Siate sinceri: in percentuale, quante delle nostre lettrici alla domanda «Ti masturbi regolarmente?» potrebbero rispondere di sì, senza alcun tipo di remora e in totale armonia con la propria mente? Se volete un indizio, sappiate che circa il 15% delle donne intervistate da uno studio svedese nel 2016 ha negato di aver mai praticato masturbazione.
Arrivati qui, qualcuno potrebbe inneggiare alla tanto agognata parità tra sessi, mettendone in bella mostra un qualche baluardo che, per quanto lustrato a dovere, apparirebbe sempre opaco. L’esistenza di siti come OMGYes, sorta di introduzione alla scoperta – e all’uso – della propria sessualità, non può che essere una conferma.
Donne e masturbazione: l’unico tabù nell’era d’oro del porno
Basta andare su Google e digitare le parole giuste per rendersi conto dell’aura di mistero che avvolge la masturbazione femminile. Il web pullula infatti di guide e tutte sembrano trasmettere lo stesso sentimento di spaesamento di fronte al tema. Spaesamento edulcorato, però, da una forte speranza, espressa più o meno platealmente all’interno di elenchi su elenchi a testimonianza del beneficio che questa pratica porta con sé, per molti individui di sesso femminile definito ancora “promiscuo” e vergognoso.
Il fatto è che di sesso se ne parla molto, tanto, e la nostra quotidianità viaggia sullo stesso binario della pornografia. A tal punto che Maureen O’ Connor, giornalista per il New York Magazine, ha definito il nostro tempo «L’epoca d’oro della creatività sessuale», dove «se esiste una cosa, ne esiste anche la versione porno e le persone la proveranno». Allora perché non riusciamo a fare chiarezza morale su tutto ciò che ruota attorno a quel grumo di carne rosa, che si aggira per il mondo con tanto di zanne ed è capace di addentare il pene di ogni uomo che le si avvicini? Come risolvere il mistero di questo mostro chiamato “vagina”?
Masturbazione femminile: una questione storica
Storicamente l’autoerotismo maschile è più che legittimato e, anzi, visto come una tappa obbligata al fine di una corretta crescita personale. Basti pensare al secolo scorso, dove era il padre ad occuparsi dell’educazione sentimentale del fanciullo: quando arrivava il momento, il figlio veniva condotto in qualche casa chiusa o da qualche professionista che fosse in grado di “svezzarlo” all’età adulta.
Ancora oggi, per la donna la sessualità è invece subordinata al desiderio maschile, del quale la partner deve incarnare tutte le caratteristiche, prevederne le mosse e prepararsi a dovere. Perché – si sa – l’uomo ha delle necessità che la donna non ha, o non ha quanto il compagno; per lei, l’autoerotismo è (al massimo) un modo per scrollarsi di dosso lo stress dei periodi difficili o colmare un desiderio sessuale non soddisfabile in nessun altro modo. Tanto per tradurre: non ci sono uomini disponibili nelle vicinanze, questa sera.
Ci chiama(va)no ninfomani
Che dire, poi, dell’utilizzo odierno del termine “ninfomane”? Coniato nel 1771 dal medico francese J.J. de Bienville per indicare l’aumento morboso del desiderio sessuale della donna, è stato catalogato come perversione, poi come “patologia sessuale femminile”. Infine, nel 1995, è stato tolto dal Manuale diagnostico dei disturbi mentali, entrando a far parte di un’ancor più ampia categoria, quella dell’ipersessualità, che riguarda entrambi i sessi. Eppure basta farsi un giro nei pub la sera e ascoltare i discorsi di compagnie maschili per rendersi conto che, nell’esagerato immaginario comune, una partner che esprima più desiderio del proprio uomo è da additare come “infoiata”, ingestibile. Il tutto, sia ben chiaro, con tanto di sorrisino compiaciuto.
La masturbazione per le donne è un apprendistato continuo verso la conoscenza di se stessi
Una differenza tra i sessi, effettivamente, c’è, ma è di tipo puramente anatomico: l’organo sessuale maschile è esterno, visibile, e c’è dunque un contatto più immediato e diretto. In una donna il sesso è invece all’interno e, per questo motivo, meno stimolato. Se poi volessimo tornare al punto di partenza, potremmo asserire che il concetto della masturbazione corre dalla parte opposta rispetto a quello della procreazione, delle quali le donne sono in qualche modo responsabili.
«Il sesso non è un istinto ma un apprendistato continuo che comincia da se stessi, perché noi ci facciamo meno paura. L’autoerotismo permette di imparare a conoscere le proprie reazioni, di abituarsi all’eccitazione, al piacere e all’orgasmo» afferma Philippe Brenot, psichiatra e antropologo, direttore del dipartimento di Sessuologia all’Università di Paris Descartes e autore, insieme a Laetitia Coryn, di Sex Story. Al suo appello fa eco anche quello di Mireille Dubois-Chevalier, sessuologa collaboratrice di Elle, che sottolinea quanto, a volte, l’autoerotismo sia una soluzione, soprattutto per tutte le donne con forti inibizioni: passare attraverso questo gesto intimo aiuta a ritrovare una buona sessualità: «Se non riescono a entrare in contatto con se stesse, in coppia risulta ancora più complicato», chiosa.
E con citazioni del genere potremmo continuare per un’altra ora buona. Il punto, però, è semplice: è giunto il momento che le donne si distacchino dal pensiero maschilista, legato ad una società patriarcale e subìto per secoli, per cui il piacere della donna deve necessariamente passare attraverso lo strumento-uomo, assoluto regolatore della sessualità mondiale. Ben lontane da farne una questione femminista prendete uno specchio, esploratevi, giocate con il vostro corpo. E se proprio non riuscite a pensarla al singolare, ricordatevi che il primo passo per un rapporto sessuale soddisfacente è conoscere e compiacere noi stessi. Tanto quanto gli altri. Il resto, possiamo assicurare, verrà da sé.
Immagine in copertina: wellme.it
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