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Storia delle parole: perché diciamo parolacce?

Ogni parolaccia ha la sua storia: scopriamola attraverso un'analisi etimologica di alcune delle volgarità più utilizzate nella lingua italiana

2 minuti di lettura

Nella nostra quotidianità, qualunque sia la nostra estrazione sociale, tendiamo almeno nell’ambito dell’oralità ad utilizzare espressioni della nostra lingua di basso livello diastratico. Insomma, usiamo le parolacce.

In questo articolo ci si prefigge l’intento di ricostruire, attraverso un normale dizionario etimologico, la storia di alcune parolacce in italiano. Partiamo dalla prima.

Puttana

Espressione usata comunemente per indicare le donne che si prostituiscono, nella storia delle parolacce questa trova la sua prima attestazione nella lingua italiana nell’Elegia giudeo-italiana nel XIII secolo. Molto probabilmente deriva dall’antico francese putain, mantenuto ancora nel francese contemporaneo e che a sua volta si rifà al latino putidum che vuol dire puzzolente, sporco. Insomma, l’idea che sta alla base dell’etimo è un‘idea di sporco e di maleodorante.

Il suo sinonimo «meretrice», molto più usato anche in epoca classica (meretrix), si pensi a certe orazioni di Cicerone ad esempio, invece, prende spunto più che altro dallo scambio economico alla base del lavoro, infatti il verbo «merere» significa guadagnare, meritare.

Cazzo

Questo sostantivo ha comunemente il significato di fallo maschile, ma talora, nella parlata quotidiana, viene desemantizzato e assume l’uso di una semplice imprecazione, così usata da essere anche ormai generalmente accettata.

L’etimologia è incerta, Angelico Prati lo fa derivare dall’italiano antico «cazza» che significava mestola, che a suo dire «indicò un arnese per alchimisti e uno per gli artiglieri».

Persuasiva è l’interpretazione di Crevatin, il quale lo fa derivare dalla voce dialettale «oco», maschio dell’oca, che con il suffisso -azzo diventa «ocazzo». Lo si usava molto probabilmente per offendere qualcuno ritenuto poco intelligente. L’ipotesi è inoltre suffragata dal fatto che in alcuni dialetti «oco» e «oca» hanno come significato il membro maschile.

Anche la voce non volgare di «pene» sembra riprendere la forma analogica dell’organo con qualche strumento, infatti penem dal latino in origine significava coda.

Bastardo

Questo etimo, che vuole significare sia essere spregevole che figlio illegittimo, ha una etimologia un po’ discussa; infatti, non si ha idea da che voce latina derivi. Però si sa che probabilmente deriva dal francese antico «bastard», anche se recenti studi ci fanno addirittura propendere verso un’origine inglese poi subentrata nella Francia medioevale, poi in Italia.

Infatti se guardiamo l’etimo «basta» sembra derivare da un’etimo di origine germanica «bastire», e così si spiegherebbe la derivazione dall’inglese «bastard».

Scopare

Deriva da scopa, ossia l’arnese per spazzare i pavimenti, già usata come accezione nel Novellino e nella vita di San Francesco (XIV secolo), derivante a sua volta dal latino scopam, che prima vuole dire pianta e poi muta in «strumento per spazzare» perché fatto dei rami di quella pianta.

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Ma l’accezione che interessa il nostro studio è quella di carattere sessuale ed è nello specifico una voce del dialetto romanesco. Infatti la troviamo come accezione con questo significato in un glossario fiorentino-romanesco della fine del sec. XVII.

Fottere

Tale verbo significa «possedere carnalmente» oppure «imbrogliare» e troviamo la sua prima attestazione nel 1349 in un documento lucchese con la forma «foctare», poi ripresa da Dolcibene nel XIV secolo nella forma a noi rimasta ossia «fottere».

Sembra derivare dal latino futuere che aveva anch’esso l’accezione sessuale dell’etimo e che invece nel latino parlato, già in epoca classica, aveva come sua realizzazione probabilmente futtere. Con il mutamento della o breve in u si spiegherebbe poi facilmente l’evoluzione nell’italiano.

Stronzo

Questo etimo ha un duplice significato. Da una parte può voler dire «pezzo di sterco di forma cilindrica» ma dall’altra anche «inetto, tale da essere ingiuriato». Sembra derivare in primis dalla forma del latino medievale stroncus che significava la stessa cosa.

La voce medievale a sua volta probabilmente deriva dal longobardo «strunz» che vuol dire anch’esso sterco. Nella sua accezione ingiuriosa si diffonde soprattutto nella parlata romanesca da cui poi viene immesso nell’italiano. Ma a sua volta pare che la voce sia derivata dal dialetto siciliano dove «strunz» ha come significato «uomo dappoco».

Conclusioni

Insomma, in questo articolo abbiamo cercato di analizzare la storia di alcune parolacce, che chiameremmo impropriamente «volgari», della nostra lingua corrente. E da questa analisi si evince come effettivamente ogni parola del nostro vocabolario, anche quelle più colorite e censurate, abbia dietro una lunga storia, in questo caso, molto divertente.

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Vladislav Karaneuski

Classe 1999. Studente di Lettere all'Università degli studi di Milano. Amo la letteratura, il cinema e la scrittura, che mi dà la possibilità di esprimere i silenzi, i sentimenti. Insomma, quel profondo a cui la parola orale non può arrivare.

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