Le banalità, le semplificazioni ci sono – ed è inutile negarlo – ma The Bold Type ha la forza di parlare di gender, politica, femminismo, pregiudizi, religione, amicizia, solidarietà femminile in modo leggero ed educativo. L’intera trama è costruita sui sogni e le aspettative di giovani donne in carriera, solidari tra loro, leali, che con un sorriso e molta ironia affermano che «c’è un girone dell’inferno per le donne che non aiutano le donne!»
La serie è liberamente ispirata alla vita della capo direttrice di Cosmopolitan Joanna Coles, nella serie Jaqueline, l’energico punto di riferimento delle tre giovani protagoniste e amiche per la pelle Jane, Sutton e Kat, rispettivamente scrittrice, assistente e social manager per la rivista (tutte con regolare contratto, incredibile!).
Il colpo di genio dietro alla serie TV è che si affrontano temi della quotidianità femminile (e non), spesso considerati banali, frivoli o ininfluenti, ma in realtà perfettamente aderenti alla realtà storico-culturale che stiamo vivendo.
Si parla tanto di incertezze sulla sessualità, di donne in politica con outfit ingegnosi, di cyberbullismo e di articoli utili e divertenti come il geniale «10 mosse per stalkerare anche il più in-stalkerabile degli ex».
Portare nel piccolo schermo con ironia e leggerezza tutto questo senza scimmiottarlo o renderlo eccessivamente banale, ricorda che la strada da fare per riuscire a parlare con tranquillità di femminismo o diritti delle donne è ancora lunga.
Nel 2016 usciva un articolo interessante su un noto giornale italiano che affermava che su internet la maggior parte degli insulti rivolti alle donne proveniva da altre donne, le quali spesso auguravano alle sfortunate atroci sofferenze, stupri, violenze, tutto ciò accompagnato da un linguaggio crudele e brutale.
Qualche mese fa, invece, nella civilissima Europa, l’eurodeputato polacco Janusz Korwin-Mikke disse provocando parecchio scalpore: «Le donne? Sono più deboli, più piccole e meno intelligenti degli uomini, per questo dovrebbero guadagnare meno di loro».
Oggi, Laura Boldirini, o come molti amano chiamarla “la Signora delle battaglie Scomode”, denuncia pubblicamente tutti i leoni da tastiera (sia uomini che donne), che quotidianamente la attaccano sui social con insulti misogini, violenti e sessisti. La sua coraggiosa denuncia è doppiamente importante perchè può divenire anche uno stimolo per tutte coloro che, sotto svariate forme, ricevono minacce, insulti e offese solamente per la “sfortuna” di essere nate donne dotate di un cervello e uno spirito critico.
Consigli estivi per staccare il cervello (quasi): tra un bagno e l’altro date una possibilità a The Bold Type, forse non cambierà il vostro modo di vedere il mondo, ma un sorriso (o una riflessione critica, perchè no) ve lo strapperà sicuro. Ne abbiamo bisogno.
Agnese Zappalà