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Pompei: la capitale del sesso del mondo romano

Eros senza inibizioni. Il concetto di osceno sembrava non esistere e anzi, a Pompei il sesso era al centro della vita della città.

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Amplessi, threesome, falli e molti altri motivi sessualmente espliciti la fanno da padrone nelle sculture e nelle pitture parietali rinvenute a Pompei durante la campagna di scavi archeologici iniziati nel XVII secolo. Considerati scabrosi, i reperti erano stati inizialmente archiviati in magazzini, lontani dagli occhi dei visitatori, che per molto tempo non hanno avuto la possibilità di cogliere un aspetto molto importante della città di Pompei: il fatto che la sua economia si basasse per buona parte sul sesso.

La città, infatti, predisposta ad accogliere forestieri provenienti da ogni parte del Mediterraneo, oltre che alle classiche taverne e locande dove marinai e mercanti potevano trovare ristoro, non mancava di luoghi predisposti al sollazzo del corpo: oltre alle terme, gli scavi archeologici hanno infatti rinvenuto più di trenta bordelli, alcuni molto modesti, collocati ai piani alti delle case popolari, altri invece appositamente pensati e costruiti per queste attività, i cosiddetti lupanari

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Si trattava di vere e proprie case di appuntamenti, dove prostitute perlopiù greche e orientali ricevevano i clienti nelle cellae meretricae, sulle cui pareti sono state rinvenute molte iscrizioni graffite sia dagli avventori che dalle ragazze stesse. La prostituzione, che costituiva una fetta consistente dell’economia di Pompei, non veniva praticata solo nelle case chiuse ma anche in molte case private e alle terme, dove peraltro sono stati trovati affreschi a tema sessuale, sulla cui funzione gli studiosi hanno avanzato varie teorie.

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Uno dei temi più ricorrenti è quello del fallo, simbolo di fertilità e di buona fortuna, spesso rappresentato vicino alle fontane o agli abbeveratoi pubblici o appeso nella sua versione scultorea, decorato con campanelle, fuori dalle case in funzione apotropaica.

Molto importante è stato il ritrovamento del cosiddetto affresco di Priapo, una delle divinità legate al mondo dell’eros, dall’iconografia inconfondibile: tratto caratteristico del dio è infatti il pene in erezione. La più famosa rappresentazione del dio è quella rinvenuta nella casa dei Vetii. 

Tutto ciò non deve stupire: il sesso, componente estremamente importante della vita e dell’economia della città di Pompei, veniva vissuto senza problemi, come d’altra parte avveniva in tutto il mondo romano, e scene e rappresentazioni sessualmente esplicite erano all’ordine del giorno, vista anche la funzione propiziatoria che ricoprivano nell’intrigante mondo della superstizione latina.

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Giulia Malighetti

23 anni, laureata a pieni voti in Lettere Classiche alla Statale di Milano, amante della grecità antica e moderna spera, un giorno, di poter coronare il suo sogno e di vivere in terra ellenica.

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