Un evento sold-out che conta poco più di un centinaio di persone, una sala sopra il teatro e un piccolo palco illuminato con luci forse provenienti dagli addobbi di Natale. Così si presenta a Brescia, Radical Face, nelle uniche date italiane di questo tour dopo l’uscita dell’album The Family Tree – The Leaves.
In questa data è sorto un inconveniente tecnico per il quale una parte della strumentazione non era disponibile per la serata. Si presume fossero principalmente effetti per completare le sonorità presenti nelle canzoni, idea supportata dal fatto che lui abbia introdotto il concerto come «una improvvisazione in chiave acustica a causa degli imprevisti tecnici».
Una piccola menzione deve essere fatta alla piccola esibizione di tre canzoni che ha preceduto lo show di Radical Face, da parte di un duo chiamato The Little Books. Uno dei componenti è, tra l’altro, il tastierista/batterista della band di Ben Cooper, il quale però sta portando avanti progetti personali e li presenta all’apertura del concerto. Tipiche sonorità, ritmi del folk americano, due voci che si armonizzano e danzano continuamente, senza essere troppo sofisticate ma perfettamente precise ed equilibrate.
Quando Ben Cooper sale sul palco subito si capisce che la quarta parete tra lui e il pubblico non è mai esista, tanto che per tutto il concerto non ha mai smesso di ridere e scherzare con la band e tutti i presenti. Poche sono state le canzoni suonate dall’ultimo album, mentre sono state fatte quasi tutte le canzoni di The Family Tree – The Roots, disco del 2011 dal con il quale è cominciata la saga degli album marchiati The Family Tree. Il pubblico si è rivelato entusiasta nel sentire canzoni che già conosceva e la stessa band, probabilmente, ha ripiegato per la maggiore su quel repertorio in quanto molto più acustico di quello dell’ultimo album (a causa della precedentemente citata rottura di parte della strumentazione). Tra le più famose suonate, si possono citare The Dead Waltz, Ghost Towns, The Moon is Down e Always Gold. Invece, dall’album Ghost del 2007, sono state suonate la celebre Wrapped in the Piano String, Along the Road e la famosissima Welcome Home, Son.
Una serata divertente, spensierata e leggera, nonostante le canzoni suonate dolcemente senza plettro ma solo con le dita, nonostante la mancanza di effetti, non è mancato nulla che non fosse essenziale (ad eccezione di molti cori che, nonostante i membri della band sapessero cantare, dote dimostrata in altre occasioni, non sono stati fatti e avrebbero rappresentato un elemento di completezza). Un finale a sorpresa è stato fatto con l’esecuzione di una cover, un pezzo tratto dal cartone animato di Robin Hood, dove i membri della band sono letteralmente schizzati in giro per la sala ballando e suonando le percussioni.
Ben Cooper si sta rivelando una persona davvero ispirata in questo periodo, pubblicando 4 dischi in 5 anni, una macchina cantautorale di tutto rispetto nel panorama indie/folk. Sicuramente, dopo tutti questi dischi, si prenderà una meritata pausa anche se ha dichiarato in esclusiva di avere 6 nuovi pezzi pronti, che usciranno a partire da settembre, nuovamente sotto il nome di Electric President.
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