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Scandalo a Cannes: gli 8 film più hot nella storia del Festival

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5 minuti di lettura

Ogni edizione che si rispetti ha un film scandalo che la precede. Il Festival di Cannes ha da sempre ospitato almeno una pellicola dagli ingredienti di sesso, perversioni e sangue ben dosati tra loro, pronti a dar vita a un mix letale capace di far parlare di sé ancor prima della visione. Nel 2015 era bastato leggere tra i nomi attesi alla Croisette quello del regista Gaspar Noé per capire che Love avrebbe sbaragliato qualsiasi presunta concorrenza. Il cineasta autore dello stupro a Monica Bellucci in Irréversible non avrebbe potuto certo passare inosservato, consegnando alla futura memoria del festival quello che molti non hanno esitato a definire un porno in 3D, relegato per questo, mogio mogio, a far da apripista alle proiezioni di mezzanotte.

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The Neon Demon www.digitalspy.com

Nell’edizione 2016, la ricerca dello scandalo al Festival si presenta più fiacca, con un solo titolo in lizza per competere alla Palma d’oro del bollino rosso; si tratta di The Neon Demon di Nicolas Winding Refn, regista danese sbarcato a Los Angeles per raccontare il lato torbido del fashion system. Protagonista è l’angelica Elle Fanning, ex bambina prodigio sorella dell’altrettanto baby Mozart Dakota. Smessi i panni della Bella addormentata nel bosco nel kolossal Disney Maleficient, la biondissima diciottenne si mostra in tutta la sua algida e malvagia bellezza, in un horror in cui il sangue, l’ambiguità e le atmosfere patinate alla David LaChapelle potrebbero dare alla testa.

Tuttavia ogni edizione, dome dicevamo, ha il suo film “caldo”. Da Paul Verhoeven (qualcuno ricorda Basic Instinct e una certa accavallata di gambe?) a Michael Haneke, ne sono passati di spiriti bollenti nella kermesse. Riviviamoli in una breve carrellata ad alto tasso erotico, in attesa di scoprire eventuali new entry hot nell’edizione 2016.

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BASIC INSTINCT, PAUL VERHOEVEN, 1992

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Basic Instinct, regia di Paul Verhoeven, 1992

Sharon Stone è l’attrice con il QI più alto tra le sue colleghe eppure continua ad essere ricordata come la sexy criminale che seduce il mondo e Michael Douglas accavallando le gambe durante un interrogatorio in cui non indossa le mutandine. Il film è in realtà zeppo di scene di scene di sesso assolutamente esplicite ed eccitanti, con la Stone e il detective Douglas avvinghiati corpo a corpo su una pista da ballo o ampiamente ricoperti di sudore mentre si destreggiano su letti con testiere in ferro e tappeti stesi davanti al caminetto. Altrettanto bollenti i passaggi di amore saffico tra la conturbante scrittrice e la sua fotocopia bionda Leilani Sarelle. E ancora, lo spintissimo rapporto anale tra Nick (Douglas) e la psicologa Beth (Jeanne Tripplehorn), l’orgasmo in posizione dell’amazzone per Sharon e altri “istinti di base” tratteggiati da Verhoeven con un vero e proprio processo di denudamento.

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KIDS, LARRY KLARK, 1995

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Bassifondi di New York, adolescenti, droga, sesso e niente rock n’roll. Concepito come documentario dai nobili scopi – svegliare le coscienze dinnanzi alla dilagante piaga dell’AIDS – il film racconta le vicende di Telly (Leo Fitzpatrick), «lo sverginatore compiaciuto» e sieropositivo, e Jennie (Chloë Sevigny), che ha contratto l’HIV dopo un rapporto non protetto col suddetto giovane. Prima di Ken Park, Larry Klark dà vita allo scandalo di raccontare che gli adolescenti non solo parlano di sesso, ma lo fanno anche, facendo arrossire il pubblico incravattato del Festival di Cannes.

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LA PIANISTA, MICHAEL HANEKE, 2001

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La pianista
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Dal premio Nobel Elfriede Jelinek, la trasposizione per il grande schermo de La pianista, storia di una donna sessualmente repressa e tormentata da perversioni sadomasochistiche e voyeuristiche (famosa la scena dell’aspirazione perversa dei fazzoletti intrisi di sperma di alcuni uomini di un Peep-Show). Quando ancora le Cinquanta Sfumature non erano un pensiero di bassa lega aleggiante nella mente di E.L. James, Michael Haneke porta in scena il rapporto dominatore-sottomessa di un’austera insegnante di piano e del suo allievo, preceduto da una serie di regole scritte (qualcuno ha detto contratto?) sulla natura sadomasochistica dell’unione. Prima di finire nel sangue il film mostra qualche cruda scena di abuso gradito, rivelando ancora una volta come il mix di sesso, perversioni e sangue possa dar vita a un cocktail micidiale in grado di esplodere.

