Il 12 febbraio del 1809 nasceva a Shrewsbury il biologo e naturalista Charles Darwin, il padre della teoria dell’evoluzione delle specie animali e vegetali per selezione naturale agente sulla variabilità dei caratteri ereditari. La sua opera massima, l’Origine delle Specie (1859), è paragonabile sul piano scientifico-culturale a ciò che fu la Rivoluzione francese sul piano sociale e politico.
La Rivoluzione francese distrusse con le armi ed i diritti costituzionali la società dell’Ancien Régime; eppure le fondamenta culturali su cui si era retta fino al 1789 e che legittimavano le diseguaglianze tra i ceti – su tutte il creazionismo divino, che introduceva nella società un’idea di ordine e staticità fuori dall’umano controllo – erano riuscite a sopravvivere anche al periodo napoleonico.
Darwin introdusse la casualità nella spiegazione dei fenomeni biologici e inferse a colpi di penna una ferita mortale al creazionismo. Si badi bene: non all‘idea della creazione divina dell’Universo (che continua ad essere coerente persino con le più attuali teorie cosmologiche, ad esempio quella del Big Bang), ma alla teoria (al tempo considerata scientifica) che la Terra fosse stata creata nel 4004 a.C. e che le specie viventi fossero state create tutte insieme ed in un unico momento.
L’illuminismo aveva opposto degli argomenti logici alla teoria creazionistica, ma mancavano ancora dati empirici concreti: con la teoria dell’evoluzionismo di Darwin si affermava per la prima volta, con solide basi scientifiche, che la natura non era immutabile e non era stata creata in maniera identica e definitiva in un momento ben preciso all’origine dei tempi.
Il creazionismo era stato il supporto culturale alla società tradizionale: alla staticità e sacralità dell’Universo creato da Dio corrispondeva infatti la staticità e la sacralità delle istituzioni umane, morali e politiche. Non c’era motivo di contestare le diseguaglianze sociali e la monarchia, perché erano nient’altro che lo specchio terrestre di un ordine divino ed immutabile.
Abbattuta quest’idea di staticità, si aprì l’epoca della politica democratica: se non c’era nulla di immutabile e dato una volta per tutte, allora all’uomo si apriva una grande epoca di ri-costruzione della società, delle istituzioni, dello Stato.
Se oggi siamo ciò che siamo, e cioè persone capaci di pensare ed esercitare la nostra libertà democratica – la nostra coscienza critica di contestare l’esistente e ripensarlo secondo nuove forme – lo dobbiamo anche, e soprattutto, a Charles Darwin.
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