Robert Mapplethorpe

Il ritorno di Robert Mapplethorpe a Venezia: un’attesa durata più di trent’anni

Visitabile fino al 6 gennaio 2026 alle Stanze della Fotografia, sull'Isola di San Giorgio, la grande retrospettiva ripercorre le tappe della carriera del celebre fotografo statunitense

3 minuti di lettura

L’ultima grande mostra veneziana dedicata a Robert Mapplethorpe risale al 1992: curata da Germano Celant, segna un momento iconico negli affascinanti spazi di Palazzo Fortuny. Oggi, a oltre trent’anni di distanza, l’artista torna in laguna con una nuova retrospettiva alle Stanze della Fotografia, sull’Isola di San Giorgio.

Intitolata Robert Mapplethorpe. Le forme del classico, la mostra è curata da Denis Curti, direttore artistico dello spazio espositivo. Il progetto è promosso da Marsilio Arte e Fondazione Giorgio Cini in collaborazione con la Fondazione Robert Mapplethorpe di New York, in partnership con la Fondazione di Venezia, San Marco Group, Fontana Gruppo.

Robert Mapplethorpe
Robert Mapplethorpe, Self Portrait (1975)
Fonte: Robert Mapplethorpe Foundation. Used by permission.

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200 immagini, alcune delle quali presentate in Italia per la prima volta, inaugurano quella che sarà un’ampia trilogia. Per il 2026 sono infatti previste altre due esposizioni: Le forme del desiderio a Milano e Le forme della bellezza a Roma. Nella prima saranno presenti foto potenti e audaci, mentre l’esposizione di Roma si incentrerà sugli studi sulla bellezza intesa come classicità

Il percorso espositivo

A dare inizio alla retrospettiva sono i collage che l’artista realizza in giovane età, in cui combina immagini, disegni, simboli religiosi, abiti e materiali di vario tipo. Questi primi lavori introducono l’approccio innovativo dell’artista, che comincia a esplorare il corpo e le sue rappresentazioni, anticipando tematiche che esplorerà nel corso della sua carriera. A seguire, uno spazio dedicato a Patti Smith: amica, amante e confidente, i due condividono un intenso percorso artistico e una serie di esperienze, dalle giornate al Chelsea Hotel, simbolo della New York bohémien degli anni Sessanta e Settanta, alle passeggiate per le strade di Manhattan. Di questo Patti Smith ne parla nel suo memoir Just Kids, un libro che, come scrive il curatore Denis Curti nel catalogo edito da Marsilio Arte, non si può fare a meno di menzionare.

(…) Just Kids, un libro tenero e tragico allo stesso tempo. Patti Smith, in veste di scrittrice, racconta della sua storia di amore e amicizia, di crescita e forte complicità con Robert Mapplethorpe. Nelle sue parole c’è una commozione infinita, sempre lontana dalla nostalgia e dal rimpianto. Robert e Patti camminano per le strade di New York, si nutrono di cioccolate calde e, nei momenti più fortunati, di scrambled eggs. La loro vita è costellata di contraddizioni, scoperte, sfide, delusioni. Ognuno è dentro l’altro, anche se poi emergeranno delle differenze, ma la loro amicizia e il loro affetto sono destinati a rimanere intatti fino alla fine. Hanno bisogno l’uno dell’altra. 

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In queste pagine emerge l’animo sensibile dell’artista, i suoi sogni, il desiderio di potersi esprimere in piena libertà. L’erotismo crudo racchiuso nei suoi scatti si è spesso scontrato con la morale pubblica, che ha definito le sue fotografie provocatorie. Tuttavia Mapplethorpe, attraverso l’ambiguità dei suoi soggetti, cerca equilibrio, l’armonia delle forme dei più grandi scultori come Michelangelo, Bernini e Canova. L’intenzione di questa mostra è quindi quella di liberarlo dai cliché che lo dipingono come un artista controverso, spesso associato alla pornografia e alla sessualità esplicita.

Successivamente, uno spazio è dedicato a Lisa Lyon. Icona della bellezza androgina e bodybuilder, diventa una musa per l’artista, sfidando i canoni di bellezza tradizionali e rompendo gli stereotipi. Il percorso prosegue con una sezione dedicata agli autoritratti di Mapplethorpe: queste fotografie sono l’espressione di una ricerca interiore, ogni autoritratto è un’esperienza visiva che riflette l’introspezione del fotografo. Dalle eleganti pose si passa ai travestimenti da terrorista o da diavolo, fino ad arrivare alle versioni più recenti, con il volto scavato dalla malattia. Dopo aver sperimentato con la sua stessa immagine, si entra nel mondo dei ritratti, dove fotografa i suoi soggetti. Le composizioni, maniacali, fanno emergere i protagonisti, rendendoli quasi divini. Queste composizioni, ritornano anche nei nudi, sia maschili che femminili in cui le donne ritratte non sono mai vittime dello sguardo maschile, ma soggetti consapevoli del proprio corpo. Inoltre, una parte significativa della mostra è dedicata ai fiori, che ritrae con la stessa cura riservata agli esseri umani. Orchidee, calle e tulipani, evocano una sensualità che li trasforma in simboli di vita e desiderio, collegando la natura alla fisicità umana.

Robert Mapplethorpe
Robert Mapplethorpe, Isabella Rossellini (1988)
Fonte: Robert Mapplethorpe Foundation. Used by permission.

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Infine, la mostra si conclude con le statue. Mapplethorpe fotografa sculture classiche come se fossero corpi viventi che, grazie alla sua sensibilità per la luce e l’ombra, riesce a rendere morbidi e fragili, restituendo loro una sensualità che richiama la carne umana.

Da quest’ultima sala è possibile accedere al piano superiore, in cui in contemporanea è in corso l’esposizione Maurizio Galimberti tra Polaroid/Ready Made e le Lezioni Americane di Italo Calvino. Noto per i ritratti di star come Lady Gaga, Robert De Niro, Johnny Depp e Umberto Eco, Galimberti utilizza le polaroid per realizzare dei mosaici. Ogni singolo scatto è fondamentale, in quanto utile alla formazione di un risultato finale capace di restituire una visione d’insieme che offre una visione sfaccettata, frammentata e talvolta anche dinamica della realtà. 

Robert Mapplethorpe
Johnny Depp, lastra Polaroid, 2015, 50x60cm. By Maurizio Galimberti/Photomovie

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Dorasia Ippolito

Curiosa, iperattiva e appassionata d'arte, classe 2002, studentessa fuorisede di scenografia all'Accademia di Belle Arti di Venezia giornalmente tormentata dalla domanda "ma sei pugliese?".

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