Édouard Manet nacque a Parigi il 23 gennaio 1832 in una facoltosa famiglia dell’alta borghesia: il padre provò ad indirizzarlo prima alla carriera militare e poi a quella di magistrato ma il giovane Édouard decise di intraprendere, non senza difficoltà, lo studio delle Belle Arti, dapprima presso l’atelier di Thomas Couture. Fin da subito, tuttavia, Manet si dimostrò insofferente alla tradizionale pittura accademica caratterizzata da uno stile ecclettico e una predilezione per le tematiche classiche: l’artista preferiva dipingere ciò che poteva vedere e conoscere in prima persona, ciò che era vivo.
Questa è la base della rivoluzione artistica di Manet, al quale va riconosciuta l’importanza di aver posto le radici del movimento impressionista. La data di nascita dell’Impressionismo viene convenzionalmente indicata come il 1863, anno de La colazione sull’erba, olio su tela di grandi dimensioni (2,08m x 2,64m) oggi conservato al Musée d’Orsay. L’opera, appena realizzata, venne rifiutata insieme ad altre tremila dal Salon, la più importante esposizione di pittura e scultura dell’ambiente parigino dell’epoca. In seguito alle proteste di indignazione degli artisti esclusi, Napoleone III organizzò il Salon des Refusés (Salone dei rifiutati) affinché fosse possibile esporre parallelamente anche le opere rifiutate. Tra queste la tela di Manet generò grande scandalo, non tanto per un cambiamento tecnico o formale (l’artista utilizza infatti ancora la prospettiva rinascimentale e la tela) quanto piuttosto del modo di rapportarsi alla pittura.
Leggi anche:
Impressionismo e avanguardie: a Palazzo Reale di Milano i capolavori del Philadelphia Museum of Art
L’opera è ambientata in una radura nei pressi della Senna raffigurata con grande attenzione alla componente naturalistica. Protagonisti del dipinto sono due uomini interamente vestiti – quello a destra probabilmente è il fratello dell’artista – e due donne: una sullo sfondo in abito bianco immersa nell’acqua che le arriva alle ginocchia e una seduta in primo piano vicino ad una natura morta. Fu proprio quest’ultima figura femminile a suscitare scandalo negli spettatori: la giovane è raffigurata completamente nuda e ci osserva accennando un sorriso.
Non fu tanto il nudo in sé a generare scalpore: la storia dell’arte fino a quel momento era già stata attraversata dallo studio e dalla rappresentazione di figure femminili nude, basti pensare all’Eva di Masaccio nella Cacciata dei progenitori dall’Eden, alla Nascita di Venere di Botticelli oppure a L’Amor sacro e l’Amor profano di Tiziano; la differenza tra queste opere citate e quella di Manet è che quest’ultimo raffigura una donna del proprio tempo, riprendendo quell’idea introdotta per la prima volta da Caravaggio: inserire all’interno dei dipinti personaggi del proprio tempo, in modo che l’arte attinga alla realtà e ci appaia vicina, tangibile.
Un tentativo, quello di Manet, di utilizzare un linguaggio nuovo e libero, lontano da quei codici accademici che ancora permeavano l’intera cultura artistica parigina.
Leggi anche:
«La colazione sull’erba» di Manet, manifesto della modernità
Altro esempio plastico della novità del linguaggio dell’artista è la famosissima Olympia, sempre del 1863: l’ispirazione viene sicuramente dai grandi maestri Giorgione e Tiziano, l’uno con la Venere dormiente realizzata tra il 1507-1510 circa e l’altro con la Venere di Urbino del 1538. Manet, nonostante la sua volontà di superare i codici accademici, prese spunto per i suoi lavori da diversi pittori della tradizione: ciò fu possibile anche grazie al fatto che Napoleone III ampliò la collezione del Museo del Louvre con opere di differenti periodi e provenienze; importanti per Manet furono le lezioni di Tiziano, Goya e Velazquez.
Anche nell’Olympia vi è la raffigurazione di un corpo nudo, nuovamente proveniente non dal classico o dalla mitologia ma dalla quotidianità: distesa su un letto coperto da lenzuola bianche, la figura femminile guarda verso di noi coprendosi le nudità con una mano. Diversi sono i simboli all’intero del dipinto che fanno evincere chi sia la ragazza: l’orchidea tra i capelli è un rimando alla sensualità, il gatto nero all’erotismo; viene dunque utilizzata una posa riservata nei secoli precedenti a divinità per una meretrice.
Una servitrice guarda la protagonista quasi confusamente, porgendole un mazzo di fiori, probabilmente il dono di un cliente; la prostituta, invece, osserva lo spettatore in maniera sfrontata e provocatrice.
Quello che si evince dalle pennellate di Manet è una ricerca di libertà, di evasione dai confini e della necessità di utilizzare un linguaggio nuovo che si evolverà prima con l’Impressionismo e poi per tutte le successive Avanguardie Storiche. Convenzionalmente l’inizio della Storia dell’Arte Contemporanea viene individuato proprio nel 1863: il modo con cui Manet comincia a raffigurare la realtà (e non più la finzione) porta a un cambio di rotta, ad un rifiuto dello stile diffuso nella comunità artistica.
Tutte le successive rivoluzioni artistiche partono quindi da qui, da La colazione sull’erba e dall’idea controcorrente di Édouard Manet.
Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!
Segui Frammenti Rivista anche su Facebook e Instagram, e iscriviti alla nostra newsletter!