Il libro di Stefano Caserini apre una nuova visione su un mondo di cui non sappiamo ancora abbastanza: la relazione tra la sfera della nostra sessualità e intimità e il cambiamento climatico.
Molti si chiederanno che connessione possa esserci o se forse non si sta un attimo esagerando con questa storia dei cambiamenti climatici, permeando qualsiasi campo del reale.
La realtà che racconta Stefano Caserini però, è molto diversa e regala un punto di vista totalmente fuori da ogni previsione.
Il sesso e l’intimità fra gli esseri umani possono essere condizionati dai cambiamenti climatici? La risposta è si.
Ovviamente il primo pensiero che scatta leggendo il libro, già dal titolo, è: in quale misura attività come quelle sessuali, di innamoramento, di frequentazione, di condivisione dei progetti di vita, di riproduzione, possono essere interessate da un clima che si trasforma e che lo sta facendo molto velocemente negli ultimi anni?
L’analisi di Stefano Caserini è attenta e vaglia molte ipotesi portando con sé anche tanti esempi.
Stefano Caserini è un ingegnere ambientale e dottore di ricerca, quindi stando ai fatti, la persona meglio quotata per fare il punto su questa situazione.
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Make love, not co2
Uno degli ultimi capitoli del saggio di Stefano Caserini, Sex and the climate – Quello che nessuno vi ha ancora spiegato sui cambiamenti climatici, edito da People nel 2022 porta il nome di uno degli slogan usati dal movimento Fridays For Future Italia in un tweet pubblicato il giorno di San Valentino del 2021, che recitava così: «Di anno in anno un #SanValentino sempre più #hot. Make love, not co2».
La proposta si riferisce senza dubbio al desiderio di condividere maggiori momenti di intimità, limitando la corsa frenetica che la società capitalista ha trasmesso con l’ansia di dover produrre per poi consumare e ancora produrre ad ogni costo.
Persone maggiormente gratificate dal punto di vista sessuale sono anche persone che hanno meno bisogno di farsi travolgere dallo shopping compulsivo.
Ma è vero anche, come ricorda Stefano Caserini (cfr pp. 148-149) che possedere o imperfonificare uno status quo rende le persone più attraenti.
Soprattutto in Occidente, possedere l’ultimo modello di automobile super potente o device di brand cool del mercato o ancora tanti abiti, magari acquistati da un’azienda di fast fashion, aumenterebbe le possibilità di questi soggetti di avere delle relazioni sessuali.
Di fatti, l’analisi di Stefano Caserini non fa una piega: nella società del consumo, il possesso di beni materiali è di cruciale importanza per avere un posto nella società e più alto è quel posto, più si risulta attraenti agli occhi degli altri, aumentando così le possibilità di avere una relazione sessuale occasionale o una relazione amorosa stabile.
Sicuramente una soluzione potrebbe essere quella di “dematerializzare” lo status quo, diminuendo così le emissioni di gas climalteranti, ricorrendo alla digitalizzazione.
Questo processo è già in corso: il maggior numero di like, una cospicua community di follower o un bel feed nell’account Instagram, sono metriche reputate considerabli al fine dell’avvio di una chat per un incontro sessuale occasionale.
È anche vero però, che molte di queste chat o del numero di like emessi a favore di qualcuno, spesso non si concretizzano in incontri reali, aumentando così il senso di frustrazione per non sentirsi fisicamente e, quindi, realmente appagati.
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La co2 rende stupidi e quindi meno attraenti?
L’odio e l’aggressività sono generalmente associati alla stupidità, alla scarsa lucidità e razionalità; è quindi possibile presumere che a maggiori concentrazioni di co2, riducendosi le capacità intellettive, la gente si odierà di più, sarà più aggressiva, meno disponibile a volersi bene. (p.19)
È fuori da ogni dubbio che un sentimento generale e condiviso di rabbia e ingiustizia per gli effetti dei cambiamenti climatici apporta malessere alla comunità, rendendo le persone ovviamente meno propense ad avere delle relazioni o a desiderare di proliferare.
Vedere il mondo come lo si è fino ad allora conosciuto ed esperito, cambiare, modificarsi e non dare più garanzie di sopravvivenza sia nel presente, né tantomeno nel futuro, acuisce un senso di ira e di aggressività anche nei confronti dei propri simili che non è facile da gestire.
