Quello che è e quello che gli piace: questi i soggetti dell’opera del fotografo Robert Mapplethorpe. Patti Smith, Andy Warhol, Amanda Lear sono i suoi ritratti di celebrità. La sottocultura omosessuale di New York è materia prima dei suoi ritratti sadomaso, che si accompagnano a studi di nudo maschile e femminile, come quelli della famosa culturista Lisa Lyon.
Nato “storto”
Robert Mapplethorpe era ossessionato dalla pornografia già quando, sedicenne, camminava in Times Square rimuginando di rubare quei giornaletti gay che «erano sigillati, il che li rendeva anche più sexy; perché non li potevi vedere». La marihuana, l’LSD, la speed-ball consumano i suoi anni giovanili, burrascosi nella cornice delle rivolte studentesche, della liberazione dei costumi, della guerra del Vietnam.
Si invaghisce della giovane ragazzina spiantata che era Patti Smith negli anni Sessanta, e vive con lei un periodo focoso al Chelsea Hotel, soffocando i primi sentori della sua tendenza omosessuale. Quando da giovane andava a toccare i pezzi della collezione fotografica del MOMA, sentiva che la fotografia «è tutta questione di luce».
L’amore che fa carriera
A Robert un posto nel mondo lo regalano i suoi amori. Con David Crowland è la sua prima relazione seria omosessuale, è lui a presentarlo al suo benefattore John McKendry, curatore della sezione fotografica del MOMA. Ma è come amante di Sam Wagstaff che Mapplethorpe sbanca. Sam gli apre le porte della buona società e gli offre la tranquillità della stabilità economica. Staranno insieme fino alla morte, di AIDS, di Sam.
Serie spinte
Soggetti sadomaso e ritratti omoerotici si esibiscono sfacciatamente nella sua serie Portfolio X. La pornografia entra nell’arte, senza filtri. I contenuti erotici scottano, inequivocabili: domina su tutti un autoritratto di spalle, con la frusta inserita nell’ano. Pratiche erotiche estreme impegnano i soggetti delle sue opere, spesso coppie autentiche della scena S&M gay di New York. First-fucking e bondage passano dall’indicibile al rappresentabile.
I modelli più gettonati sono le celebrità del mercato della pornografia omosessuale, i neri in primo piano. Le pose statuarie si dibattono tra quelle sessualmente spinte, in un faccia a faccia con esiti estremi. Sovversivo, Mapplethorpe non piace ai critici più tradizionali e al pubblico benpensante.
Un unico fil rouge
Evidenti doppi sensi sono da rintracciare anche nelle serie dedicate ai fiori. Foto zoomate in primi piani su quelli che, spesso sfugge, sono gli organi sessuali delle piante. Anche in questo caso la fotografia è severa e non si risparmiano i dettagli.
«L’operazione che sta dietro al mondo figurativo e all’imagerie di Robert Mapplethorpe è piuttosto trasparente: trasporre soggetti omoerotici nel territorio eletto e squisitamente formale della classicità, usare la natura morta come un genere allusivo, e infine fare del nudo – indifferentemente maschile o femminile – una forma di studio botanico» (Adriano Altamira)
Controversie su opere controverse
I contenuti spinti delle sue opere fanno scattare una controversia sul National Endowment for the Arts (Sovvenzione nazionale per le arti). Oggetto della questione è il finanziamento pubblico per opere provocatorie, quando non inappellabilmente pornografiche.
La morte
Robert Mapplethorpe muore di AIDS il 9 marzo 1989. La Fondazione Robert Mapplethorpe gestisce i suoi lasciti per promuovere la fotografia e la lotta contro l’AIDS.
«Ci salutammo e lasciai la stanza. Qualcosa mi spinse a tornare indietro. Era scivolato in un sonno leggero. Restai a guardarlo. Così sereno, come un bambino vecchissimo» (Patti Smith)