Ci siamo. È quasi la fine dei giochi, i candidati si preparano alla sfida e veleni, tensioni e stoccate infiammano il clima pre-ballottaggio. Da un lato c’è Virginia Raggi, la bella avvocatessa del Movimento 5 stelle portabandiera di una rinnovata speranza per Roma; dall’altra Roberto Giachetti, l’inseguitore, colui che scopre ogni carta per tentare la remuntada targata Partito Democratico.
C’è chi li ha immaginati come amanti clandestini, nemici agli occhi di elettori e telecamere ma segretamente sospiranti nei momenti strappati alla politica. Ma Bobo e Virginia non potrebbero essere più distanti, divisi su tutto, persino sui gusti letterari. Amazon.it si è divertita a pubblicare la lista di letture dei due sfidanti alla poltrona più alta di Palazzo Senatorio, svelando come il classicone di Antoine de Saint-Exupéry Il Piccolo Principe figuri in cima alle scelte della Raggi, di contro alla Provincia dell’uomo di Elias Canetti scelto dall’esponente del Pd amante dello scooter. E ancora il malinconico Giro di giostra di Terzani per Giachetti, mentre la giovane grillina inserisce I re di Roma di Lirio Abbate e Marco Lillo che, per uno strano caso del destino, è autore del pezzo di ieri su il Fatto Quotidiano che rivela l’omessa comunicazione della Raggi dei rapporti di consulenza con la Asl di Civitavecchia.
Al di là delle curiosità volte a rendere più “umano” il volto dei candidati, c’è da dire che per giorni i due si sono sfidati a colpi di attacchi, punzecchiature e nasi in casa altrui. I programmi, però, sono un’altra cosa. Dall’emergenza rifiuti al problema mobilità, dai campi rom al debito del Comune, passando per le Olimpiadi che sembrano essere diventate il leitmotiv del ballottaggio romano. Ma che peso ha, in tutto ciò, la cultura? C’è spazio per essa nelle idee di miss Raggi e Bobogiac? Quali proposte si avanzano per risollevare Roma dal paradossale pantano archeologico-paesaggistico in cui versa da anni?
Se ne parla poco, forse perché il romano è comprensibilmente frustrato da una qualità della vita decisamente bassa per non dire pessima. Eppure la Capitale conta 237 istituti d’arte e d’antichità, con 147 musei, 14 spazi espositivi e 40 aree archeologiche. Il settore culturale romano incide inoltre per il 7,6% sul totale del comparto economico provinciale e genera quasi dieci milioni di euro l’anno. Cose che a volte sembrano sfuggire di mente all’amministrazione, giacché l’opera d’arte contemporanea di William Kentridge Trionfi e lamenti rischiava di essere coperta dai gazebo di paccottiglia sulle banchine del Tevere.
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I due aspiranti sindaco sembrano però avere le idee chiare, con buone intenzioni almeno nelle premesse. Innanzitutto i nomi degli assessori, rivelati tra vagheggiamenti e attese in tempi diversi; per la Raggi (dopo il no di Tomaso Montanari) c’è Luca Bergamo, direttore generale di Zone Attive, inventore del festival Enzimi e ora segretario di Culture Action Europe dopo aver recuperato al pubblico il Mattatoio di Testaccio. Giachetti punta invece su Marino Sinibaldi, il corteggiatissimo direttore di Radio 3 che disse no a Ignazio Marino. Lo storico conduttore di Fahrenheit ha dalla sua una pluriennale esperienza nel “settore”, culminata recentemente nella nomina a presidente del Teatro di Roma e coronata dal successo della manifestazione Libri Come da lui ideata.
Entrando nel vivo delle proposte per far ripartire la macchina turistico-culturale di Roma, i candidati sindaco dedicano estensione diversa alle loro idee. Roberto Giachetti, dopo una premessa altisonante sulla storia e la bellezza della Capitale, spiega in 4 pagine le iniziative del suo “cantiere”, esposte in 15 punti con effettiva chiarezza. Si comincia con l’idea di razionalizzare gli enti partecipati – da Zetema al Palaexpo – accentrando, in sostanza, la gestione degli spazi espositivi e museali che fanno capo al Campidoglio. Il rilancio del Teatro dell’Opera, dell’Accademia di Santa Cecilia e dell’Auditorium si affiancheranno alla maggior sinergia del MACRO e del MAXXI, mentre il Teatro Valle, occupato da due anni, sarà trasformato nel Teatro del contemporaneo, «casa per le nuove opere teatrali, musicali e di danza». Presa in considerazione anche la questione dei teatri di cintura e dei cinema che in questi anni hanno chiuso i battenti. Per la loro gestione e rinascita il candidato dem punta a coinvolgere imprese e associazioni, convertendo inoltre alcune sale in spazi di fruizione culturale impedendo – programma alla mano – che si trasformino in supermercati. Il recente riconoscimento dell’Unesco a Roma Città del Cinema fa ripensare a Giachetti l’ufficio cinema del Comune con conseguente snellimento dei processi burocratici per ottenere i permessi a girare. «Il tutto con una maggiore sinergia tra Ufficio Cinema, Lazio Film Commission e Roma Film Fest».
