Il 22 giugno la National Portrait Gallery di Londra è tornata ad accogliere i visitatori dopo tre anni di chiusura e la «riqualificazione più grande e completa della sua storia», come l’ha definita il direttore Nicholas Cullinan. Il progetto di ristrutturazione e riallestimento del museo, iniziato nel 2020 e denominato Inspiring people, è stato seguito dallo studio Jamie Fobert Architects in collaborazione con Purcell. Durante i lavori è stato necessario spostare più di un migliaio di opere e circa trecento sono state ospitate in altre gallerie e musei. Si è trattato del più significativo trasferimento di opere da quando la pinacoteca è stata svuotata durante la Seconda guerra mondiale, quando le sue collezioni furono inviate nel Buckinghamshire per essere messe in sicurezza.
Nonostante la chiusura, negli ultimi tre anni la galleria ha continuato la sua attività attraverso prestiti, collaborazioni e attività digitali che hanno consentito agli appassionati di continuare a fruire delle suo straordinario patrimonio artistico.
Istituita nel 1856, la National Portrait Gallery ospita una collezione unica di ritratti, sculture, fotografie e caricature di personaggi che hanno segnato la storia e la cultura britanniche dai Tudor fino a giorni nostri. I tre piani in cui si articola l’edificio ospitano opere di artisti come Joshua Reynolds, Hogarth, Holbein, John Everett Millais, Sargent, Richard Avedon, Warhol e Helmut Newton, solo per citare alcuni nomi.
L’idea di creare un luogo destinato ad accogliere un genere come il ritratto su tela, che iniziava a declinare per via dell’avvento della fotografia, fu di Philip Henry Stanhope, Thomas Babington Macaulay e Thomas Carlyle. Il progetto fu esposto alla Camera dei Comuni nel 1846, ma si dovette aspettare il consenso della regina Vittoria per dargli una forma concreta. Si decise che i ritratti da inserire nelle collezioni dovessero essere scelti in base allo status dei personaggi rappresentati e che nessuna opera dovesse essere acquisita se il personaggio era ancora vivente o morto da meno di dieci anni. Nel 1969 quest’ultima regola fu cambiata pertanto, oggi, nel museo si possono ammirare ritratti di persone ancora in vita.
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La National Portrait Gallery nacque come British Historical Portrait Gallery, e per i primi quarant’anni della sua vita fu trasferita varie volte prima di trovare la sua sede definitiva tra Orange Street e St. Martin’s Place, accanto alla National Gallery. L’architetto incaricato del progetto fu Ewan Christian, che creò un edificio costituito da tre strutture collegate, rivestite in pietra di Portland e in stile rinascimentale fiorentino. Per la facciata dell’ingresso Christian si ispirò a quella dell’oratorio di Santo Spirito a Bologna.
Già nei primi anni del Novecento l’edificio progettato da Christian si dimostrò sottodimensionato per ospitare la crescente collezione, i progetti per un ampliamento però si bloccarono con lo scoppio della Prima guerra mondiale. Nel 1924 il patrimonio di opere in possesso della pinacoteca londinese era ormai raddoppiato, per cui si decise di costruire una nuova ala, la Duveen Wing, alta tre piani, che tra gli anni Settanta e Novanta venne interamente trasformata per ospitare mostre temporanee. Nel frattempo furono acquisiti nuovi edifici in Orange Street per ospitare gli archivi, la biblioteca e la collezione fotografica, anch’essa in continua espansione.
Tra le novità che accoglieranno i visitatori dopo le ultime ristrutturazioni vi saranno: un nuovo ingresso sulla facciata Nord dell’edificio, una completa riesposizione della collezione permanente, gallerie espositive ristrutturate, una nuova area didattica con attività educative per visitatori di tutte le età e nuovi spazi di accoglienza.
La riapertura sarà accompagnata da una serie di eventi e mostre. Si è partiti il 22 giugno con la rassegna che esplora la vita e la carriera della fotografa Yevonde, considerata una pioniera nell’uso del colore in fotografia negli anni Trenta: Yevonde, Life and colour (22 giugno – 15 ottobre). Ha aperto invece i battenti il 28 giugno la mostra Paul McCartney photographs 1963-64: Eyes of the storm (28 giugno – 1 ottobre), una collezione di foto inedite scattate dall’ex Beatle negli anni in cui il gruppo di Liverpool, da band più famosa in Gran Bretagna, diventò un fenomeno culturale internazionale.
Tra novembre 2023 e gennaio 2024 sarà la volta di Drawing from Life (2 novembre – 21 gennaio 2024), una raccolta di ritratti intimi realizzati da David Hockney negli ultimi sessant’anni.
La primavera del 2024 invece si aprirà con la mostra Francesca Woodman and Julia Margaret Cameron: portraits to dream in ( 21 marzo -30 giugno), che metterà a confronto le vite di queste due grandi fotografe e la loro visione della fotografia come spazio onirico. Il titolo della mostra fa riferimento al fatto che i ritratti delle due artiste non sono concepiti come una rappresentazione mimetica del soggetto ma coniugano i concetti di immaginazione, simbolismo, bellezza, trasformazione e racconto. La raccolta di opere inserita nella mostra inoltre propone una nuova prospettiva da cui guardare non solo alle due artiste, ma anche alle tecniche fotografiche del Ventesimo e Ventunesimo secolo.
Sabrina Mattioli
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