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lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte al teatro elfo puccini di milano

«Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte»

In scena dal 4 al 16 maggio al Teatro Elfo Puccini di Milano, con la regia di Ferdinando Bruni e Elio De Capitani

2 minuti di lettura

Ritornare a casa

Si torna a teatro, o meglio si torna nel teatro. Perché se vedere uno spettacolo è possibile anche attraverso uno schermo – teatro non è solo il contenitore strutturato dell’evento teatrale -, andare a teatro è uno spostamento fisico che richiede un luogo da raggiungere. Con Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, il Teatro Elfo Puccini di Milano riapre le porte e il sipario suggerendo una precisa indicazione per questo spostamento, finalmente possibile, legittimo: si torna nel teatro seguendo la tradizione, ripercorrendo passi già percorsi, quasi a significare: ritorniamo a teatro, seguendo una strada nota, come si ritorna a casa, in un luogo caro, in un luogo del cuore.

Seguire i passi

Tra i primi spettacoli in cartellone, il teatro di corso Buenos Aires ritorna proprio con lo spettacolo più visto nella storia dell’Elfo (con più di ventimila spettatori), perché anche questo ritorno, questa riapertura tanto attesa sia parte integrante della Storia. In scena dal 4 al 16 maggio, ritorna infatti Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Simon Stephens con la regia di Ferdinando Bruni e Elio De Capitani.

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Con la traduzione di Emanuele Aldovrandi, il romanzo di Mark Haddon si inscrive nella dimensione spazio-temporale della finzione scenica e dà corpo e voce al racconto del quindicenne Cristopher e del suo mondo.

Scoprire nuovi mondi

Il tono autobiografico della narrazione assume una coloritura variopinta e il punto di vista dell’io narrante può godere delle sfumature dei co-protagonisti delle vicende vissute in prima persona. La molteplicità delle persone coinvolte nel racconto intimo e toccante di un adolescente apparentemente chiuso nel proprio mondo, una realtà propria costruita dal disturbo autistico, trova piena realizzazione nel gioco teatrale dei personaggi.

Gli attori (Corinna Agustoni, Cristina Crippa, Elena Russo Arman, Ginestra Paladino, Debora Zuin, Nicola Stravalaci, Davide Lorino, Marco Bonadei, Alessandro Mor) con mirabile capacità interpretativa riescono a conferire la giusta realtà agli interlocutori del protagonista (Daniele Fedeli): ogni personaggio crea una nuova storia che con il progredire dell’azione scenica dona aperture sempre nuove e sorprendenti al mondo del protagonista.

Scoprire nuovi punti di vista

L’avvincente susseguirsi di episodi che costellano la vita di Cristopher fuoriesce dal tracciato del racconto grazie alla potenzialità dialettica del teatro. I diversi punti di vista sono co-partecipanti di un medesimo gioco immaginativo, che si arricchisce di suspense, comicità e lirismo creando un potente quadro armonico a tre dimensioni.

Le luci (Nando Frigerio) e la particolare cura del suono (Giuseppe Marzoli) riescono ad approfondire la dimensione spaziale, espandendola ben oltre le pagine del diario che si immaginano scritte dal protagonista, sino a rompere definitivamente la quarta parete.

Riscoprire la realtà

Il pubblico viene coinvolto con acume e delicatezza, in una combinazione ipnotica di sensibilità e ironia: l’intimità del racconto non si chiude mai nell’incomprensione o in una compassione superficiale, ma grazie alla dinamica delle azioni sceniche che esprime la narrazione, riesce a raggiungere un trasporto coinvolgente che pungola senza infastidire, come il ticchettio della pioggia primaverile di una delle scene più toccanti.

Tra maschere e mascherine si ritorna a teatro con pienezza e veracità, alla riscoperta del linguaggio che diventa dialogo vivente, nel gioco dei punti di vista che si accrescono a vicende, nella gioia degli applausi di chi osserva e gioca la finzione di un mondo artistico che finalmente ritorna ad essere reale.

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Foto in copertina di Laila Pozzo da www.elfo.org

Anastasia Ciocca

Instancabile sognatrice dal 1995, dopo il soggiorno universitario triennale nella Capitale, termina gli studi filosofici a Milano, dove vive la passione per il teatro, sperimentandone le infinite possibilità: spettatrice per diletto, critica all’occasione, autrice come aspirazione presente e futura.

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