Inoltre, attacchi di panico o di ansia dovuti alla condizione generale alimentano sentimenti di profonda sfiducia nel genere umano e nelle prospettive di un domani che appare sempre più nero e offuscato. È chiaro, pertanto, che i cambiamenti climatici che si stanno già vivendo e che continueranno ad avere conseguenze importanti nella vita non solo degli esseri umani, ma di tutto il pianeta, non facilitano le relazioni, anzi. Addirittura, come ricorda Stefano Caserini a p. 73:
In condizioni di stress termico, la fertilità diminuisce, più o meno per gli stessi motivi per cui, quando ci sono le ondate di calore, le mucche producono un terzo di latte in meno rispetto alle giornate con temperature nella norma.
Di qui si deduce che anche per gli esseri umani la situazione non promette nulla di buono: con l’aumento delle temperature non si è molto predisposti a fare sesso, ad avere contatti ravvicinati con altri umani, anzi quello stesso contatto infastidisce e innervosisce, oltre a diminuire la produzione di spermatozoii, rendendo così gli uomini meno fertili.
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A più riprese, nel corso del saggio, Stefano Caserini ricorda che i rapporti sessuali, ma anche la vita di coppia, non incidono in maniera grave sull’alterazione del clima.
Avere un rapporto sessuale comporta un maggiore consumo energetico rispetto alla norma, come ricorda Stefano Caserini a p.35: Il consumo energetico medio è di 101 kilocalorie per gli uomini e di 69 kcal per le donne, in un rapporto medio di trenta minuti.
Teoricamente persone che sprecano più calorie dovrebbero avere bisogno di maggiori quantità di cibo e quindi maggiori consumi sia nell’agricoltura che nell’allevamento mondiale.
Ma, per capirci, preso singolarmente nessun essere umano è potenzialmente pericoloso per il pianeta; il problema deriva, però, dalla condivisione di atteggiamenti climalteranti e il sesso, in sé per sé, non è fra questi.
Se consideriamo, invece, tutto il comparto legato all’educazione e alla salute sessuale, oggi il sesso non è un comportamento sostenibile per moltissimi esseri umani. Nelle aree più povere e quindi meno se non per niente alfabetizzate del mondo, sono ancora molto diffuse malattie a trasmissione sessuale e soprattutto le donne sono ancora considerate oggetti del piacere maschile o merce di scambio per il mantenimento dei rapporti nella società.
Dunque, se si intende la sostenibilità come concetto necessario non solo a livello ambientale, ma anche sociale, il sesso può avere aspetti poco sostenibili ancora oggi, inducendo molti disagi, finanche morti, tra le persone più esposte, come donne e adolescenti.
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Dal saggio di Stefano Caserini si evince che sicuramente l’avvicendarsi di eventi catastrofici a sfondo climatico a danno di tutte le specie viventi, esseri umani compresi, non faciliterà le relazioni personali, men che mai quelle sessuali.
Molte specie sono condannate all’estinzione per via dell’aumento delle temperature in tutto il globo terracqueo: questo potrebbe portare alla distruzione di interi ecosistemi e alla modificazione degli equilibri vitali come oggi li conosciamo.
Uno stato di allerta causa una minore tranquillità e quindi, come effetto, una più bassa possibilità alla propensione di iniziare storie d’amore o nel volere figli.
Inoltre il sovraffollamento del pianeta, visto che la popolazione mondiale sfiora gli otto miliardi, non renderà facile il reperimento di risorse, dato il loro sempre più costante scarseggiare.
Il consiglio di Stefano Caserini è quello di godersi il momento, senza lasciarsi sopraffare, ma con un atteggiamento propositivo cercare di coltivare la resilienza nei confronti di uno stato di cose la cui trasformazione è inevitabile, oltre che già in atto.
Adattarsi ai cambiamenti non è semplice, ma l’essere umano ci è sempre riuscito. E probabilmente dovremmo provarci anche questa volta, facendo rete e proteggendo, anche se questo sembra complesso, l’unica cosa che ci rende effettivamente umani, ovvero le relazioni.
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Cavolo, il sesso come elemento di alterazione della CO2…una mezza sega accademica o un fottuto biosexwoke? Mai sentito che le scopate fino ad oggi fatte da tutta l’ umanità potessero esser prese come indicatore del cambiamento climatico, chesso’…”gli esquimesi sono sempre stati pochissimi perché se scopassero in troppi si scioglie tutta la calotta polare”, ecco…cmq, per inciso, anche la digitalizzazione (magari una dematerializzazione status quo tramite..iOS!) rende stupidi e meno attraenti con lo svantaggio di dover fare più attività onanistica del dovuto. Mi sovviene, piuttosto, quel saggio spot che recitava: Anto’, fa caldo…” invitando allo slow sex ed ai cari e vecchi hot times. Where have all the hot times gone? Infine, ma sti czz’ di spermatozoi che si riducono, devono prendersela con i jeans stretti degli ’80 o con le imperanti microplastiche e gli agenti climatici odierni?