Sono gli anni ’50, il momento del Baby Boom negli Stati Uniti determina un’esplosione demografica e generazionale incentrata sul tormentone dei teenagers, ovvero una generazione che si lascia indietro i pesi e le responsabilità della Seconda Guerra Mondiale per affacciarsi a una vita nuova e promettente, fondata sullo sviluppo della tecnologia e dell’immagine audiovisiva. Si vive il presente in una febbricitante corsa verso il futuro, nasce una nuova società dei consumi molto più accessibile che entra nel quotidiano delle famiglie.
Parallelamente a questo fenomeno, gli anni ‘40-’50 rappresentano nel mondo dell’arte un deciso ritorno all’immagine e alla raffigurazione del reale, che si spiega come una reazione dell’emergente cultura popolare all’egemonia dell’arte astratta, fino a quel momento considerata elitaria, rivestita da un’aura di sacralità che nel tempo l’aveva resa ineffabile e irraggiungibile. Questo fenomeno si unisce inevitabilmente alla glorificazione del consumismo tipicamente “americano”, all’importanza dell’estetica e del glamour e all’ascesa della pubblicità come strumento economico plenipotenziario.
Just what is it that makes today’s homes so different, so appealing?, realizzato nel 1956 dall’inglese Richard Hamilton e oggi conservato presso il Kunsthalle Tübingen, in Germania, è letteralmente il manifesto di questo nuovo stile di vita. Nello stesso anno, infatti, diventa poster di This is Tomorrow, esposizione indipendente allestita presso la Whitechapel Art Gallery di Londra che racconta la nuova società del benessere e che segnerà poi la storica consacrazione della Pop Art.
La Pop Art si definisce, letteralmente, un’arte popolare, destinata al basso e che circola tra la gente, protagonista degli schermi in una società di consumo che fa del tempo libero, del divertimento e del comfort il suo nuovo mito. In un contesto del genere, l’arte diventa, quindi, oggetto di consumo, prodotto iconico, come dichiara lo stesso artista Richard Hamilton nel 1957:«Pop Art is popular, transient, expendable, lowcost, mass-produced, young, witty, sexy, gimmicky, glamorous, and big business».
Just what is it that makes today’s homes so different, so appealing? rappresenta l’interno di un appartamento con un realismo che possiamo quasi toccare con mano. La volontà di reintrodurre il reale nell’arte è così forte che l’opera consiste, in realtà, in un collage di elementi provenienti da diversi magazines americani, tra cui il celeberrimo Ladies Home Journal, tendenza raffigurativa proveniente dal movimento del Neo-Dada.
I due protagonisti della scena, un uomo e una donna, sono il body builder Irvin “Zabo” Koszewski (dalla rivista Tomorrow’s Man) e Jo Baer, giovane modella pin-up di riviste erotiche, simboli della nuova società delle icone fondata sul mito dell’eccesso, della fama e del nuovo desiderio della scalata verso il successo.
Elettrodomestici all’avanguardia, un televisore acceso che inquadra il volto di una giovane stella del cinema, prosciutto in busta di pronto consumo e il soffitto che mostra la superficie della luna sono una chiara evocazione dei nuovi miti del comfort domestico e del consumismo, mentre sullo sfondo, oltre il vetro della finestra, l’affiche cinematografica rimanda alla proiezione del primo film sonoro, Il cantante di jazz (1927), che sottolinea l’affermarsi di una cosiddetta cultura nel settore dello spettacolo e della musica.
Il nuovo modello della vita americana si racconta attraverso l’arte, avanguardia e kitsch si uniscono e si confondono in uno rocambolesco e ironico scontro tra anti accademismo e accademismo sintetizzato nella semplice espressione al centro: “POP”. Come disse il sociologo e filosofo canadese Marshall McLuhan con il suo emblematico pensiero «The Medium is the Message», l’immagine e la comunicazione diventano veri e propri protagonisti di un tempo fatto di icone note e dominato dai mass media e dal culto dell’apparire, mentre la dimensione letteraria della cultura viene classificata come “colta, di alto livello”.
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Interessante e puntuale.
grazie