L’uomo nell’occhio del ciclone. Nel 2022 scatena una guerra in piena regola contro l’Ucraina, portando la tensione mondiale ai massimi dalla Guerra Fredda, sino ai più oscuri timori di un conflitto nucleare. Ma questa guerra, apparsa agli occhi del mondo solo dopo i fatti recenti, ha in realtà radici lontane e profonde. Come lontane e profonde, talvolta torbide, sono le radici negli anni Novanta del potere di Vladimir Putin.
La sua fama politica è nata e sta continuando a sopravvivere imperniandosi sulla difesa di terre incluse o gravitanti intorno all’ex Unione Sovietica. Terre che hanno consentito a Putin, già in passato con i conflitti in Caucaso di dimostrare fermezza e decisione nel mantenere il pugno di ferro. Il potere pressocché assoluto del nuovo “zar” al quale stiamo assistendo affonda le radici nei complessi anni Novanta quando, in seguito al tracollo dell’URSS, uomini nuovi immaginavano la nuova Russia.
Il periodo nell’ombra: l’uomo dei servizi, tra Germania e Russia
La salita al potere di Vladimir Putin, attuale presidente della Federazione Russa, è avvenuta grazie ai rapporti da lui intrecciati negli anni. Rapporti che gli anno permesso di passare dai servizi segreti sovietici del KGB al mondo istituzionale e burocratico prima e politico poi. Per ricostruirli è necessario ripartire proprio da quell’esperienza negli apparati di sicurezza dell’ex URSS.
Ben 16 anni di attività nel ruolo di funzionario legano Putin al mondo dell’intelligence. Nel 1975 si laurea alla Statale di San Pietroburgo e pian piano scala le gerarchie del KGB fino al grado di tenente colonnello. Un grado che Putin lascerà proprio a inizio anni Novanta, per avvicinarsi alla politica. Ma il suo carisma si era palesato già durante quegli incarichi per i servizi, svolti per la maggior parte non in Russia, ma in Germania, nell’ex Repubblica Democratica Tedesca, operando prima per la Stasi (il servizio informazioni tedesco dell’Est) poi direttamente per il KGB, incaricato di mantenere le comunicazioni scritte con Mosca.