Dopo la manifestazione dello scorso 20 Giugno, il panico da “teoria gender” scorre ormai incontrollato. Sempre di più sono le associazioni (soprattutto cattoliche, ma non soltanto) che puntano il dito contro lo “sterco del demonio”, convinte che a settembre ogni scuola comincerà a indottrinare i bambini con teorie elaborate dalle “lobby gay”, costringendo i maschi a portare vestitini rosa e le femmine a giocare a calcio contro la loro volontà. E i genitori sono sempre più preoccupati.
Negli ultimi giorni il bersaglio è stato il ddl de La Buona Scuola, recentemente approvato, che conterrebbe secondo molti l’invito a istituire cicli di lezioni basati sulle teorie di genere. Il punto incriminato è il comma 16 del decreto che recita: «Il piano triennale dell’offerta formativa assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni […]». L’obiettivo, come può leggere da sé chiunque sappia comprendere l’italiano e come dichiarato dalla senatrice del Pd, nonché Vicepresidente di Palazzo Madama, Valeria Fedeli – ideatrice del progetto inglobato nella riforma scolastica – è in realtà quello di promuovere la parità tra uomo e donna superando gli stereotipi e di prevenire qualsiasi tipo di violenza di genere o discriminazione. Ma in questo punto si è voluto vedere il tentativo, nascosto da buoni sentimenti, di inserire nella scuola l’insegnamento della “teoria gender”. Ed è scattato l’allarmismo.
L’ultima manifestazione di questa sorta di psicosi, fortunatamente non ancora diffusa a livelli massicci, è il documento “Linee guida per i genitori”, ovvero: manuale di sopravvivenza al gender (qui il PDF integrale). Il documento è apparso sulla pagina Facebook dell’associazione ProVita, che però si dissocia dal contenuto: oltre alle indicazioni in tre punti per i genitori su come proteggere la propria prole dai diabolici programmi educativi scolastici, contiene anche una diffida da inviare al Dirigente Scolastico, che vieta di sottoporre ai bambini lezioni basate su “ideologie di genere” senza consenso scritto. La motivazione è spiegata diffusamente nel terzo punto delle “Linee guida”: i genitori devono controllare «SE [il POF] CONTIENE PAROLE COME: educazione al rispetto delle diversità o educazione di genere o educazione sessuale (parole usate per non dire gender, ma che significano proprio quello), e se lo contiene vuol dire che i vostri figli saranno istigati all’omosessualità, che saranno invitati alla masturbazione precoce fin dalla culla, che potrebbero essere obbligati ad assistere a proiezioni di filmati pornografici, fino ad arrivare a correre il rischio di sentirsi obbligati ad avere rapporti carnali con bambini dello stesso sesso» (maiuscole e grassetto nell’originale).
Il testo si commenta da solo, così, nella speranza che nessuno voglia veramente credere che in una scuola si obbligherebbero i bambini ad avere rapporti sessuali, invitiamo a farsi due risate sul contenuto. Ma, al di là delle assurdità contenute nel documento, c’è un punto davvero preoccupante: il fatto che si stia stabilendo sempre di più l’equazione “educazione sessuale = educazione al peccato e alla perdizione”. Ognuno è libero di avere le proprie opinioni (nel rispetto di quelle degli altri) e di certo nessuno può pretendere di possedere la Verità assoluta su argomenti così sensibili, ma è fondamentale che non si dimentichi quanto sia importante una corretta educazione all’affettività e alla sessualità, educazione nella quale la scuola gioca un ruolo fondamentale. La consapevolezza del proprio corpo e dei cambiamenti che avverranno in esso durante l’adolescenza, i rischi che si corrono avendo un rapporto non protetto, il rispetto che si deve avere nei confronti del partner sono informazioni fondamentali che, purtroppo, la maggior parte degli adolescenti e a volte anche degli adulti dimostra di non avere. Basta dare una rapida occhiata alle domande di Yahoo Answer: i dubbi riguardanti i rapporti sessuali fanno spesso sorridere, ma devono fare anche riflettere.
In queste settimane stiamo assistendo alla diffusione di una teoria che, ricordiamolo, non esiste e l’impressione è proprio che ci sia chi se ne stia approfittando per fomentare il panico, convincendo i genitori che la scuola non sia un posto sicuro per i loro bambini. E purtroppo, per quanto assurdo possa sembrare lo scenario di una maestra che costringe i propri alunni a guardare filmini pornografici, queste associazioni trovano un seguito perché è fin troppo facile passare dalla parte della ragione al grido di “Pensiamo ai bambini!”.
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[…] padri feriti nel loro orgoglio virile. Bufale e notizie gonfiate vengono trasmesse sui giornali, i comitati di genitori inferociti si riuniscono fuori dalle scuole e minacciano di ritirare il proprio pargolo in mancanza di […]