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Occhi puntati poi alla cultura della Roma classica, con la volontà di rendere il Parco dell’Appia Antica il parco archeologico più grande al mondo, coniugando a ogni livello creatività contemporanea e valorizzazione del passato; ecco allora la messa in scena delle tragedie greche al Colosseo, la scultura contemporanea presso le Terme di Diocleziano, e la recente iniziativa Par tibi, Roma, nihil al Palatino. Segue l’ingresso in città del modello Birmingham, ossia quell’arts champions per cui ogni realtà culturale, sostenuta con finanziamenti pubblici, dovrà adottare a rotazione per due anni una zona della città unendo così centro e periferia. E ancora: volontà di incentivare la produzione culturale e artistica attraverso la “casa degli artisti e degli scienziati”, necessità di portare in ogni municipio un’orchestra giovanile e trasformarla in una banda di quartiere, lancio di musei all’avanguardia con un grande piano di ammodernamento.
Spazio inoltre alle biblioteche, luoghi di sapere e arricchimento pronti a divenire spazi ad “alta densità educativa”, in cui poter frequentare corsi e attività di formazione. Rientra in quest’ambito il rilancio della Casa delle Letterature, mentre strettamente connesso all’universo lettura sono le manifestazioni Più libri Più Liberi, Libri Come e Letterature Festival Internazionale di Roma, da sostenere e incentivare anche per trasformare Roma in Capitale dell’editoria. Giachetti pensa poi a un “municipio della cultura” sulla scia dell’esempio europeo che ogni anno prevede una capitale della cultura, e punta a rianimare l’interesse dei cittadini per i luoghi d’arte mediante la creazione di una tessera annuale per i musei in comune e la rimodulazione dei prezzi dei biglietti con sconti nelle ore serali.
Grande attenzione, infine, alla creatività romana già esistente. Per renderla nota e competitiva il candidato del Pd prospetta la realizzazione di un portale internet della cultura, dove artisti, creativi e videomaker racconteranno e promuoveranno la Capitale davanti al mondo. «Per prendere idee e offrire le nostre».
E Virginia Raggi cosa propone? L’avvocato a 5 stelle parla di cultura, arte e sport nei famosi “11 passi per Roma”, presentando un programma decisamente più snello rispetto a quello dell’avversario. 4 sono le linee d’azione e 3 le priorità; si parte con la sensibilizzazione della cittadinanza alle tematiche e alle problematiche legate alla conoscenza e alla tutela del patrimonio storico, artistico e paesaggistico al fine di formare «un cittadino consapevole». Per far ciò sarà necessario coinvolgere le istituzioni (biblioteche e musei) negli spazi e nel personale, oltre a svolgere una capillare opera di informazione sui territori municipali e nelle scuole. Prevista inoltre la mappatura dei luoghi abbandonati al fine di portarli a nuova vita e la costituzione di un “tavolo cultura” periodico tra i direttori di musei, soprintendenze e teatri per coordinare gli interventi da mettere in atto per Roma. Per la Raggi è fondamentale «Promuovere e supportare la conoscenza, la salvaguardia, la tutela e la promozione delle preesistenze storiche e culturali di ogni quartiere perché esse stimolino nel cittadino il senso di appartenenza e la vocazione turistica dei luoghi in cui esse sono conservate». Importante inoltre «individuare i luoghi e gli immobili inutilizzati di proprietà del Comune per creare, con adeguata riqualificazione, degli spazi di incontro e di creazione artistica» ed evitare infine l’uso privatistico dei luoghi della Cultura. In linea con il dogma del Movimento occorre eliminare infatti la gestione delle istituzioni culturali orientata a logiche di profitto e mercificazione della cultura.
I due candidati si sfideranno domani al ballottaggio; ci si augura che chiunque sarà eletto dedichi a Roma e al suo patrimonio culturale tutta l’attenzione che merita.
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