Solo pochi giorni fa, l’8 gennaio, aveva compiuto 69 anni e, nello stesso giorno, è uscito quello che rimarrà il suo ultimo album, Blackstar. Ultimo, già, perché nella notte di oggi, lunedì 11 gennaio, si è spenta la rockstar britannica David Bowie. Da 18 mesi il cantante era in lotta con il cancro, che purtroppo alla fine ha avuto la meglio.
La notizia è stata diffusa dalla pagina Facebook ufficiale del cantante e, sebbene smentita dai fan, è stata in seguito confermata dalla moglie.
Il duca del rock, così si potrebbe definire l’artista londinese che ha incessantemente sperimentato il rinnovamento di un genere così pop. Memorabile il suo passaggio dalle atmosfere acid a quelle dance. Muovendosi come un camaleonte, il white duke ha assimilato, decade per decade, i generi più in voga nel mondo del rock, esasperandoli e reinterpretandoli. Così è stato per gli album psichedelici degli anni ’60, David Bowie (1967) e Space Oddity (1969) e per quelli glam dei primi Settanta, dal 1970 con The man who sold the world a Diamond Dogs (1974). In questi anni la sua personalità si sovrappone a Ziggy Stardust, ambiguo personaggio androgino che incarna uno dei mille volti della creatività di Bowie. Poi è la volta del Thin White Duke, il cantante dell’album Station to station (1976): gli impulsi del soul sprigionatisi nella seconda metà degli anni ’70 sono ora tutti assorbiti dall’eleganza di un altro David Bowie, che in comune coi precedenti alter ego ha solo l’imprevedibilità e il genio. Un suono così raffinato ed eterogeneo impressiona ancora di più nei concerti, dov’è impresa ardua riprodurre la stessa eleganza pulita raggiungibile nei lavori in studio.
È il periodo, quello alla fine dei Settanta, di stretta collaborazione con Brian Eno, ex membro dei Roxy Music con cui il duca David pubblica nello stesso 1977 prima Low e poi il mitico Heroes (in onore del quale il compositore classico Philipp Glass ha scritto la Heroes Simphony). A questa perla della musica lavora anche Robert Fripp, fondatore dei leggendari King Crimson: il disco regala una delle ballate più struggenti e stralunate del rock, un elegia per gli ultimi eroi del genere umano, con il muro di Berlino alle spalle. Addio al più sensibile dei re, addio a David Bowie che ha regalato il suo cuore all’arte della musica.
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