Parlare dei luoghi da cartolina in modo originale è difficile. Non si può scrivere turismo mordi e fuggi, non si può rimpiangere un ritmo di vita a misura d’uomo, non si può nemmeno fare del virtuosismo stilistico descrivendo le dolci colline senesi al sapore di vernaccia, zafferano e cinghiale.
Il viaggiatore non automunito sarà lo stesso piacevolmente suggestionato dal fatto che a San Gimignano non c’è la stazione. Si scende a Poggibonsi e si aspetta il bus che dondolando tra le suddette colline toscane conduce davanti a Porta San Giovanni, il posto migliore da cui cominciare. Da qui parte la lunga arteria rettilinea che si addentra nella città in impercettibile pendenza, accogliendo come affluenti tanti vicoletti suggestivi. Un piano alternativo consiste nel deviare a destra tenendosi fuori dalle mura e perdersi un po’ tra i gatti e gli sguardi dei sangimignanesi, rientrando poi dal lato orientale. In questo caso merita un passaggio la chiesetta di San Lorenzo in Ponte.
In un modo o nell’altro si arriva lo stesso lassù, in Piazza della Cisterna, un posto di bellezza intensa anche se strapiena di bambini che urlano. Forse perché proprio l’affollamento ricorda al nostro inconscio collettivo quanto questo luogo fosse caotico tra Tredicesimo e Quattordicesimo secolo, quando i mercanti locali si spingevano fino a Gerusalemme per vendere lo zafferano, arricchirsi e costruirsi tante belle case-torri. E poi c’è il gelato di Dondoli, che a detta di quasi tutti i toscani che ho conosciuto (e io non li contraddico) è il migliore della regione.
Dietro l’angolo, dopo un bel passaggio coperto, c’è anche un gioiellino che si chiama SanGimignano1300, piccolissimo museo la cui attrattiva centrale è un modello in scala del borgo medievale al massimo dello splendore, e che ospita esposizioni temporanee e laboratori.
Se la folla non è fastidiosa è il momento di fare qualche altro passo verso Piazza Duomo (che in realtà duomo non è mai stato). Gli scorci da qualunque angolo meritano parecchie foto, con lo sguardo in alto. Da buona piazza medievale, anche questa ospita il centro religioso e amministrativo del borgo: la Collegiata e i due Palazzi del podestà (vecchio, in faccia alla chiesa, e nuovo, meglio definito Palazzo del Popolo o Palazzo comunale).
A seconda dell’umore è il momento di organizzare le visite agli edifici che vi circondano: la Collegiata, con la cappella di Santa Fina e un ciclo di affreschi tra i più belli di Toscana, merita tempo e spirito di contemplazione, più del Museo di arte sacra. Non ci si può perdere nemmeno il Palazzo comunale, di cui è rimasto molto dell’atmosfera di Età comunale grazie alle pochissime stratificazioni successive. Regina incontrastata è la Torre Grossa che sovrasta il palazzo. In questo caso vale davvero la pena confrontarsi con le proprie vertigini, mettere pian piano un piede davanti all’altro e conquistare i 54 metri di altezza in ogni stagione. In inverno, con la quiete immota, e in estate, circondati dal canto degli storni sospinti dal brusio di turisti che viene da giù.
Dalla Piazza del Duomo si può imboccare Via San Matteo verso nord-ovest, che scende verso l’altro principale ingresso alla città. Lungo la via si trovano i posti per mangiare o bere qualcosa al miglior rapporto qualità-prezzo. Merita un salto anche Piazza Sant’Agostino, decisamente più tranquilla rispetto a quelle centrali. Ma per non andarsene senza rimpianti occorre aggirare il Duomo dal lato libero, passando per la piccola Piazza delle Erbe e imboccando la ripida rampa che conduce ad un’area dove gli edifici si fanno più radi: è la salita per il Parco della Rocca di Montestaffoli. Oltre ad ospitare eventi e mostre, se si è fortunati è qui che si trovano ombra, tranquillità e il panorama migliore. Caldamente consigliata al tramonto.
San Gimignano non è ancora consumata dal turismo come tanti amano far credere. C’è ancora vita reale, c’è una comunità come in qualsiasi centro abitato, appena dietro le arterie turistiche. Non si tratta tanto di andare a cercare gli angolini nascosti o gli scorci speciali, ma di fermarsi in un bar a chiacchierare con i locali o sedersi per una mezz’oretta a guardare chi passa. Forse il mio è un banale un invito a visitare questo posto tanto bello con serenità d’animo, ma è l’unico modo per goderselo davvero e rispettarlo.
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