«Mentre allattavo il mio primo figlio, Pietro, la TV mi riversava addosso le immagini atroci della guerra nei Balcani. Violenza, stupri, morti, devastazioni: che contrasto con la mia felicità di madre! Allora decisi che avrei raccontato una grande storia d’amore, l’opposto di quegli orrori». Con queste parole, la scrittrice Margaret Mazzantini racconta la genesi di uno dei suoi romanzi più celebri, Venuto al mondo, che le è valso il Premio Campiello nel 2009. Un’opera che affonda le radici nella prima esperienza di maternità dell’autrice e che racconta la storia di una donna, Gemma, a cui invece un figlio è precluso da una sterilità del 97%. Per Gemma diventare madre è ben più di un semplice desiderio: è l’unico modo di legarsi in eterno al marito Diego, per il quale prova dal primo istante un amore profondo, viscerale. Da questo amore intrecciato al terrore di perdere Diego scaturisce il sogno di avere un figlio, l’unico possibile «lucchetto di carne» che possa unirli.
Mentre nella sua vita reale la maternità è stata un dono (per ben quattro volte), sulla pagina, Mazzantini la trasforma in una vera e propria ossessione. Tradizionalmente, un figlio viene visto come il coronamento dell’amore di una coppia; in Venuto al mondo, la sua ricerca spasmodica finisce per deteriorare il rapporto fra Gemma e Diego, spingendoli al limite e diventando, per ironia della sorte, il motivo per cui Gemma perderà per sempre il marito. Il loro universo entra in collisione con la Storia, quella con la S maiuscola, trascinando i due protagonisti nel fuoco della guerra nei Balcani. È il 1991, nella vicina Croazia esplodono già le granate ma a Sarajevo – città che ha fatto da sfondo al primo incontro di Gemma e Diego – la guerra sembra ancora qualcosa di distante, irreale. Qui i due protagonisti conoscono una giovane musicista, Aska, che si dice disposta a portare avanti la gravidanza per conto di Gemma – un’apparizione quasi ante litteram del delicato tema della gestazione per altri, che ai tempi della pubblicazione del romanzo non era ancora al centro del dibattito pubblico. Il bambino dovrà essere di Diego, e poco importa se non si potrà ricorrere all’inseminazione artificiale: accecata dalla brama di un figlio, Gemma accetta perfino che Diego si unisca ad Aska.