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Un altro libertino come Pier Vittorio Tondelli

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Era un intellettuale che scriveva della quotidianità giovanile, era un cattolico che scriveva di droghe e sesso, amava la provincia italiana ma fu uno dei primi a vivere la globalizzazione, spostandosi tra Correggio, Milano, Londra, Amsterdam, Berlino. Era Pier Vittorio Tondelli, uno dei primi scrittori italiani postmoderni.

Il suo romanzo Altri libertini è considerato il manifesto giovanile degli anni Ottanta, opera pubblicata da Feltrinelli, processato per “atti di oscenità” trasformando il libro in un caso letterario. Esibiva un linguaggio volgare, fatto di bestemmie e violenza, un audace ritratto della periferia bolognese.

Fu Tondelli stesso a proporre il manoscritto alla casa editrice Feltrinelli, nel 1978, quando era solo uno studente del DAMS di Bologna. L’editor, Aldo Tagliaferri, è entusiasta, vede del potenziale ma così com’è non è pubblicabile. Tondelli ci pensa. E comincia a scrivere, a riscrivere.

Molto spesso non siamo affatto noi a scegliere le nostre letture, i nostri dischi o i nostri amori, ma sono gli accadimenti stessi che vengono a noi in un particolare momento, e quello sarà l’attimo perfetto, facilissimo e inevitabile: sentiremo un richiamo e non potremo far altro che obbedire.

Leo, l’alter ego di Pier Vittorio Tondelli

Pier Vittorio Tondelli nasce a Correggio nel 1955, in una famiglia cattolica, scopre in lui un’anima da scrittore che riuscirà a coltivare soltanto allontanandosi dalla provincia, quando nel ’77 si iscrive al DAMS di Bologna. La città scotta, Tondelli si scontra con Umberto Eco, uno dei suoi professori, frequenta i collettivi universitari, ascolta De Gregori e Guccini. La lotta politica non lo interessa, ma la lotta sociale… eccome.

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L’amore, l’amicizia, la solitudine, fatta di sesso, droga, musica e viaggi. Tutto ciò contro cui ti scontri a vent’anni, l’istinto. E Tondelli era un isolato, non un grande rivoluzionario, ma sapeva raccontare la sua generazione senza distacco, mani e corpo ci viveva dentro.

Il suo ultimo romanzo, pubblicato un anno prima della sua morte, nel 1989, è Camere separate.

Lo scrittore non ha più vent’anni, si è affermato nel campo della letteratura e la sua è una maturità adulta. Sono pagine di malinconia in cui Leo, il protagonista di Camere separate, dice addio a Thomas, il suo amore che soffre di una malattia mortale (di cui non conosciamo il nome).

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Leo riflette: sulla sua infanzia, la religione, la sua omosessualità, il mestiere dello scrittore, un solitario viaggio interiore per elaborare il lutto in arrivo. 

pier vittorio tondelli camere separate

Non fa alcun cenno all’AIDS, ma possiamo intuire che è questo il male senza nome che affligge Thomas.

Nella fine degli anni Ottanta si assiste alla drammatica esplosione della malattia, nessuno sa come curarla, come pensarla, e intanto miete vittime. Associata alla comunità gay, o al mondo dei drogati, viene vista come una punizione, la malattia dovuta a una vita immorale.

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E lui stesso ne soffre, quando verso la fine dell’estate del 1990 Tondelli fu ricoverato all’ospedale di Reggio Emilia, affetto da AIDS, la notizia non fu divulgata. 

Le opere tondelliane, però, non si sono concluse lì. Nei suoi libri e nei suoi racconti bisogna andare alla ricerca di quel senso di solitudine positiva, quel trasporto che precede il genio, per lasciarsi cullare. E travolgere.

 


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Serena Votano

Serena Votano, classe 1996. Fingo di essere una scrittrice, un’editor e una giornalista, in realtà sono solo una lettrice compulsiva in overdose da JD Salinger, Raymond Carver e Richard Yates.

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