Ragazzo italiano (acquista) è il nuovo libro di Gian Arturo Ferrari, edito da Feltrinelli, in gara per il Premio Strega 2020. L’autore non è propriamente uno scrittore di professione, o almeno, non lo è stato fino ad ora. Perché la professione che lo ha accompagnato per tutta la vita è stata quella di editore. Dunque si tratta di un autore che è cresciuto, più che scrivendo libri, leggendoli e valutandoli.
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Questa premessa è importante per capire il senso del romanzo, perché ci troviamo davanti ad uno scrittore che ha ancora tutto da raccontare della propria vita. E questa pienezza ancora inespressa, questo vaso che ancora non è stato scoperchiato, trova uno sfogo già a partire dalla strutturazione del romanzo. Infatti, l’opera è divisa in tre fasi: il bambino, il ragazzino e il ragazzo. E, come si potrà facilmente intuire, l’oggetto centrale di tutta la narrazione è la vita di una persona, che si dispiega in tre età: l’infanzia, la giovinezza e l’età adulta.
L’identità di questa persona sembra facilmente attribuibile all’autore stesso, quasi fosse un’opera autobiografica. A riprova evidentemente di ciò che si diceva precedentemente.
Il bambino
Il piccolo Ninni, protagonista di Ragazzo italiano, è un bambino figlio del Dopoguerra italiano, di quell’epoca di rinascita dalle tenebre della storia precedente del Paese. Di per sé è un bambino come tanti altri, che vede la propria vita svolgersi in due contesti geografici diversi. Da una parte ci sono le campagne dell’Emilia, dove la nonna del ragazzo possiede degli appezzamenti di terra, e dove lui passa i mesi estivi. E poi vi è il contesto urbano, quello di un paese della provincia lombarda, della città di Zenegate, dove invece passa i mesi di scuola.
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Dunque la sua vita si divide tra due realtà ben diverse dell’Italia del Dopoguerra. C’è la realtà industriale lombarda in ripresa dopo il conflitto, che si impone nella scena del Paese come mezzo del futuro boom economico, contro invece quella realtà rurale della campagna che piano piano giunge al suo inesorabile tramonto.
Con questa ambientazione che per tutto il romanzo cerca di non fare soltanto da sfondo alle vicende, ma di esserne parte integrante, la vita di Ninni si scontra. Uno scontro che però non è vano, anzi, forse è anche in un certo modo edificante, perché gli insegna la vita mostrandogliela per opposti, tra gioie e dolori, tra sofferenze e felicità.
E in questo senso si scontrano l’amore della nonna, che lo accetta in tutto e per tutto, anche di fronte alla sue difficoltà personali, come quella del tartagliare, e il padre che, proprio per questa particolarità, prova nei suoi confronti una certa dose di insofferenza, quasi avesse una sorta di consapevolezza di avere un figlio difettoso. Proprio questa ambivalenza di rapporti tra il padre e la nonna sembra ricalcare il passaggio dal vecchio mondo rurale a quello nuovo industriale. Dove insomma l’efficienza ha preminenza su tutto, anche sull’amore filiale, e dove quindi qualsiasi difetto è visto come intralcio alla rinascita del Paese.
Questo passaggio d’epoca però non è completamente chiaro. Perché è come se la guerra avesse chiuso la bocca alle persone, infatti l’autore dice: «si tace su tutto, si sa ma non si parla». In questo silenzio, però, Ninni non riesce a capire l’evoluzione del cambiamento della sua epoca, non riesce a capire il perché della differenza dei rapporti che ha coi vari personaggi della sua vita. Ed è così che quindi quest’incomprensione fa scaturire un profondo dolore.
Il ragazzino e il ragazzo
Il capitolo del ragazzino si apre con un nuovo sconvolgimento della vita di Ninni. Subentra infatti un nuovo luogo: Milano. Una città che si presenta subito per la sua ostilità, per la sua forte opposizione a quel mondo rurale che il ragazzino amava tanto. E la vita, che ora, nonostante le ristrettezze economiche della famiglia, si riempie di nuovi oggetti, nuovi elettrodomestici, nuove tecnologie, dai colori sgargianti e da funzionalità tutte nuove, cambia radicalmente. Ma è un cambiamento che porta Ninni a vedere la propria esistenza riempita di cose molto spesso inutili, e in un contesto urbano come quello milanese che si immerge e si impregna nella tetraggine della sua caratteristica nebbia.
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Intanto la vita e il tempo scorrono inesorabili e Ninni piano piano riesce a conquistarsi uno spazio in questo mondo in evoluzione. Passa dalle scuole medie al liceo, fino agli anni dell’università. Ma siamo anche nel pieno degli anni ’60. Epoca dove gli ardori giovanili si esprimono in tutta la loro pienezza, proprio perché frutto dell’incomprensione del proprio ruolo nella società. Allora anche Ninni capisce che per trovare quel ruolo, per trovare significato in quel contesto, deve combattere. Insomma combattere per la propria identità. E lo fa, insieme a tutta la propria generazione, per arrivare alla fine a comprendere che l’unico modo per trovare una propria identità è seguire semplicemente i vari step della vita.
«Ragazzo italiano»: perché leggerlo?
Ragazzo italiano non ha in sé scene eclatanti e si potrebbe, dire in questo senso, che non ha dietro una trama che voglia raccontare una storia particolare. Perché la storia di vita di Ninni potrebbe essere la storia di vita di qualsiasi altro ragazzo della sua epoca.
Ma il punto è proprio questo. Ninni è forse il mezzo che utilizza l’autore per raccontarci un’epoca che chi non l’ha vissuta non può capire e il fulcro, e forse anche il protagonista, è proprio il tempo storico.
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