Se la prima impressione è quella che conta, allora la scrittrice Banana Yoshimoto ha sicuramente centrato l’obiettivo, stupendo attraverso la scelta di un nome e di uno stile inconfondibili e ironici. Mahoko “Banana” Yoshimoto è una scrittrice giapponese nata a Tokyo il 24 luglio 1964, figlia di Takaaki Yoshimoto, uno dei più importanti filosofi giapponesi degli anni ’60. Appassionata di letteratura fin dall’infanzia, la Yoshimoto scelse di firmarsi con lo pseudonimo “Banana” ai tempi dell’università, la Nihon University, dove si specializzò in letteratura.
La scelta di questo nome deriva dalla natura colorata e allegra della parola stessa, volutamente ironica e soprattutto androgina. La giovane Yoshimoto intraprenderà la carriera da scrittrice nel 1987, mentre lavora come cameriera in un golf-club, iniziando la stesura del suo primo e più celebrato romanzo: Kitchen. L’origine di quest’opera deriva, come il nome stesso suggerisce, dalla grande passione che la scrittrice nutre per la cucina, intesa sia come pratica culinaria, sia come luogo vero e proprio. Per la Yoshimoto, infatti, la cucina rappresenta il cuore pulsante della casa, il luogo di condivisione e calore per eccellenza, e il cibo è una cura infallibile, un unguento contro il dolore, nonché una finestra aperta sul passato. Il successo di Kitchen è immediato e, oltre alle numerose ristampe, usciranno anche due adattamenti cinematografici.
La scrittura della Yoshimoto è già perfettamente delineata fin dal principio della sua carriera, sebbene si assiste a una graduale ma profonda crescita nel corso degli anni. È una scrittura estremamente leggera, come una piuma, che aleggia dolcemente sulle profonde e controverse tematiche della vita. La solitudine, la perdita, l’amore, la sessualità e l’amicizia, sono fra i suoi temi prediletti, mai abbandonati in nessun romanzo, e tuttavia mai scontati. La grande capacità della Yoshimoto risiede nella sua maestria nel saper esprimere la vita, nel dare libero sfogo al confuso scorrere dell’esistenza, in modo assolutamente semplice e diretto, senza troppe complicazioni. Forse proprio questa sua leggerezza permette al lettore di immedesimarsi perfettamente nei suoi personaggi, nei loro dolori e nelle loro storie, tanto simili a quelle di ciascuno di noi, tanto vere da poter essere le nostre.
Sebbene la critica non la ritenga ancora una “grande” scrittrice, Banana Yoshimoto è un’autrice di fama internazionale, amata da moltissimi lettori, e i suoi libri vengono tradotti e pubblicati in ogni parte del mondo.
Dopo l’uscita di Kitchen, l’ascesa della scrittrice fu inarrestabile. Da Sonno Profondo a Presagio Triste, passando per Tsugumi, Ricordi di un Vicolo Cieco, Amrita e L’abito di Piume, la Yoshimoto racconta una grande varietà di storie, storie di giovani amori, di grandi lutti, di dubbi esistenziali e di ricordi nascosti, il tutto sullo sfondo dell’immancabile e amato Giappone, anch’esso protagonista fondamentale della sua produzione.
La terra natia infatti incarna perfettamente i sentimenti che vi risiedono: così Tokyo è confusa, caotica, un’indeterminatezza di sentimenti dolorosi e di solitudini, mentre i piccoli villaggi rurali sono la culla che protegge il passato, dolce o amaro che sia, sono la realtà custode dell’identità e delle origini, sono il nido e la famiglia.
Spesso paragonata alle atmosfere Manga, l’opera della Yoshimoto, che spazia dal romanzo al racconto, fino al saggio, è profonda e intensa, ispirata dalle parole di Truman Capote e Isaac Bashevis Singer (e da Stephen King negli anni giovanili). È un’opera sensoriale, che stimola i nostri sensi, percepiamo il calore dei fornelli e il profumo di una zuppa calda, vediamo i riflessi lunari infrangersi in ruscelli fuori dalle nostre finestre, e la consistenza stessa della vita che stringiamo fra le mani.
Sebbene molto riservata riguardo la sua vita privata, la Yoshimoto è invece molto chiara ed esplicita sul suo lavoro, avendo dichiarato più volte di aspirare al Nobel, e sebbene la critica, come detto,non l’abbia mai annoverata fra i più importanti autori dei nostri tempi, Banana Yoshimoto ha comunque conquistato il pubblico, che si rivela sempre fedele e ammaliato dal suo lavoro. Con all’attivo una vasta produzione di romanzi e racconti, la Yoshimoto è una viaggiatrice che osserva da turista le esistenze altrui, per raccontarle con maestria in un grande e vario diario di viaggio. È la portavoce di quella vita troppo complicata, di quei sentimenti inespressi, di quelle storie vere ma che non si possono raccontare. Banana Yoshimoto ha saputo creare un mondo letterario che funge da specchio dell’esistenza, e chiunque prenderà un suo libro fra la mani, girerà le pagine e vi si specchiera dentro, vedrà irrimediabilmente e semplicemente se stesso.