Gyula Halász (1899-1984), noto con lo pseudonimo di Brassaï, è uno dei fotografi più celebri del secolo scorso. Nato a Braşov, nell’ex-Transilvania, si trasferisce a soli tre anni nell’arrondissement di Montparnasse a Parigi, dove vive con la famiglia. Studia Belle Arti a Budapest, poi nel 1920 il soggiorno a Berlino, ma il ritorno all’amata Parigi nel 1924 è inevitabile. Nella capitale francese viene a contatto con grandi figure dell’arte del primo Novecento, come Jacques Prévert, Herny Miller, Henri Matisse, Salvador Dalì e Pablo Picasso. Proprio con quest’ultimo instaura una grande amicizia, tanto che negli anni Trenta il pittore chiede a Brassaï di fotografare le sue sculture inedite. Brassaï ama disegnare, ma è la fotografia l’arte che lo soddisfa di più: Henry Miller recensisce molto positivamente la prima celebre raccolta fotografica dell’amico, Paris de nuit (1933), che viene definita dallo scrittore «l’occhio di Parigi».
É infatti proprio la magica atmosfera parigina a ispirare i capolavori dell’artista, che ritrae principalmente scene quotidiane, scatti rubati alla strada, alla città così come la si vive ogni giorno. O meglio, ogni notte, dato che molte delle sue fotografie sono scattate dopo il tramonto, spesso sotto la pioggia o mentre la città è avvolta dalla nebbia. Brassaï infatti ha affermato che «se tutto può diventare banale, tutto può ridiventare meraviglioso. A Parigi ero alla ricerca della poesia della nebbia che trasforma le cose, della poesia della notte che trasforma la città, della poesia del tempo che trasforma gli esseri». Così, oltre a essere un esempio di grande abilità, le opere di Brassaï rappresentano una precisa epoca, immortalando, da un punto di vista tutto nuovo, una Parigi per certi versi sconosciuta e misteriosa.
Dagli anni Quaranta le celebri opere del fotografo ungherese sono esposte in vari musei di tutto il mondo, e, in particolare, al Museum of Modern Art di New York. L’Italia ne ospitò alcune – 260 in tutto – a Milano, presso Palazzo Morando, dal 20 marzo al 28 giugno 2015 in una mostra intitolata Pour l’amour de Paris. L’esposizione è stata ideata nel 2013 per il Comune di Parigi da Philippe Ribeyrolles, nipote di Brassaï e gestore del suo archivio (Estate Brassaï).
Le foto raccolte per questa occasione mostrano la Parigi della Belle Époque, in scatti in bianco e nero che riportano indietro lo spettatore nei luoghi più particolari – o a volte semplicemente più comuni, ma illuminati da una nuova luce – della città: le strade, i parchi, i bordelli, il circo, il mercato, la macelleria, i monumenti più celebri, i muri ricoperti da graffiti, Notre-Dame, la Tour Eiffel, le chiatte sulla Senna, i lunapark, i cimiteri. Niente viene escluso negli scatti di Brassaï: possiamo ammirare bambini che giocano, anziani, coppie di innamorati al chiaro di luna, prostitute per la strada, bianchi e neri, cani e gatti, poveri e ricchi, personaggi celebri e uomini sconosciuti. Vediamo una coppia che si bacia su un’altalena; una donna che indossa decine di gioielli chiamata Mome Bijou (chiara fonte di ispirazione per la Madame Bijioux del film Titanic); le ragazze del bordello “Chez Susy” con i loro fianchi nudi e ampi; l’Opéra e le signore imbellettate; poi le scalinate simmetriche di Montmartre, le sedie coperte di neve del Jardin du Luxembourg, la statua di Diana nel Jardin des Tuileries. Nessun dettaglio, neanche il più banale, sfugge all’obiettivo di Brassaï.
Le uniche luci che illuminano questa vasta gamma di soggetti sono quelle dei lampioni o della luna, solo in alcuni casi quella del sole. Le foto sono quindi oscure, misteriose, fatte di chiari e scuri in netto contrasto che rendono le immagini ancora più vive. Spesso Brassaï gioca con i riflessi negli specchi, con gli sguardi diretti dei soggetti verso la macchina fotografica, con i nudi velati e mai volgari. A chi guarda le foto viene data la sensazione di percorrere con lui una Parigi tutta da svelare.
La mostra venne divisa in sezioni dove furono riassunte le varie fasi dell’esperienza parigina di Brassaï, sottolineando il forte legame tra il fotografo e la sua città, continua fonte di ispirazione per i suoi lavori. Se Parigi ha già di per sé un grande fascino, Brassaï è stato in grado di trovare e immortalare tutti quegli scorci che rendono la capitale francese una delle città più magiche al mondo.
Brassaï. Pour l’amour de Paris
a cura di Agnès de Gouvion Saint Cyr
Palazzo Morando
via Sant’Andrea 6, Milano
20 marzo – 28 giugno 2015