Inizialmente pensato come una serie tv antologica prodotta da Annapurna Television e poi divenuto un unico lungometraggio in sei parti prodotto da Netflix, The Ballad of Buster Scruggs è l’ultimo divertissement dei fratelli Coen. Come sempre intelligenti e scaltri in una scrittura che scimmiotta il Western, onorandolo e riassumendolo in un bignami che ne racconta le mille sfaccettature.
Chi è Buster Scruggs?
A guardarne la regia che ne tratteggia i primi caratteri si potrebbe dire che il misterioso Scruggs appaia come un attore pubblicitario intento a vendere se stesso e ciò che verrà. Sfonda infatti una quarta parete mai nemmeno presa in considerazione e parlando dritto in camera, girandosi prima a destra e poi a sinistra con la serenità di colui che sa di essere inseguito dalla cinepresa, si finge narratore di un desolato west che chiama casa. Ci invita così a prendere parte a quest’avventura, cantando e suonando in quello che è un incipit fittizio.
Convinti infatti di aver compreso la natura della pellicola, scanzonata e divertente come il vecchio Sgruggs, lo spettatore abbassa la guardia e in men che non si dica viene travolto in una realtà ben più variegata, che lo strattona e lo incastra sino a lasciarlo nudo in mezzo ad un deserto in cui tutto può accadere.
Per imparare ad amarli, i Western e i Coen
La realtà antologica di questo lungometraggio permette di poterne parlare come di tanti piccoli quadri di un mondo comune, divisi tra loro ma in costante comunicazione. Lo spettatore può così decidere di volta in volta (e magari di visione in visione) quale sia l’anima di The Ballad of Buster Scruggs che più faccia al caso suo, scoprendo le diverse possibilità del cinema western e rimanendone catturato. Sia esso appassionato o neofita.
Proprio quest’ultimo gioverà maggiormente dalle sei favole ideate da Joel ed Ethan Coen, ritrovandosi quasi certamente a scrostare i luoghi comuni che negli anni lo avevano allontanato da un genere ora riportato in sala con arguzia e la giusta dose di leggerezza.
Si muore dal ridere con Sgruggs (Tim Blake Nelson) e si continua a farlo con la sfortunata controparte di James Franco, ma non solo. Si può intraprendere la dura vita in carovana e perché no; vivere attimi di paura in compagnia di cinque strani, e forse paranormali, quando non paranoici, personaggi. Si può questo e molto di più in un lungometraggio che iniziando come lo Shrek della Dreamworks, ovvero con un libro che si apre, unisce fiaba e storia del Western in sei racconti che dal cinema di Sergio Leone arriva sino a quel Grinta che fu proprio dei fratelli Coen.