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Lo spauracchio del gender e i libri proibiti

Da Bianza Pitzorno a Francesca Pardi. Quali sono stati i libri censurati perché considerati scomodi e travianti?

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Recentemente siamo tornati a sentir parlare di teoria del gender annidata nei libri per bambini: il mese scorso, infatti, la nota scrittrice Bianca Pitzorno, autrice di veri e propri classici della letteratura per ragazzi come L’incredibile storia di Lavinia o Extraterrestre alla pari, ha scoperto con un certo stupore di essere stata accusata di essere una «profetessa del gender». Il motivo? Poche righe del suo Ascolta il mio cuore, in cui la protagonista, Prisca, ha una discussione col fratello maggiore, che le dice che non potrà fare nessuna delle professioni che le piacciono perché sono «da maschio». Prisca a quel punto gli risponde provocatoriamente che allora cambierà sesso.

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La scrittrice Bianca Pitzorno.

Con questo passaggio Pitzorno mostra semplicemente quanto è ridicolo che si pensi che esistano mestieri adatti agli uomini e altri adatti alle donne, ma alcuni genitori sono rimasti scandalizzati e hanno chiesto che il libro venisse ritirato dalle biblioteche scolastiche e mai più fatto leggere a dei bambini. Nel 2018, l’accaduto farebbe quasi sorridere, se non fosse che si tratta solo dell’ultimo episodio di una lunga serie.

Lo spauracchio della teoria gender

Tutto è cominciato, come ricorda la filosofa Michela Marzano nel suo Papà, mamma e gender, quando l’associazione ProVita ha realizzato nel 2015 uno spot in cui i genitori venivano messi in guardia dai pericoli della fantomatica «ideologia gender», che sarebbe diventata parte integrante dei programmi scolastici riformati. Nello spot, si spiegava che questa ideologia avrebbe subdolamente insegnato ai più piccoli che ognuno poteva scegliere liberamente se essere uomo o donna (e di conseguenza cambiare sesso se e quando voleva) e che addirittura era normale avere rapporti sessuali fin da piccoli. Come è ovvio, molti genitori si sono allarmati. Peccato che in realtà non esista nessuna teoria o ideologia gender da cui proteggere i propri figli.

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Quello che è vero è che viviamo in un periodo in cui si riscontra una sempre maggior consapevolezza sulle questioni di genere e in cui si sta pian piano sviluppando una cultura del rispetto verso qualunque orientamento sessuale o identità di genere, benché su questo l’Italia sia ancora indietro rispetto ad altri Paesi europei. Quello che si sta provando a insegnare ai più piccoli, attraverso la scuola o anche attraverso i libri per bambini, è che maschi e femmine sono uguali. Per uguali non si intende biologicamente identici, questo è ovvio: si intende che non esiste alcuna attività «da maschio» o «da femmina», in nessun ambito, e che quindi ognuno dovrebbe essere sempre lasciato libero, fin dall’infanzia, di fare i giochi o praticare gli sport che preferisce, a prescindere dal suo sesso.

Lungi dal voler traviare i bambini o – come qualcuno è arrivato a dire – «omosessualizzare» la società, un’educazione di questo tipo aiuterebbe le bambine a capire che possono preferire le macchinine alle Barbie, e i bambini si renderebbero conto che non c’è niente di male nell’amare la danza classica e non il calcio. Educheremmo una generazione di futuri adulti liberi dagli stereotipi e rispettosi delle diversità.

I libri messi all’indice

Come ben si sa, molto si può imparare fin da piccoli anche leggendo un libro. Lo sanno perfettamente anche i paladini del No Gender, che negli ultimi anni hanno spesso invocato una vera e propria censura dei libri considerati travianti. Oltre alla già citata Pitzorno, altri autori sono finiti nel mirino dei No Gender, prima fra tutti Francesca Pardi con il suo Piccolo uovo illustrato da Altan, storia di un uovo che prima di venire al mondo fa un giro sulla Terra per scoprire che cos’è una famiglia, e che scopre che esistono, oltre alle tradizionali famiglie con una mamma e un papà, anche famiglie con un genitore solo o famiglie omogenitoriali. Un vero e proprio inno alla diversità e alla sua bellezza.

Il libro non è invece piaciuto al sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, che nell’estate 2015 ha chiesto di ritirare dalle scuole tutti i libri che in qualche modo introducessero la tematica della gender equality, scatenando forti polemiche. È possibile nell’Italia del XXI secolo imporre una censura, mettere all’indice libri considerati scomodi? Altro libro contestato è Piccolo blu e piccolo giallo di Leo Lionni, delicata storia di amicizia tra due macchie colorate in cui qualcuno ha visto un’allusione tra le righe al sesso. Forse, spesso la malizia è solo negli occhi di chi guarda.

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Purtroppo non è finita qui. Lo scorso febbraio un candidato del Popolo della Famiglia, Lorenzo Damiano, ha promesso che avrebbe bruciato sulla pubblica piazza i libri gender se fosse stato eletto. Un’affermazione che a molti ha ricordato i roghi di libri che effettivamente erano all’ordine del giorno nella Germania del Terzo Reich.

Alzare la voce per il rispetto dell’altro

La speranza è che questa storia di libri messi all’indice, in un clima quasi da Inquisizione spagnola, finisca presto. Un po’ di fiducia viene dal successo che ha riscosso tra gli adolescenti il romanzo Un bacio di Ivan Cotroneo: una storia potente sui risvolti tragici che può avere il bullismo omofobico, da cui è stato tratto un film nel 2016, con tanto di colonna sonora firmata dal bravissimo Mika.

Il Bus della Libertà.

Altro barlume di speranza viene dal fatto che il Bus della Libertà (promosso da associazioni come Generazione Famiglia e CitizenGo), che ha girato l’Italia in lungo e in largo nei mesi scorsi, non ha ricevuto l’accoglienza calorosa che i suoi promotori speravano. In Italia siamo però ancora un po’ apatici, se si pensa che in altri Paesi, come la Spagna, un bus simile non è stato semplicemente ignorato: è stato duramente contestato. È giusto immaginare un mondo futuro in cui regni il rispetto per la diversità, in tutte le sue forme, ma prima sarebbe ancora più giusto se gli adulti di oggi alzassero la voce contro ogni tentativo di negare questa diversità, se non di metterla al rogo.

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Francesca Cerutti

Classe 1997, laureata in Lingue per l'impresa e specializzata in Traduzione. Sempre alla ricerca di storie che meritino di essere raccontate. Nel 2020 è stato pubblicato il suo romanzo d'esordio, «Noi quattro nel mondo».

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