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IRRÉVERSIBLE, GASPAR NOÉ, 2002

Irréversible
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Pellicola galeotta per Vincent Cassel e Monica Bellucci, che sul set dello scandalo si conobbero aprendo la strada al loro (ormai finito) matrimonio. A entrare negli annali della kermesse e della storia del cinema è la lunghissima scena di stupro ai danni dell’attrice italiana, consumatasi in un sottopassaggio buio ad opera di un magnaccia omosessuale e viscido. Dopo il trauma visivo il film decolla, e la videocamera di Noé coglie più volte Vincent e Monica nudi, a letto, mentre fingono schermaglie. Troppa naturalezza per un rapporto simulato, dicono alcuni, e in fondo ci piace pensare che sia così.

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THE BROWN BUNNY, VINCENT GALLO, 2003

The Brown Bunny
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Vincent Gallo e Chloë Sevigny deliziano la giuria del 56° Festival di Cannes con una scena di sesso orale non simulata ad opera di quella che all’epoca era la compagna nella vita dell’attore-regista. Proprio la prevista fellatio reale ha fatto correre a gambe levate le attrici precedentemente scelte per il ruolo di protagonista femminile, Kirsten Dunst e Winona Ryder. Benché concepito come film sulla fine di un amore che segna la vita intera, The Brown Bunny ha suscitato solo scandalo e tante critiche, per una kermesse mai troppo abituata alle pellicole bollenti.

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GIOVANE E BELLA, FRANÇOIS OZON, 2013

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Una splendida Marine Vacht è una giovane francese della classe media pronta a prostituirsi non per bisogno ma per curiosità esistenziale. Disagio adolescenziale e perdita di punti di riferimento per il gusto di poter dire «ho provato tutto nella vita». L’eco delle baby squillo della Roma bene risuona nei proiettori.

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LA VITA DI ADELE, ABDELLATIF KECHICHE, 2013

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Vincitore della Palma d’oro, il film di Kechiche ha sconvolto e scosso la giuria del Festival. Protagoniste due sensualissime Adele Exarchopoulos e Lea Seydoux, poste al centro di una relazione omosessuale e dolorosa. Sottoposte a una pressione non da poco, le attrici non l’hanno mandata a dire al regista, ossessionato dal rendere le scene il più realistiche possibili e per questo criticato dall’autrice del fumetto da cui il film è tratto («un’interpretazione di voyeurismo maschile») e da altre personalità («scene quasi da film pornografico per pubblico maschile»).

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LOVE, GASPAR NOÉ, 2015

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Porno in 3D, cinema ai limiti dell’osceno; dopo Irréversible il povero Noé incappa di nuovo nel bollino rosso da proiezioni di mezzanotte. Annunciata da una locandina con bacio umido a tre e/o pene in erezione con gocce di sperma, la pellicola del regista argentino dà il meglio di sé in quanto atmosfere bollenti: corpi nudi, amplessi, masturbazioni, blowjob, facial, dark room, threesome, rapporti con trans e anche una penetrazione vista dall’interno, come una colonscopia. Il tutto condito dalle parole del protagonista su sesso, sperma e sangue: «Le cose fondamentali della vita».

Ginevra Amadio

Ginevra Amadio nasce nel 1992 a Roma, dove vive e lavora. Si è laureata in Filologia Moderna presso l’Università di Roma La Sapienza con una tesi sul rapporto tra letteratura, movimenti sociali e violenza politica degli anni Settanta. È giornalista pubblicista e collabora con riviste culturali occupandosi prevalentemente di cinema, letteratura e rapporto tra le arti. Ha pubblicato tra gli altri per Treccani.it – Lingua Italiana, Frammenti Rivista, Oblio – Osservatorio Bibliografico della Letteratura Otto-novecentesca (di cui è anche membro di redazione), la rivista del Premio Giovanni Comisso, Cultura&dintorni. Lavora come Ufficio stampa e media. Nel luglio 2021 ha fatto parte della giuria di Cinelido – Festival del cinema italiano dedicato al cortometraggio. Un suo racconto è stato pubblicato in “Costola sarà lei!”, antologia edita da Il Poligrafo (2021).

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