Fin dall’antichità le spezie sono state oggetto di scambio e motivo di contatto tra le diverse culture, mettendo in collegamento tra loro luoghi remoti e popolazioni. Hanno contribuito a determinare non solo la storia economica, ma anche la geografia, grazie alla ricerca di nuove vie commerciali per acquistare e scambiare queste merci al prezzo migliore. Non solo. Le spezie sono state anche oggetto di contesa di zone di interesse e scambi di territori per garantire tra gli stati europei tra XVI e XVII secolo il monopolio di queste preziose merci, scatenando guerre sanguinose. Nella corsa al commercio di una spezia in particolare, l’Olanda arrivò persino a cedere una delle più famose città pur di garantirsi il monopolio del commercio.
«Per Cristo e per le spezierie!»
Nel XVI secolo in principio furono i portoghesi a inaugurare queste nuove rotte per cercare di acquistare le spezie dai territori asiatici più lontani senza ricorrere ai costosi intermediari arabi, veneziani, turchi e cadere nei rischi dei lunghi viaggi via terra per raggiungere quelle zone remote. Nel 1468 il navigatore portoghese Vasco da Gama inaugurò una nuova via delle spezie: partito da Lisbona, la sua flotta circumnavigò l’Africa in direzione dell’India. In questo modo evitò di passare attraverso i paesi arabi, che fino a quel momento avevano avuto il monopolio e imponevano pesanti tassi doganali sulle merci.
Una volta circumnavigati l’India e il Golfo di Bengala, passando tra Indonesia, Sumatra e Jawa, i marinai si diressero verso le isole Molucche. In queste isole trovarono un vero e proprio paradiso. Al grido di «Christos e espiciarias!» i marinai sognavano di ricavare enormi ricchezze attraverso il commercio di pepe, chiodi di garofano e noce moscata. In breve tempo altri paesi europei si aggiunsero alla corsa per accaparrarsi nuove rotte per commerciare le spezie, tra queste anche la Spagna, l’Inghilterra e l’Olanda.
La compagnia olandese delle Indie Orientali
Per quanto i portoghesi si fossero impegnati ad aprire queste nuove rotte, non riuscirono mai ad avere il monopolio completo della vendita delle spezie. Nel secolo seguente il controllo del commercio venne assunto dagli olandesi che potevano vantare una flotta più grande e armata di uomini e cannoni. Furono in grado di mettere in atto anche una politica coloniale molto più dura nei confronti delle popolazioni locali, contando anche sul supporto della Compagnia olandese delle Indie Orientali: la VOC. Non senza sforzo, La Vereenidge Oostindische Compagnie riuscì a ottenere il controllo totale sulle Molucche, cacciando i portoghesi e gli spagnoli e sottomettendo in modo spietato la popolazione locale. Per poter consolidare la propria posizione, gli olandesi avevano bisogno di controllare il commercio di una delle spezie più importanti: la noce moscata.
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La noce moscata: un talismano contro la Morte Nera
La Myristica fragrans è una pianta originaria delle isole Molucche, in Indonesia, che cresce solo nelle fasce climatiche intertropicali. Da questa pianta si ricavano due spezie: la noce moscata e il macis. La prima è ricavata dalla macinatura del nocciolo, scuro e lucido, mentre dalla parte rossa che lo ricopre si pruduce il macis.
In Oriente, la noce moscata era già utilizzata fin dall’antichità sia nella preparazione di cibi, ma anche nella cura di alcune malattie. In Cina veniva utilizzata per curare il mal di stomaco e i reumatismi, mentre nell’Asia sudorientale veniva somministrata contro le dissenterie croniche. Il suo uso era conosciuto anche in Europa, dove si riteneva avesse proprietà afrodisiache e sonnifere; ma non solo, veniva utilizzato per contrastare una malattia che a intervalli regolari piegò il Vecchio Continente: la Peste.
