Stanno facendo decisamente scalpore le ultimi notizie provenienti dal Ministero dell’Interno. È di ieri la proposta shock del neo-ministro Matteo Salvini di un «censimento dei Rom», poi ritrattato come «monitoraggio» a seguito delle durissime critiche venute da Partito Democratico, LeU, associazioni nomadi e Comunità ebraiche. Ma quella che sembra un’operazione di censimento etnico (in Italia, ci teniamo a ricordarlo, il censimento su base etnico non è consentito dalla legge) è solo l’ultima delle operazioni slogan del leader della Lega che, tra tweet vari e visite alle piazze italiane, sembra non essersi reso conto che la campagna elettorale è finita, e da un bel pezzo.
Dall’insediamento la Lega ci tiene particolarmente a rispettare le promesse fatte in campagna elettorale. Lo ha dimostrato anche quando, lo scorso 9 giugno, ha fatto la voce grossa impedendo lo sbarco in Italia della nave Aquarius, con oltre 600 migranti a bordo. Salvini non solo ha preso una posizione politica netta, ma ha tentato di ridimensionare le drammatiche condizioni di viaggio di chi è costretto a lasciare la propria terra in cerca di un futuro migliore. Lo ha fatto in televisione, sui social network, sui giornali dicendo che «la pacchia è finita» e che il viaggio sull’Aquarius e navi simili altro non è che «una crociera».
Mentre fioccano articoli di giornale che vantano una strategia vincente del leader del Carroccio (uno tra tutti l’editoriale di Andrea Scanzi sul Fatto Quotidiano: Salvini continua ad indovinarle tutte), e mentre un consistente pezzo del Nostro Paese accoglie con piacere le politiche della parte verde del governo del cambiamento, una parte dell’Italia non ci sta ed inizia a mobilitarsi. Lo fa nelle piazze (finalmente!), lo fa con l’appoggio di associazioni, di partiti politici, di amministrazioni locali, lo fa anche online.
In poche ore tantissime risposte
Le operazioni social contro le attuali politiche del ministro dell’Interno trovano spazio anche grazie ad alcuni hashtag e a iniziative volte a sensibilizzare una comunità che si dissocia. Uno dei più seguiti è #schedatecitutti, una semplice dichiarazione di dati personali (nome, cognome, luogo e data di nascita) per dire che, nel nostro piccolo, siamo contro ogni forma di discriminazione. Segue #hesnotmyminister, nato da un gruppo di giovanissimi a seguito dell’episodio dell’Aquarius (si può partecipare all’iniziativa qui: He’s not my minister), che consiste nel condividere su una piattaforma nazionale e sulla propria bacheca una foto riportante l’hashtag #hesnotmyminister (Lui non è il mio ministro).
Ieri a Montecitorio a Roma si è scesi in piazza con lo slogan #sullastessabarca; la settimana scorsa con #apriamoiporti e #umanitàperta (lanciato dal sito di informazione Valigia Blu) alcuni sindaci del Sud Italia via tweet (diventati poi virali) si erano dichiarati dichiarati pronti ad accogliere i migranti dell’Aquarius nelle loro città.
Spunti di riflessione
È sempre un tema difficile conciliare l’attività politica alla dimensione social. Diciamolo subito per evitare fraintendimenti: la politica fatta con i tweet, gli status, qualche foto su Instagram, non è la risposta alle domande del Paese. Facebook – dovremmo dirlo più spesso alla classe dirigente degli ultimi anni – non è nemmeno la sede opportuna per affrontare i grandi e complessi temi che oggi sono al centro del dibattito politico.
Tuttavia, in un’epoca in cui gran parte della comunicazione passa tramite internet e social network, iniziative del genere possono aiutare a creare una rete in modo trasversale e trasformare un piccolo impegno vissuto nella dimensione personale in un tassello per qualcosa di più grande.
A seguire link per approfondire. Avete almeno 5 buone ragioni per scendere in campo.
Salvini e il caso Regeni: “Sono più importanti i rapporti con l’Egitto”
Tweet dei Sindaci contro Salvini: pronti ad accogliere i migranti
La mobilitazione dei giovani #sullastessabarca
Salvini propone un censimento dei Rom
Su Twitter trionfa #umanitàperta