Il fine settimana appena concluso a Como è stato denso di emozioni e sorprese durante i due appuntamenti della Notte dei Senza Dimora 2018 che ha visto grande partecipazione tra i cittadini, organizzata dalla Rete dei servizi per le gravi marginalità in due occasioni: il venerdì sera, al Teatro sociale, dedicato alla proiezione del film documentario Como Blues realizzato nel luglio scorso in collaborazione con l’agenzia fotografica Prospekt, e il sabato, dedicato ai ragazzi della scuola superiore, al Teatro Lucernetta.
Il fine settimana comasco appena concluso è stato dedicato alla lettura della città da un punto di vista inusuale, una città parallela che vive, e che spesso non viene considerato per quanto merita, sia dai singoli, che dalle amministrazioni.
Gli intenti delle due giornate sono la sensibilizzazione e prima ancora l’informazione, denuncia rispetto all’argomento delle persone che vivono in una condizione senza dimora. Un argomento tabù, uno di quegli argomenti che, per sentito dire, porta con sé storie tristi, poco interessanti ma che in realtà coinvolge persone di diverso genere, piene di sogni e che portano alle spalle le storie più diverse.
La risposta della città alla proiezione riempie la sala e l’interesse è acceso e intenso per tutta la serata.
Ogni storia merita di essere ascoltata perché compone l’ambiente in cui si trova, lo definisce e lo plasma, entra in contatto con la città e allo stesso tempo con un insieme di sogni e ideali personali.
Partire dal “non avere preconcetti” è la base, sottesa, del film documentario presentato per la prima volta durante la serata di venerdì al Teatro Sociale di Como. Il titolo è Como Blues, la regia è quella di Samuele Pellecchia, artista, fotografo e fondatore dell’agenzia Prospekt.
Alla base del docufilm c’è un’idea semplice: parlare della città, viverla, e raccontarla. Anzi, le storie diventano parte attiva della produzione: la troupe infatti è composta da alcuni senza dimora, oltre che dai componenti di Prospekt, e da musicisti comaschi. Un’esperienza di coinvolgimento e formazione che rendono il progetto unico nel suo genere. Questa partecipazione sta anche alla base delle idee del progetto e di quello di S-Convolgimenti sociali, promosso dalla Rete degli enti e servizi per le gravi marginalità.
Tutto, proprio tutto, fa parte della scena in Como Blues. La realtà è messa in scena, quella realtà che ci passa davanti agli occhi, oppure a cui possiamo prendere parte attivamente. L’importante è cantare e ballare a squarciagola tra un momento e l’altro. L’anima di Como Blues, tradotto in vita quotidiana, è essenzialmente questo: condivisione di un progetto.
Siamo soliti chiamarli clochard, barboni, homeless, senza tetto, vagabondi. La condizione di senza dimora diventa un modo di identificare un individuo dietro ad una condizione, temporanea o permanente. È un meccanismo che fermandosi alla superficie, non permette di conoscere.
Parlare dei senza dimora in una città come Como è parlare con persone che la città la vivono per strada ogni giorno, la vivono in ogni senso e declinazione. È dialogare con storie incredibili e anche con cittadini che, volontari, aiutano tutto l’anno chi ha gravi problemi.
L’occasione di vedere Como blues permette di farsi un’idea diversa, di farsi un’idea o magari di sconvolgerla ma di sicuro permette di scavare più in profondità.
Qui il trailer: