In occasione del progetto #ioleggoperchè, presentato oggi, 9 febbraio 2015, a Milano, l’Associazione italiana editori ha presentato i dati Istat circa la situazione della lettura in Italia.
La situazione non è delle migliori, anzi. L’Italia, bel paese culla della cultura e soprattutto nutrice di grandi scrittori (dal più remoto passato al più recente presente) perde lettori.
I numeri parlano chiaro: nel 2014 sono uscite dal mercato della lettura quasi 820 mila persone. La percentuale di chi legge libri è scesa dal 43%, registrato nel 2013 al 41,1% del 2014.
Secondo i dati raccolti le donne leggono di più degli uomini ed a livello geografico il nord legge più del sud, anche se nel 2014 si registrano cali soprattutto al nord-est.
Una notizia rassicurante c’è: i lettori più agguerriti sono i giovani, con percentuali che fanno sperare che sia possibile una ripresa della lettura grazie alla spinta delle nuove generazioni.
Infatti legge almeno un libro all’anno il 53,5% dei ragazzi tra gli 11 ed i 14 anni, il 51,1% di quelli tra i 15 e i 17 anni, il 51,7% dei 18enni e dei 19enni.
Nonostante la speranza affidata ai ragazzi, i risultati spingono a domandarsi perché l’italiano medio abbia sempre meno tempo da dedicare alla lettura. Probabilmente si preferisce occupare il tempo libero con attività che richiedano un minor sforzo di concentrazione, come il guardare la televisione.
“Davanti a noi abbiamo una platea sterminata di persone da convincere al fatto che leggere non è una cosa faticosa come i più ritengono”, dichiara il presidente dell’Associazione italiana editori, Marco Polillo, “ma è importante, divertente ed utile, e va coltivata con passione.”.
Forse val proprio la pena di chiedersi, assieme a Manzoni ed agli autori e promotori di cultura: “Ma, quando io avrò durata l’eroica fatica di trascriver questa storia da questo dilavato e graffiato autografo, e l’avrò data, come si suol dire, alla luce, si troverà poi chi duri la fatica di leggerla?” (A. Manzoni, Promessi Sposi ndr.)
C.M.