In realtà, sebbene vi fossero altre malattie che visitavano l’Europa molto più spesso, come il vaiolo e il tifo, la Peste era quella che maggiormente spaventava la popolazione europea. La variante bubbonica, che causava tumefazioni dolorose ai linfonodi dell’inguine e delle ascelle, era fatale nel 50-60% dei casi. Sicuramente questa variante è quella che maggiormente ha colpito le cronache e la letturatura. In realtà altre due varianti misero in ginocchio l’Europa. La peste polmonare, fu meno frequente ma più virulenta, e quella setticemica, la più fatale e che conduceva alla morte nel giro di un giorno.
Secondo gli europei, per allontanare il contagio dalla peste era utile legare al collo un sacchetto contenente noce moscata. Nonostante all’epoca circolassero tante credenze e superstizioni per allontanare le malattie, questa pratica avrebbe di fondo una motivazione scientifica, sebbene gli uomini dell’antichità non lo sapessero. Infatti la noce moscata contiene una molecola, detta isoeugenolo che ha proprietà antiparassitarie e poteva in qualche modo allontanare le pulci, portatrici del morbo. Inoltre al suo interno contiene anche altre due sostanze: la miristicina e l’elemicina. Queste due non contribuiscono solo a determinare il profumo speziato, ma potrebbero avere anche un’azione insetticida.
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La dura politica degli olandesi per il commercio delle spezie
Data l’importanza di questa droga, gli olandesi misero in pratica una politica commerciale molto serrata con le popolazioni produttrici. A partire dal 1602 stipularono un contratto con i capi indigeni per avere il diritto eclusivo nella compravendita della noce moscata prodotta sulle isole. Tuttavia, questa esclusività difficilmente venne applicata dai commercianti locali, che preferivano trattare con altri mercanti a prezzi più alti, rispetto a quelli offerti dalla VOC.
Gli olandesi per questo reagirono in maniera spietata, attaccando l’isola di Banda, una delle più fiorenti nella produzione di noce moscata. Nonostante avessero messo dei forti per avere maggiore controllo, la popolazione locale non si lasciò sottomettere facilmente ed ebbero inizio una serie di attacchi e contrattacchi, rinnovo dei contratti e violazioni. A queste ultime l’Olanda reagì in modo ancora più decisivo: protesse le piantagioni vicino ai forti, ma incendiò le altre e i villaggi limitrofi. Sottomise la popolazione locale, ridotta in schiavitù.
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New York e la noce moscata
L’ultimo tassello per completare il piano di conquista olandese erano le isole di Run, le più remote dell’arcipelago dell’Isola di Banda. Qui la noce moscata cresceva in abbondanza anche in natura, al punto da poterla vedere anche dal mare, radicata lungo le scogliere. Queste isole divennero il teatro di sanguinosi scontri per ottenere il controllo tra le due flotte avversarie.
Dopo un sanguinoso e duro assedio e la distruzione di altre piantagioni di noce moscata, gli inglesi finalmente capitolarono. Nel 1667 rinunciarono definitivamente a qualsiasi rivendicazione sull’isola di Run. In cambio pretesero una dichiarazione formale dall’Olanda, la quale si impegnava a rinunciare a ogni diritto sulla penisola di Manhattan. In questo modo, New Amsterdam passò agli inglesi in cambio del monopolio della noce moscata e divenne New York.
Nonostante i duri sforzi per mantenere il monopolio, l’Olanda non riuscì a mantenerne a lungo il controllo del commercio della noce moscata e dei chiodi di garofano. Nel 1770 un diplomatico francese trafugò dalle Molucche degli esemplari di pianticelle dei chiodi di garofano e le portò con sé nell’arcipelago della Mauritius, colonia francese. Qui le piante trovarono un habitat favorevole e in breve tempo si diffusero ben presto lungo le coste dell’Africa orientale. In breve tempo dall’isola di Zanzibar cominciarono a partire carichi di chiodi di garofano per l’esportazione. La noce moscata, invece, venne introdotta a Singapore e nelle Indie Occidentali dagli inglesi. La introdussero anche sull’isola caraibica di Grenada che divenne il maggior produttore mondiale di questa spezia.
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P. Le Couteur, J. Burreson, I bottoni di Napoleone – come diciassette molecole hanno cambiato la storia, Tea