Per chi non conoscesse i Public Service Broadcasting, immaginatevi Alberto Angela con la colonna sonora degli Chic. Il duo musicale londinese, formato in origine da J. Willgoose, Esq. e da Wrigglesworth, e da poco diventato un trio con l’arrivo di JFAbraham, ha uno stile fra i più innovativi nel panorama dell’indie rock europeo, e mischia sonorità che spaziano dal rock all’elettronica, sostenendole con sezioni ritmate dal sapore dance-funk o cullandole in un’atmosfera più ambient, a seconda dei pezzi.
Ma la vera peculiarità dei Public Service Broadcasting è appunto quella di unire la musica con la storia. I loro primi due dischi infatti, (Inform-Educate-Entertain, uscito nel 2013 e The Race for Space, uscito nel 2015) fanno ballare mentre narrano alcuni tra gli eventi storici che hanno segnato il ventesimo secolo.
Inform-Educate-Entertain è un viaggio fra traguardi dell’umanità di vario genere. Dall’invenzione dello Spitfire, l’aereo da combattimento eroe della Battle of Britain che a suon di mitragliate ha respinto i caccia della Luftwaffe lontano dai cieli d’Inghilterra, alla scalata del monte Everest, impresa titanica compiuta per la prima volta dal neozelandese Edmund Hillary e dallo sherpa Tenzing Norgay. Altri prima di loro avevano tentato di raggiungerne la cima, tra cui George Mallory, che perse la vita sul monte più alto del mondo mentre tentava la scalata col compagno Andrew Irvine. La canzone Everest si conclude proprio con la famosa citazione di Mallory, riguardo al perché volesse scalare la montagna: «Because it is there».
The Race For Space invece è un concept album che ha come tema la conquista dello spazio, vista da entrambe le parti che più hanno contribuito a questo vero e proprio mito: gli USA e l’Unione Sovietica. L’album si apre con un discorso di J.F.K. dal titolo We choose to go to the Moon, per poi passare in rassegna le pietre miliari dell’avventura spaziale: il primo satellite nello spazio (lo Sputnik), il primo cosmonauta (Yuri Gagarin), la prima camminata spaziale, la prima donna nello spazio, il celebre allunaggio di Apollo 11. Ma c’è spazio anche per Fire in the cockpit, un elogio alla prima missione Apollo, datata 1967 e finita purtroppo in tragedia.
Un’altra prerogativa dei Public Service Broadcasting è l’assenza di un cantante. Come ben sapranno i loro fan infatti, per raccontare queste imprese avvincenti il gruppo londinese si avvale di alcune voci narranti. Fondamentale è la collaborazione del British Film Institute, da cui possono attingere, per esempio, per campionare pezzi di documentari, interviste o discorsi registrati da mixare nelle loro canzoni. Il tutto avvolge i brani in un’affascinante atmosfera di fattualità, che li colloca in un limbo tra l’arte e l’educazione.
In questi giorni la band ha rilasciato un nuovo singolo, dal titolo Progress, un anticipo di quello che sarà il loro album, di cui ancora non si sa quasi nulla. Non ci vorrà molto perché vi entri nelle orecchie per non uscirne più, anche perché è il primo singolo da sempre che si avvale di una collaborazione con una cantante, in particolare Tracyanne Campbell dei Camera Obscura. Il brano, come da titolo, è un vero e proprio inno al progresso, con tanto di atto di fede sotto forma di ritornello: «I believe, I believe in progress, in progress».
Riguardo al nuovo brano e alla loro musica in generale J. Wilgoose ha detto: «Credo che qualcuno pensi – sbagliando, secondo me – che quello che facciamo c’entri con la nostalgia, quando invece per me si tratta di rendere omaggio alle conquiste, all’innovazione e alla resilienza degli esseri umani, anche di fronte alle avversità. Questa canzone è un tentativo di dirlo in maniera più esplicita, soprattutto oggi che ci troviamo di fronte a certi elementi regressivi che sembrano determinati a riportarci a una sorta di alcionio 1950 che non è mai esistito davvero. Il progresso trionferà. Deve trionfare».