Oscar Wilde è un nome che il mondo del web conosce assai bene: il dandy le cui frasi sono prese a uso e consumo, e pullulano sulle pagine social più disparate. Un nome quasi mainstream ormai esaurito in pochi piccoli passi a scuola, e spesso travisato anche in quelle sedi. Wilde non è famoso solo fra i profani: ancora oggi sono tantissime le ricerche che lo riguardano. Molti studi ne approfondiscono aspetti solo all’apparenza marginali, e le case editrici scelgono di ripubblicare i suoi scritti.
Un caso recente riguarda la sua opera teatrale Vera o i nichilisti, tragedia riproposta due anni fa in un’edizione dell’Universale Feltrinelli. Esempio della riscoperta in Italia di un’opera «minore» nel corpus non vastissimo dell’autore. La casa editrice WoM ha compiuto invece a marzo 2022 una missione di tutto rispetto, per quanto complessa: pubblicare Teleny, un romanzo omoerotico che è solo attribuito a Oscar Wilde, ma pubblicato come anonimo. Che cosa c’è dell’erotismo di Wilde in questo libro? Il dandy decadente si cela davvero dietro a quelle pagine sordide?
«Teleny» è di Oscar Wilde?
L’edizione di Teleny di WoM riporta, giustamente, come autore Oscar Wilde e nella sua versione extra aggiunge anche elementi della storia personale di Wilde. Il pregio principale di questo Teleny è voler inserire il dandy dentro la contemporaneità dell’attivismo LGBT, puntando l’accento su quanto Wilde dovette subire. Questo solo poiché provava «un amore che non osa pronunciare il suo nome», come lo descrisse in una poesia Lord Alfred Douglas detto Bosie, il suo amante. Per questo troviamo nella copertina proprio un manoscritto di una lettera che Wilde scrisse a Bosie, manifesto di una tragedia che comincia quando osa sfidare il padre del suo amante e si conclude con il suo arresto.
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Di Oscar Wilde sul banco dei testimoni possiamo, per fortuna, ancora leggere la brillante verve e la straordinaria capacità espressiva. Per questo oltre a ciò che Wilde ha personalmente vissuto, la condanna ai lavori forzati solo perché amava un uomo, quel che risuona di lui, anche in Teleny, è la potenza della lingua e l’idea pitagorica di equilibrio in ogni cosa, perfino nell’atto sessuale.
La lingua vuole essere accordata come un violino; e proprio come l’eccesso o il difetto di vibrazioni nella voce del cantante o il tremito della corda falsifica la nota, l’eccesso o il difetto nelle parole guasta il messaggio». In questo passo del De Profundis Oscar Wilde paragona la parola alla musica. Quest’ultima per i pitagorici aveva un ruolo fondamentale in quanto l’armonia musicale data dai rapporti matematici costituisce un esempio dell’ordine della natura. Come la musica è caratterizzata da armonia, simmetria ed ordine, da questi deve essere regolata anche la parola. Lo stesso stile di Cicerone era caratterizzato dalla concinnitas.
Dietro lo specchio. Oscar Wilde e l’estetica del quotidiano, S. Argento
Il manoscritto è anonimo, ma di Wilde conserva la ricerca di una bellezza anche nel peccato, nel sordido, nel piacere intenso all’inverosimile. Quella che sarà superata nell’ultimo Wilde che, dopo l’esperienza del carcere, imparerà invece la bellezza delle piccole cose.
L’estasi dell’erotismo sfrenato come ricerca di bellezza
Se volessimo ancora una volta cercare un fil rouge che unisca la vita di Oscar Wilde a Teleny, allora possiamo asserire che l’attrazione fatale tra il giovane protagonista, Camille Des Grieux, e René Teleny si declini in maniera assai similare a quel che l’autore ha vissuto. All’inizio del romanzo inquietante ma anche incredibilmente efficace è la scena sordida e intensa in cui Teleny fa l’amore con una donna, ma pensa a Des Grieux intensamente. Una condizione che forse lo stesso Wilde visse, sposandosi con una donna.
Il libro è corredato dalle splendide illustrazioni di Paola Biandolino che mostra solamente le sagome e le linee di movimenti erotici e sinuosi, quasi poetici. Le illustrazioni si adeguano tantissimo al carattere immaginifico della scrittura e nella loro semplicità consentono al lettore di spaziare nella propria mente verso nuovi, accattivanti, orizzonti. Teleny è un continuo divenire di corpi e perversioni, ma che non scandalizza nemmeno per un istante, e nemmeno agita, anzi, è quasi rilassante.
Questo avviene grazie alla naturalezza della prosa, resa nella traduzione di Matteo Pinna, che non dimentica o risparmia i dettagli più profondi del corpo, le descrizioni meticolose di movimenti, gesti, sensazioni in amplessi grandiosi quanto eccessivi.
L’eccesso è, del resto, nell‘edonismo wildiano la base di tutto. È Lord Henry che ne Il ritratto di Dorian Gray compone l’inquietante melodia di una vita dissoluta, che arriva al culmine nella figura di Dorian, con un epilogo che però ci suggerisce quanto questa vita non possa donare la vera bellezza. In questo caso, quello che potrebbe essere Wilde racconta una storia che sa di baccanti e arriva fino alle orge e il sesso più estremo.
L’attrazione viene profondamente descritta attraverso immagini fisiche e intense, il corpo diventa la cornice dell’estasi che sembra dare il senso profondo alla natura umana. Nulla, se non puro piacere per raggiungere la bellezza. A ciò, si aggiunge anche un’attenzione meticolosa per dettagli tipici del dandysmo: fin dal primo capitolo di Teleny è fondamentale ricordare il vestiario, i modi di fare, l’atteggiamento altezzoso. Tutto concorre a ipnotizzare il protagonista che s’invaghirà di lui.
Dalla prima volta che l’ho visto, ho sentito che poteva immergersi nel mio cuore… ogni volta che mi guardava, sentivo tutto il sangue accendersi nelle mie vene.
L’eros come ribellione alla società vittoriana
Ancora di più possiamo inserire questo romanzo all’interno del contesto wildiano, se ricordiamo che il dandy visse nell’epoca vittoriana. Un periodo storico dominato dal prudery e dall’ipocrisia, dove va bene compiere le nefandezze più spietate – come lo sfruttamento minorile – purché sia in nome del mero guadagno. Invece, crea scandalo amare una persona dello stesso sesso. Il senso della vita per Teleny allora non è, allora, quel mero guadagno, ma il sentimento del corpo, l’idillio del momento, la sperimentazione di qualsiasi senso.
Così questo romanzo tanto sfacciato, pregno di sfumature e di erotica filosofia, è un atto di ribellione contro l’ossessione per i beni materiali. L’estasi dello spirito erotico non può tuttavia essere la sola risposta, e il finale lo dimostra. Allo stesso modo, tuttavia, il sogno non si sgretola, poiché per il lettore è impossibile non pensare alla passione e all’amore tra i due protagonisti.
Oscar Wilde, del resto, eccelse nelle lettere classiche, conobbe profondamente Socrate e Platone. Su un modello maieutico ha cercato di costruire, da maestro, un rapporto analogo con i propri allievi, ha in mente il Simposio, ne abbraccia la più profonda verità. Tuttavia, è proprio nel finale che scorgiamo la consapevolezza che questo ideale di perverso piacere non sia realizzabile. Non a caso, alla fine dei suoi giorni Wilde arriverà a desiderare ben altro – dice nel De Profundis di aver bisogno di fiori, libri e la Luna per essere felice in solitudine – e regala a Dorian un epilogo assai simile. Un Wilde diverso qui, comunque, dona in queste pagine la cruda e poetica immagine dell’eros umano a metà tra idealismo e cruda realtà.
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